Ogni anno a dicembre c’è la possibilità di tirare le somme del proprio account instagram attraverso la funzionalità Bestnine. In cosa consiste?
Cos’è Bestnine
Il sito 2017bestinine.com consente di calcolare la top 9 delle proprie foto su instagram relative all’anno in corso. Ogni anno approfitto di questo sito per vedere tutte insieme le foto del mio account che hanno avuto più successo, quelle più apprezzate dagli utenti di instagram, quelle che hanno avuto gli hashtag più azzeccati. La bestnine consente di capire in un attimo cosa è piaciuto di più, di valutare se il gusto degli utenti di instagram equivale al nostro, di capire come e dove dobbiamo migliorare.
Perché dedicare un post di un archeoblog ad una funzionalità di instagram?

Beh, perché immaginiamo che #2017bestnine non si rivolga solo al narcisismo dei singoli instagramers, ma che si possa rivelare uno strumento utile anche ai musei, per capire cosa è stato apprezzato di più dagli utenti e cosa si può fare per migliorare ancora, e ancora, e ancora nel modo di porre l’immagine del museo sul social che fa dell’immagine la propria base. L’analisi non riguarda semplicemente le 9 foto preferite, ma guarda anche e soprattutto a quelle che non hanno raggiunto analogo risultato. Cosa è stato sbagliato? Cosa non ha colpito sufficientemente?
#2017bestnine è una statistica, né più né meno. Come tale va letta per vedere le attuali tendenze e per migliorare se stessi. A maggior ragione può essere uno strumento utile di valutazione per i musei: a differenza che col profilo di un utente singolo, che può aver l’interesse a mostrare se stesso senza la preoccupazione di vedere chi e cosa piace di più ai propri followers, il museo ha bisogno di capire in cosa viene apprezzato e perché. L’analisi dei 9 scatti dev’essere a quel punto condotta singolarmente, valutando per ciascuno cosa ha portato all’elezione di quella foto come una delle più apprezzate dell’anno.
Pillole di instagram per musei
Gli elementi che decretano il successo di un’immagine su instagram sono vari. Ne indico qui di seguito alcuni (nei commenti potete anzi aggiungerne altri):
- la qualità dell’immagine
- un efficace utilizzo di hashtag
- la localizzazione
- una didascalia efficace
- un pubblico di followers vasto e attivo
- un buon posizionamento sulla timeline dei propri followers
Se questo discorso vale per gli account privati o dei blogger/influencer vari (non entro nel merito di chi ricorre a bot, ad acquisto di followers e ad altre pratiche di accrescimento del proprio profilo), per i musei la cosa che deve contare di più, dopo l’immagine, è la didascalia efficace. Essa conta più ancora degli hashtag perché lo scopo del museo non è ottenere quanti più cuoricini di apprezzamento possibili, ma di utilizzare instagram col fine di comunicare se stesso, di arrivare al pubblico, di presentare proprie opere, attività, spazi attraverso l’uso di immagine e testo.

I cuoricini sono il risultato indiretto del lavoro: più cura si dedica alla scelta della foto e al testo della didascalia, più l’immagine sarà apprezzata. Contrariamente a quello che si può pensare, infatti, le didascalie su instagram sono un elemento fondamentale, perché spiegano il soggetto di volta in volta rappresentato. A maggior ragione se si tratta di un reperto in un museo, o di un dettaglio di un’opera, l’immagine va spiegata: non dev’essere necessariamente una spiegazione didascalica, può essere una frase che metta in evidenza un particolare, che si focalizzi su un aspetto, che crei insomma interesse in chi la guarda. Gli hashtag serviranno ad inserire l’immagine in una gallery virtuale nella quale poterla ritrovare, e anche per essi occorrerà scegliere con oculatezza.
Cosa un museo NON deve fare su instagram
Non inserire didascalie a corredo di un’immagine equivale a non pubblicare quell’immagine! Purtroppo però vi sono musei su instagram che pensano che pubblicare la foto nuda e cruda di per sé sia un buon utilizzo di questo social. E invece vi assicuro di no. Un privato può pensare di depositare un’immagine nel calderone di instagram come se fosse il proprio album dei ricordi, ma un museo ha un profilo instagram non per se stesso, ma per il pubblico.
Allo stesso modo, pubblicare una galleria di immagini di opere o di resti archeologici (mi riferisco ai parchi o ai siti archeologici) mettendo come didascalia sempre e solo la pubblicità di un evento in programma e nessuna spiegazione di cosa sto vedendo è ugualmente controproducente: la foto per promuovere un evento va bene, ma deve essere inframezzata da altre immagini nella gallery in cui si spiega di volta in volta il soggetto, si dice che cos’è quel mosaico, o cos’è rappresentato su quel vaso, o a chi apparteneva quel volto femminile così malinconico.
Tornando a #2017bestnine

#2017bestnine è pubblico, chiunque può calcolare il bestnine di qualunque account instagram gli passi per la testa, perché non è richiesta alcuna password, ma solo l’ID. Bestnine ha qualche limite, però: mostra il risultato totale, dell’intero numero di apprezzamenti ricevuti, ma non quello parziale delle singole immagini, il che vuol dire che bisogna andare sul profilo dell’account su instagram per vedere quanti like effettivamente hanno fatto le 9 foto e in cosa si sono distinte rispetto alle altre pubblicate.
Un altro limite di Bestnine è che consente di fare ricerche solo su ID, ma non su hashtag o localizzazioni. Questa ricerca però la si può fare direttamente col comando “cerca” di instagram, dove, a singola ricerca per hashtag, sono proposte le immagini più popolari, ovvero quelle che hanno ricevuto il maggior numero di like.
Bestnine e musei
Chi cura l’account instagram di un museo può velocemente valutare con #2017bestnine quali immagini hanno avuto maggior successo di pubblico, e analizzarne le caratteristiche per decidere le strategie di pubblicazione future. Bestnine è uno strumento gratuito di controllo, facilissimo da usare. Quello che conta, poi, è mettere in pratica ciò che la top9 ci suggerisce.