Archeosocial: il potere delle immagini. L’archeologia tra meme e visual storytelling

Si è appena conclusa la 4° edizione di TourismA, il Salone dell’Archeologia e del Turismo Culturale di Firenze, voluto e organizzato da Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, una delle riviste di divulgazione archeologica più note in Italia. L’evento, spalmato su tre giorni, più l’inaugurazione nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio giovedì sera, come sempre ha fatto registrare un’alta affluenza di pubblico proveniente non solo da Firenze, ma da tutta Italia, attratto dalla grande offerta di temi, spunti, convegni, workshop, incontri, in programma.

Stefania Berutti ha realizzato un vademecum utilissimo per i tre giorni di TourismA. Pensato per essere fruito in anticipo, è utile anche a posteriori per rendersi conto dell’estrema varietà dell’offerta culturale messa in campo:

primo giorno: http://www.memoriedalmediterraneo.com/2018/02/02/tourisma18-guida-galattica-per-archeostoppisti-1/

secondo giorno: http://www.memoriedalmediterraneo.com/2018/02/07/tourisma18-guida-galattica-per-archeostoppisti-2/

terzo giorno: http://www.memoriedalmediterraneo.com/2018/02/11/tourisma18-guida-galattica-per-archeostoppisti-3/ 

Quest’anno, rispetto agli anni passati, non sono stata molto presente, ma ad un evento ho presenziato, con grande soddisfazione e contentezza: ho partecipato infatti al workshop “Archeosocial: il potere delle immagini. L’archeologia tra meme e visual storytelling” organizzato da Antonia Falcone di Professione Archeologo e Astrid D’Eredità di Archeopop , due archeologhe dal multiforme ingegno che sarebbe riduttivo definire semplicemente archeoblogger (come peraltro, tra le tante cose che fanno, sono).

Lo squadrone di Archeosocial: da sinistra: Giovanna Baldasarre, Giovina Caldarola, Cinzia Rosanti, Antonia Falcone, Marta Coccoluto, Marina Lo Blundo, Giulia Facchin, Astrid D’Eredità e, special guest beato tra le donne, Paolo Bondielli direttore di Mediterraneo Antico

Vi racconto qui di seguito brevemente gli interventi del workshop, al quale ho partecipato anch’io come relatore.

Innanzitutto una premessa. Archeosocial vuol dire archeologia nell’era dei social media. Archeosocial è un workshop che giunge a TourismA alla sua terza edizione, e che ogni anno si è focalizzato sui temi della comunicazione dell’archeologia attraverso gli strumenti offerti dal web 2.0 e dai social. Qualora qualcuno fosse ancora convinto dell’inutilità di tali strumenti, lo invito a leggere il volume Archeosocial. l’archeologia riscrive il web, a cura sempre di Antonia Falcone e Astrid D’eredità. E si convincerà del fatto, finalmente, che i social media tutto sono fuorché un gioco e una perdita di tempo.

Ma veniamo a noi, anzi, al workshop, che si è svolto, nella sua parte teorica, venerdì 16 febbraio al mattino mentre ha concentrato al pomeriggio l’aspetto pratico del visual storytelling applicato all’archeologia.

Archeosocial: il workshop

Stefania Berutti: Ditelo con un mito

Apre le danze Stefania Berutti, archeologa, che col suo archeoblog Memorie dal Mediterraneo ci conduce per mano attraverso racconti, ricostruzioni, interpretazioni e occasioni di conoscenza. A lei il compito di partire dall’inizio. Perché se il tema è l’utilizzo delle immagini per la comunicazione dell’archeologia, abbiamo bisogno che qualcuno ci esponga i concetti fondamentali di iconografia e iconologia. Per Stefania questo è il pane quotidiano. E così ci accompagna per mano partendo dal viaggio di Aby Warburg che, visitando Palazzo Schifanoia e osservandone il Salone dei Mesi riesce a capire come e perché nel Rinascimento l’iconografia antica ha nuova e inaspettata fortuna e vitalità. Stefania ci regala una lezione di mitologia e di storia attraverso la lettura delle immagini.

Durante l’intervento di Stefania Berutti ad Archeosocial (foto di @antoniafalcone)

Un viaggio approfondito,  che ci porta da Atena Ergàne al Vaso François passando per Pisitrato, per Aiace, Palamede, i Greci della Tracia che inc… sconfiggono i Persiani, e si conclude con un messaggio da piena campagna elettorale: Vota Pericle, come sembra dire ogni rilievo del Partenone di Atene:

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Antonio Plescia: Apostrofare Catilina (ecc.)

Il secondo intervento, unico maschile della mattinata, è di Antonio Plescia. Archeologo, è il founder della pagina facebook Apostrofare Catilina, una pagina che parla sì di storia antica, ma lo fa con grande leggerezza e allo stesso tempo ad altissimo livello. Antonio ci fa morire dal ridere, ma in realtà lui non fa nulla, perché non è un comico (anzi, ve lo dico, è timidissimo!), ma sono i post sulla pagina e i commenti dei fans a parlare con lui. Quando poi ci si mette Cicerone stesso l’ilarità raggiunge vette inaspettate.

