L’Archivio Fotografico di Ostia antica. 110 anni, ma non li dimostra

Ho la fortunata opportunità di coprire la responsabilità dell’Archivio Fotografico di Ostia antica. Una responsabilità notevole, considerato l’ingente patrimonio che esso custodisce. Un patrimonio fatto di fotografie d’epoca, di immagini che hanno fatto la storia degli Scavi di Ostia. Un patrimonio che ho illustrato al pubblico durante la Settimana dei Musei 2019.

Storia dell’archivio fotografico di Ostia antica

La storia dell’archivio fotografico di Ostia antica va di pari passo con la storia degli scavi di Ostia.

dante vaglieri
Prof. Dante Vaglieri (1910) / Ufficio Scavi di Ostia Antica, diapositiva b/n alla gelatina (credits: Censimento.fotografia.italia)

Nel 1908 Dante Vaglieri, direttore degli scavi fino al 1913, anno della sua morte, consapevole dell’ormai fondamentale importanza di accompagnare gli scavi – meglio gli sterri – archeologici con un’adeguata documentazione, decide di dotare Ostia di un Gabinetto fotografico. Le macchine fotografiche sono quelle tipo “campagnola” Folding:  vere e proprie valigette di legno, sistemate su cavalletto, alle quali veniva applicato da un lato l’obiettivo fotografico, dall’altro la lastra di vetro che lo scatto avrebbe dovuto impressionare. Poiché l’obiettivo non aveva zoom, ma era fisso, la macchina era concepita con un sistema a soffietto che permetteva di avvicinare o allontanare il soggetto dalla lente dell’obiettivo.

Le macchine dell’archivio fotografico di Ostia antica ancora in possesso dell’archivio potevano realizzare lastre formato 13×18 e 18×24. Ma altri formati furono realizzati nel corso dei decenni. Del resto le macchine “da campagna” a lastre di vetro furono utilizzate fino agli anni ’60, quando ormai, invece, si era diffusa la pellicola ed era quindi cambiato il modo di fotografare.

macchina fotografica folding
Macchina fotografica Folding in dotazione al Gabinetto Fotografico di Ostia antica

Cosa fotografavano i fotografi di Vaglieri (tra cui bisogna considerare anche un personaggio del calibro di Italo Gismondi)?

I filoni fotografici seguiti nei primi anni sono molteplici: il progredire degli scavi, i restauri in corso d’opera, la vita di cantiere, i grandi ritrovamenti. Proprio tra i grandi ritrovamenti va ricordato il primo: la statua di Sabina in veste di Cerere, che fu rinvenuta già nel 1909 nella palestra delle Terme di Nettuno; sappiamo che le fu scattata una bella foto – su lastra di vetro – e che essa fu inviata al direttore alle Antichità da Vaglieri stesso, il quale, pregiandosi di inviare notizia di sì gran ritrovamento, dimostrava che valeva la pena di portare avanti gli scavi, auspicando così sempre nuovi finanziamenti.

vittoria alata ostia antica
La Vittoria alata rinvenuta presso Porta Romana nel 1910. Archivio fotografico Ostia antica. Pubblicato in P. Olivanti 2014 (v. bibliografia)

Un altro importante rinvenimento, che fu documentato fotograficamente, fu la statua della Vittoria Alata: emersa dalla terra presso la Porta romana nel corso degli scavi, fece subito notizia ed ebbe grande risonanza negli anni a venire, tanto che la sua immagine fu usata sui manifesti che promuovevano la linea ferroviaria Roma-Lido, realizzata nel 1924, e fu riadattata sulle lunette delle finestre del Palazzo del Municipio di Ostia, visibili ancora oggi.

Nel 1913 la vita di Dante Vaglieri si spense. Il funerale si svolse all’interno degli Scavi, la processione funebre partì dal Capitolium e attraversò gli Scavi per arrivare alla chiesetta di Sant’Ercolano, dove fu tumulato. L’archivio storico di Ostia antica conserva le foto che furono scattate in quella triste occasione. Si coglie ancora tutta la commozione, il silenzio durante la processione.

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Il funerale di Dante Vaglieri, 14 dicembre 1913. Negativo alla gelatina su lastra di vetro. Archivio fotografico di Ostia antica, pubblicato in P. Olivanti 2014 (v. bibliografia)

Le foto che illustrano scene di cantiere sono eccezionali. Alcune mostrano gli operai in posa, una pausa dal lavoro di sterro, il cappello o la coppola ben calcati in testa, la pala saldamente tenuta in mano, il sorriso abbozzato. Altre mostrano momenti di lavoro da far rabbrividire chi oggi si occupa di sicurezza sul lavoro. Siamo, del resto, negli anni in cui a New York Lewis Hine fotografa gli operai sospesi in aria per la costruzione dell’Empire State Building. Che sarà stato mai, dunque, reinnalzare una colonna o rimontare tronconi di murature crollati usando le nude mani per tirare le funi?

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Operai al lavoro sul cantiere di scavo davanti al teatro, 1911. Si noti la ferrovia Decauville. Archivio Fotografico di Ostia antica, fonte: P. Olivanti 2014 (v. bibliografia)

La documentazione del lavoro di cantiere passa anche per la documentazione dei binari della ferrovia Decauville: una ferrovia realizzata apposta per trasportare velocemente le carriole colme della terra dello scavo; un sistema meccanizzato in cui si velocizzava il lavoro di cantiere, da documentare con orgoglio. Siamo in anni in cui lo scavo archeologico è concepito come sterro, come rimozione di ingenti quantitativi di terra per far emergere strutture, edifici ed oggetti di pregio. Non esiste ancora l’idea di stratigrafia archeologica e di contesto, su cui si basa il moderno metodo archeologico.

