26 febbraio 2018, il giorno che tutti ricorderanno per Burian, la temibile perturbazione che si è abbattuta sull’Italia, oppure per #neveaRoma, l’hashtag che ha invaso le bacheche di tutti i social possibili e immaginabili, per me sarà il giorno in cui ho visto la neve a Ostia antica.
Che lavorare ad Ostia antica per me sia un privilegio, l’ho già detto in passato. Oggi il privilegio è stato quello di poter calcare, nel giorno di chiusura del Parco, il basolato innevato come spettatrice pressoché unica. Se Ostia è un luogo magnifico tutti i giorni dell’anno, oggi essere qui è addirittura magico.

La neve a Ostia antica
Partendo dal Capitolium e dal Foro, punto nevralgico della città, scendiamo lungo il decumano massimo e imbocchiamo la via a sud, lungo la quale sorgono i grandi magazzini in laterizi, gli Horrea Epagathiana. Questi, destinati probabilmente allo stivaggio delle merci di lusso, risalgono ad epoca antonina (145-150 d.C.). Pur essendo edifici funzionali, questi horrea sono abbelliti da un ingresso monumentalizzato, con la porta sormontata da un frontoncino e un’iscrizione che riporta il nome dell’edificio.

Attraversate le Terme di Buticosus arriviamo alla Domus di Amore e Psiche, una casa tardoantica nota per la statua di Amore e Psiche fanciulli che si scambiano un tenero bacio. La domus ha bellissimi pavimenti in opus sectile, lastrine marmoree che disegnano eleganti geometrie. Ma oggi sono coperte dalla neve.

Da qui torniamo su via della Foce. La statua in nudità eroica di Gaio Cartilio Poplicola, personaggio pubblico di Ostia del I secolo a.C., secondo me patisce particolarmente il freddo oggi lì in cima alla scalinata del Tempio di Ercole.

Tornati sul Decumano, dal pronao sopraelevato del Tempio Rotondo si gode di una bellissima vista sul Capitolium e sul foro innevati. In età severiana, quando fu costruito, non era così: il tempio rotondo aveva davanti a sé una piazza quadrangolare chiusa, cosicché appariva un santuario a sé stante. Inoltre in direzione del foro sorgeva la Basilica, della quale oggi rimane a malapena il basamento e poco altro, modificando totalmente la percezione degli spazi che abbiamo noi.

Saliamo sul belvedere del Caseggiato di Diana, punto di vista panoramico dal quale si gode la vista su ampia parte della città. L’edificio che attira di più l’attenzione è però, ancora una volta, il grande Capitolium, su alto podio, di cui si conserva bene l’elevato in laterizi.

Procediamo poi verso il teatro, uno dei luoghi più noti e più frequentati oggi di Ostia antica. La cavea è completamente innevata, così come l’antistante Piazzale delle Corporazioni e il tempio di Cerere, posto nel mezzo.

Col passare delle ore, il basolato delle strade pian piano riemerge, complice il sole, dalla coltre di neve. Lungo la Semita dei cippi, la strada che da Porta Laurentina arrivava fin sul Tevere, con andamento N/S, è una delle prime a iniziare a disgelarsi.

Infine, nel Mulino del Silvano, così chiamato perché nei pressi si trova un piccolo luogo di culto dedicato al dio Silvano, il colore nero della pietra lavica di cui sono fatte le macine per la farina e per impastare il pane contrasta con il bianco della neve.

Un paesaggio archeologico inedito, per me una novità assoluta. Un’esperienza bellissima, che ancora una volta mi fa riflettere su quanto siano strettamente legati il valore paesaggistico con quello archeologico.
Finalmente un articolo sulla nevicata romana degno di essere letto e conservato…
Come sempre brava!
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Grazie! E diamo spazio a luoghi altrettanto suggestivi, ma con meno visibilità!
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Splendide foto e splendido post, complimenti! 🙂
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Grazie mille! Splendido il luogo, sia quand’è coperto di neve che in qualunque altro momento dell’anno 🙂
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Grazie a te per la risposta! Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido film: https://wwayne.wordpress.com/2016/08/02/un-film-che-ti-entra-dentro/. Vederlo mi ha reso una persona migliore. L’hai già visto?
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