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Marina Lo Blundo: Tu che m’hai preso il cuor

Segue poi il mio intervento, dedicato a instagram per l’archeologia. Il mio intervento, dal titolo “Tu che m’hai preso il cuor” era dedicato all’utilizzo consapevole di instagram per l’archeologia. Ho cercato di dare delle linee guida e dei consigli. Pochi esempi, forse, ma alcuni spunti di riflessione utili a capire un social che si fa presto a liquidare con “quello delle foto su internet”. Perché dietro ogni singola foto c’è molto di più e chi si occupa di social media per l’archeologia deve sapere che ogni foto che si pubblica su instagram è un tassello di conoscenza in più che si fornisce.

Una delle slide (la più utile forse) del mio intervento su instagram e archeologia: le cose da non fare (su slideshare.net trovate tutta la presentazione)

Giovanna Baldasarre: immagini di storie e storie per immagini

Infine, Giovanna Baldasarre, di Archeokids, esperta in didattica dell’archeologia per l’infanzia, ci ammalia e ci conquista con il suo intervento dedicato appunto alla comunicazione dell’archeologia ai bambini, una comunicazione che necessariamente deve passare per le immagini. Giovanna parte dalla Colonna Traiana, un fumetto di pietra, per dirci che in Italia i bambini sono considerati un pubblico museale non da educare, ma da intrattenere. Perciò la stragrande maggioranza delle attività che noi possiamo vedere nei musei serve a distrarre i bambini, non a coinvolgerli fattivamente. I bambini, invece, hanno bisogno di storie. La riflessione che segue è: quanto contano i bambini nella progettazione di un museo? Giovanna Baldassarre ci risponde con una carrellata di buone pratiche in Italia e all’estero: musei, come il Museo dei Ragazzi di Nardò (la cui direttrice, Maria Laura Spano, è in sala e ci racconterà con grande passione il suo impegno nella didattica archeologica), il museo dei bambini di Angera, l’Archeodromo di Poggibonsi, l’Archeospazio nel Museo di Amelia, il Sottosopra Rione Testaccio e l’esperienza di Navigare il Territorio a Portus, Fiumicino, solo per citarne alcuni.

@archeokids su instagram: Giovanna Baldasarre durante il suo intervento ad Archeosocial

Quindi, il discorso si sposta sulla letteratura per l’infanzia, in particolare quella in qualche modo attinente l’archeologia. Giovanna ci legge (e noi tutti siamo rapiti) la storia “Sam e Dave scavano una buca“: un modo delicato che dice anche a noi quanto possa essere frustrante tante volte il nostro lavoro, ma che per i bambini che si accingono ad un laboratorio di scavo archeologico è importante perché capiscano che scavare non è solo trovare tesori.

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La carrellata di libri che Giovanna ci sottopone personalmente mi apre un mondo totalmente estraneo: non ho assolutamente cognizione di letteratura per l’infanzia, e invece è un ambito vastissimo. Il problema è, a sentire Giovanna, che purtroppo anche alcuni autori di pubblicazioni per bambini hanno la presunzione di saper raccontare storie ai lettori più piccoli, con esiti però disastrosi. Giovanna non ha mezze misure, e se deve dire che un libro per bambini è una porcheria lo dice: “è una porcheria!“.

Giovina Caldarola: il workshop

Nel pomeriggio gli iscritti al workshop hanno sperimentato, guidati da Giovina Caldarola, cosa vuol dire nella pratica applicare a temi di archeologia elementi di grafica e di visual. Lo scopo del laboratorio è stato produrre un canva per promuovere un evento di archeologia. Sappiamo tutti infatti quanto sia importante la locandina, l’immagine di presentazione. Canva è uno strumento online, free, che consente di elaborare insieme testi e immagini per produrre locandine, manifesti, immagini per siti internet, blog e social media e tutto quello che vi può venire in mente. Molto intuitivo e facile da usare, è la soluzione ideale per chi si trova a dover rielaborare immagini. Valido in tutti i campi, anche per l’archeologia si rivela molto molto utile.

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Archeosocial: il libro

Momento per me denso di orgoglio è stata, all’interno del workshop, la presentazione del volume Archeosocial, a cura sempre di Astrid D’Eredità e di Antonia Falcone, all’interno del quale è contenuto un mio contributo sul blogging per l’archeologia. Il libro, che non a caso porta lo stesso titolo del workshop, nasce infatti in seno ai workshop delle edizioni precedenti. Un po’ manuale, un po’ raccolta di best practices, è il primo punto fermo dal quale partire per chi vuole avvicinarsi al mondo della comunicazione dell’archeologia nei social media e nel web 2.0. Presto una recensione su questo blog!

Il volume Archeosocial: l’archeologia riscrive il web, presentato per la prima volta a TourismA 2018

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