Il Fondo Raissa Calza: un archivio fotografico nell’Archivio Fotografico

Un armadio all’interno dell’Archivio Fotografico del Parco Archeologico di Ostia antica contiene un patrimonio importantissimo di fotografie: sono state scattate per la maggior parte da Raissa Calza, archeologa ed ex-moglie di Giorgio De Chirico, negli anni tra il 1938 e il 1942, ovvero durante la grande stagione degli sterri ostiensi realizzata in vista dell’Esposizione Universale del 1942.

Raissa Calza segue e documenta gli scavi in un periodo di convulse attività di scavo, in più segue negli anni seguenti la necessaria attività di inventariazione e catalogazione dei tantissimi reperti rinvenuti, in particolare di statuaria. Raissa scheda tantissimo materiale, che documenta fotograficamente. Le sue fotografie oggi sono un patrimonio importantissimo per ricostruire la storia degli scavi di Ostia.

A Raissa Calza il Parco archeologico di Ostia antica ha dedicato una giornata in ricordo nel novembre del 2019. Qui ti propongo la presentazione del mio intervento, dedicata proprio al Fondo Raissa Calza, custodito oggi come allora in un piccolo armadio di legno:

Perché è importante l’archivio fotografico di Ostia antica

Un archivio è una fonte preziosa di informazioni. Un archivio fotografico completa lo studio del passato e anzi getta nuova luce su alcune dinamiche che potrebbero altrimenti sfuggire. L’archivio fotografico di Ostia antica è fondamentale per chi voglia approcciare allo studio di un monumento, o di un settore della città antica, partendo dalla storia del suo rinvenimento, dei suoi restauri, di tutto ciò che può essere utile ad avere una visione completa dell’argomento del nostro interesse.

In più, è una fonte infinita di informazioni e di curiosità che si possono scoprire anche solo scorrendo velocemente i cartoni contenuti nei raccoglitori a consultazione libera dell’archivio. Per esempio, lo sapevate che nel 1929 ci fu a Ostia una nevicata pari a quella del 2018? Una foto ritrae gli operai, rigorosamente vestiti in camicia nera, che spalano sorridenti la neve lungo il Decumano. Sempre restando in epoca fascista, sapevate che in visita agli Scavi venne persino il Duce?

Confrontare foto di uno stesso soggetto, ad esempio il Capitolium, scattate a distanza di anni (ad esempio il 1914 e il 1925) può far rendere conto di quanto nel frattempo erano andati avanti gli scavi e si era proseguito con i restauri. Una foto storica può essere interrogata in mille modi differenti: darà sempre una risposta entusiasmante.

archivio fotografico ostia antica
Il Capitolium di Ostia nel 1914 e nel 1925: analizzando le due foto storiche si può vedere come nel corso degli anni erano andati avanti i lavori di scavo e restauro nel foro

Ringraziamenti

Devo tantissimo, anzi tutto, alle spiegazioni di Elvira Angeloni, che mi ha preceduto alla guida dell’Archivio fotografico di Ostia antica, e alle chiacchierate con Paola Olivanti, memoria storica di Ostia e con Jane Shepherd, memoria storica dell’archivio fotografico di Ostia, oggi all’ICCD. Da pochissimi mesi ho l’opportunità di occuparmi di un vero tesoro, un patrimonio documentario dal valore inestimabile.

Ciò che ho scritto qui è solo una minima parte di ciò che ho imparato in questi pochi mesi in archivio. E siccome credo fortemente nella condivisione (altrimenti non avrei un blog di archeologia), ho approfittato della Settimana dei Musei appena passata per organizzare delle visite guidate per il pubblico all’archivio fotografico. Ritengo che sia importante parlare di quanto di bello e di buono abbiamo in consegna. È il nostro patrimonio. È il patrimonio di tutti.

marina lo blundo ostia antica
Durante la visita guidata all’Archivio Fotografico di Ostia antica

Bibliografia e sitografia

Il contributo più completo, dal quale ho preso spunto per questo post è E. Angeloni, P. Olivanti, J. Shepherd, F. Aramini, G. Leone, Con l’occhio dell’Archeologo: la fotografia a Ostia negli anni di Vaglieri, “Bollettino di archeologia online”, V, 2014/2, pp. 65-76 

Altro contributo, per conoscere meglio la figura di Dante Vaglieri è P. Olivanti, “Con abnegazione, amore ed intelligenza” Dante Vaglieri ad Ostia antica (1908-1913), “Bollettino di archeologia online”, V, 2014/2, pp. 35-46

Un’altra fonte importante è il Censimento della Fotografia, a cura dell’ICCD, relativamente all’archivio fotografico di Ostia antica

Per prendere contatto con l’archivio fotografico di Ostia si può consultare direttamente il sito web del Parco archeologico di Ostia antica

6 pensieri su “L’Archivio Fotografico di Ostia antica. 110 anni, ma non li dimostra

  1. Grazie dell’ illuminante spiegazione. l’Archivio è aperto al pubblico per consultazione? Sto studiando un acquerello a china di Duilio Cambellotti che ritrae gli sterratori che innalzano la Vittoria alata scavata nel 1924. Vorrei verificare se tra le foto dell’archivio ci fosse un’immagine che possa avere ispirato l’artista, impegnato all’epoca a ritrarre gli operai e i contadini delle bonifiche pontine e ostiensi. cordiali saluti

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