Si intitola “Trésors coupables”, tesori colpevoli, ed è la mostra con la quale il Musée d’Histoire de Marseille intende fare una vera e propria opera di sensibilizzazione e di educazione civica alla cura e alla salvaguardia del patrimonio.
I “tesori colpevoli” infatti sono tali perché frutto di scavi clandestini, spesso e volentieri fatti a partire dall’utilizzo scellerato del metal detector. Il sottotitolo della mostra non lascia adito a dubbi: “pillages archéologiques en France et dans le bassin mediterranéen“, dove pillage vuol dire, senza mezzi termini, saccheggio. E non c’è termine migliore per definire lo scavo clandestino e il traffico illecito di beni culturali: un saccheggio del nostro patrimonio culturale.
Il testo che segue è la traduzione dal francese del comunicato stampa pubblicato dal Musée d’Histoire de Marseille.
Trésors Coupables. Il perché di una mostra
Se oggi l’archeologia genera scoperte ampliamente pubblicizzate dai media e rinnova costantemente le nostre conoscenze storiche, essa è allo stesso tempo vittima della fascinazione che suscita. Tutti gli anni, infrangendo il Codice del Patromonio che regola la pratica dell’archeologia in Francia, trafficanti e collezionisti sottraggono diversi milioni di beni culturali – dalla preistoria all’età contemporanea – a detrimento della conoscenza e dell’appartenenza al nostro patrimonio comune.
Queste ricerche e commerci d’oggetti estratti dal suolo e sott’acqua sono dei reati, dei delitti contro il patrimonio e sono tutto l’opposto di ciò che l’archeologia è. Perché quest’ultima, “scienza del passato”, non è la mera ricerca di oggetti nel sottosuolo o sott’acqua, ma è la ricerca del sapere rivelato con lo scopo di condividerlo in maniera disinteressata con quanti più possibile. Il saccheggio è la depredazione illegale di oggetti, per il godimento privato di un soggetto a danno del sapere collettivo. I musei francesi da diversi anni realizzano mostre per sensibilizzare sul tema: la mostra-dossier « Sculptures antiques de Libye et de Syrie. Lutter contre le trafic illicite de biens culturels », al Louvre nel 2021 ; « Passé volé » al Musée d’Archéologie nationale e « Trésors du fond des mers, un patrimoine archéologique en danger » ancora in corso al Musée départemental Arles antique.
La mostra di Marsiglia ha l’ambizione di sensibilizzare il più vasto pubblico relativamente all’ampiezza di questo fenomeno. Forte della collaborazione delle istituzioni francesi in materia di beni culturali, di ricerca archeologica (INRAP) e di sicurezza, la mostra durerà 11 mesi, si rivolgerà principalmente ai cittadini e sarà inserita nei programmi scolastici, perché l’educazione al patrimonio deve iniziare sin dalla più tenera età. Un’educazione al patrimonio che deve far capire che non esiste ricerca archeologica fai-da-te, e che faccia intendere che il saccheggio archeologico non è soltanto il traffico illecito organizzato internazionale: esso spesso ha origine dal banale gesto di raccogliere un oggetto dal suolo o sottoterra senza preoccuparsi del fatto che questa sia un’azione illegale.
La mostra si rivolge dunque a tutta la popolazione e intende mostrare le buone pratiche da adottare.
Personalmente, se da una parte mi sento di dire “mal comune mezzo gaudio“, nel constatare che anche i nostri colleghi d’Oltralpe hanno il nostro medesimo problema con i tombaroli (che loro chiamano détectoristes, in quanto detentori di metal detector), dall’altro mi ha incuriosito la modalità utilizzata per parlare di questo tema: il disegno di un metal detector che sta intercettando un oggetto in bronzo sulla locandina della mostra parla non soltanto ai trafficanti di reperti archeologici né ai loro scagnozzi che materialmente eseguono gli scavi clandestini: ma si rivolge potenzialmente a tutti coloro che pensano che sia un simpatico passatempo andare in campagna la domenica sperando di trovare monete antiche. Ben diverso dal messaggio passato qualche anno fa in Italia dal Servizio Pubblico al TG2 che ho ampiamente commentato qui (e che è diventato un testo abbastanza noto sui forum dei praticanti di metal detector in Italia).
Lo scopo della mostra di Marsiglia alla fine non è molto diverso da quello del Museo dell’Arte Salvata di Roma: entrambi i casi si configurano non come esposizioni di archeologia, ma come occasioni di educazione civica, per riflettere sull’importanza di difendere il patrimonio culturale da parte dei cittadini stessi.