Avete presente quei colloqui in cui vi chiedono “Dove ti vedi tra 20 anni?“
Ecco, se me l’avessero chiesto 20 anni fa, adolescente, ma già consapevole che avrei studiato archeologia all’università, non avrei mai potuto pensare di poter dire “A fare il funzionario archeologo a Ostia antica“, anche perché non sapevo cosa fosse un funzionario archeologo, a 16 anni (ma avevo visitato Ostia, grazie alla lungimiranza della mia carissima prof. di Storia dell’Arte del Liceo, archeologa di formazione, ovviamente).
Ma anche se me l’avessero chiesto nel 2000, all’atto dell’immatricolazione, avrei risposto così: era tutto così nebuloso, all’epoca, neanche sapevo cosa fa di mestiere, nella realtà dei fatti, un archeologo. E anche se me l’avessero chiesto nel 2006, quando mi sono laureata, mai avrei potuto immaginare che 12 anni dopo sarei approdata a Ostia antica, nella veste di funzionario archeologo.
Nel 2010 il concorso per assistenti alla vigilanza indetto su base regionale dal MiBACT mi portò al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, come molti di voi lettori sa. Sono stati 7 anni importanti, intensi, fatti di gioie, di dolori, del tentativo di fare qualcosa in più della semplice vigilanza. E qualcosa in questi anni, insieme alle altre colleghe neoassunte con me e dopo di me si è fatto: l’archeodidattica per le scuole, la comunicazione 2.0 e social: sono state iniziative alle quali sono contenta di aver preso parte e di aver dato il mio contributo. Mi piace dire che abbiamo fatto piccole grandi cose per avvicinare il pubblico reale e virtuale al museo e nel nostro piccolo penso che ci siamo riuscite.

Sperando che le belle cose messe in piedi al MAF possano durare il più a lungo possibile, un bel momento però ho dovuto staccare il cordone ombelicale.
Ed eccomi qui, in un b&b a Ostia antica, al termine di uno dei primi giorni di lavoro come funzionario archeologo al Parco Archeologico di Ostia antica. Parco di recente costituzione (istituito dall’art. 6, comma 1, lettera b) del D.M. 23 gennaio 2016, n. 44), parco che necessitava di funzionari archeologi cui due nuove assunzioni (io e la mia collega Cristina Genovese fresche di nomina) daranno un po’ di respiro. Un Istituto carico di problematiche (nel senso stimolante e positivo del termine) e di possibilità. Per questo sono contenta di questa nomina. Nomina che considero un privilegio.

Sì, un privilegio, non una fortuna. Mi trovo qui, come a suo tempo entrai a lavorare al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, non perché sono stata fortunata, ma perché ho vinto un concorso pubblico, insieme a molti altri vincitori di concorso pubblico. Non ho vinto il concorso perché sono fortunata, ma perché, come gli altri vincitori, evidentemente è stato giudicato che lo meritassi. Detto questo, vivo questa nomina come un privilegio. Sono chiamata a tutelare il nostro Patrimonio, a lavorare per la sua valorizzazione. Dette così sembrano parole vuote, ma non lo sono. E so per certo che la quasi totalità dei vincitori del concorso la pensa come me sull’argomento. Anche perché altrimenti non avremmo perseverato tanto.
In un’Italia che sembra andare alla deriva per quanto riguarda il senso civico e l’identità culturale, la consapevolezza del ruolo che io e gli altri 128 vincitori del concorso (più gli idonei, più i vincitori e gli idonei degli altri profili) è tanto più forte.
Non so ancora quali saranno i miei compiti specifici. Ma il Parco di Ostia antica ha sia competenze relative alla valorizzazione (le aree di Ostia, di Portus e di Isola sacra) che alla tutela (ha competenze su un territorio ristretto, ma prezioso, intorno ad Ostia antica e Portus). Sarà senz’altro una palestra dura, ma so che mi riserverà delle soddisfazioni e spero di poter essere all’altezza della situazione. Solo il tempo potrà giudicare. E niente in archeologia è tanto prezioso e giudice imparziale come il tempo.
In bocca al lupo a me e a tutti i vincitori. E buon Natale.
Te lo meriti…
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Complimenti!
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Grazie Laura!
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