Il Parco Archeologico di Ostia antica è decisamente vasto. Una visita standard, anche piuttosto approfondita, partendo dall’ingresso agli scavi sul Decumano, scende verso il foro e da qui può prendere alcune direttrici: approfondire l’area centrale della città, proseguire ancora lungo il Decumano e prendere poi via della Foce, approfondendo alcuni edifici oppure proseguire ancora lungo il Decumano, fino ad uscire da Porta Marina. Giunti qui, però, la città non è ancora finita. Fuori dalla Porta infatti si trova un’area cimiteriale, poco più avanti le grandi terme di Porta Marina. E più in là, ancora, in lontananza, separata dal resto da un ampio prato, in prossimità della strada, la sinagoga di Ostia antica.
È tra le sinagoghe più antiche che conosciamo per l’Occidente mediterraneo. Inizialmente fu datata addirittura alla metà del I secolo d.C.; oggi la datazione è stata spostata in avanti, ed è accettata dalla comunità scientifica una datazione della sinagoga al III secolo d.C. Vi sono infatti queste due teorie sulla storia della sinagoga di Ostia antica. La prima è l’interpretazione di Maria Floriani Squarciapino, che diresse gli scavi della sinagoga negli anni ’60: secondo l’archeologa la prima fase dell’edificio risalirebbe alla fine del I secolo d.C., con un importante rifacimento all’inizio del IV secolo. Secondo le ipotesi più recenti, però, l’edificio nel I secolo non avrebbe avuto le funzioni di sinagoga, ma di edificio privato, e fu trasformato in sinagoga solo in una seconda fase, nel III secolo, a seguito della realizzazione della via Flavia Severiana nel 200 d.C.
Ciò però non esclude che non ci fossero Ebrei a Ostia antica già nel I secolo d.C., anzi. Testimonianze epigrafiche rinvenute nella città parlano della presenza di Iudaei, in particolare in un’iscrizione, rinvenuta nel 2009 lungo la via Ostiense e oggi esposta al Museo Ebraico di Roma. In quest’iscrizione si fa riferimento a una famiglia, quella dei Fabii Longinii e a un appellativo, Iudaei, che chiude l’iscrizione. Quest’iscrizione funeraria testimonia della presenza nel I secolo d.C. di una comunità di Ebrei insediati a Roma e a Ostia fin dalla creazione del porto di Roma, Portus, il grande porto di Roma imperiale, localizzato nell’attuale Fiumicino.
![20180122_125139[1]](https://generazionediarcheologi.files.wordpress.com/2018/01/20180122_1251391.jpg)
Ebrei a Ostia
Il mondo antico era piuttosto fluido. In una città come Roma, capitale dell’Impero, e a maggior ragione a Ostia, porto della capitale dell’Impero, giravano e vivevano persone e gruppi appartenenti alle diverse etnie gravitanti sul bacino del Mediterraneo. Ognuna con le sue usanze, con le sue tradizioni, con la sua religione. Dunque, la presenza ebraica qui non deve stupire, ma anzi deve considerarsi del tutto naturale. Ostia era per sua natura accogliente, la città era frequentata da genti dalle più diverse etnie: è l’epigrafia che ci rivela, attraverso i nomi e l’occupazione delle persone, l’origine e gli incarichi che ricoprivano. Così, scopriamo che a Ostia doveva esserci una comunità ebraica abbastanza nutrita.
Il I secolo d.C. fu un secolo piuttosto complesso per gli Ebrei: negli anni 66-70, infatti, si svolse la Prima Guerra Giudaica. Essa fu il punto di arrivo di un lungo periodo di movimenti, di opposizioni, di resistenza all’occupazione romana che culminò negli anni ’60 del I secolo, con una serie di ribellioni al dominatore, nella figura del governatore Gessio Floro, il quale aveva pretestuosamente provocato gli animi con una serie di azioni violente e provocatorie.
La guerra scoppiò quando, nel 66 d.C., gli Ebrei rivoltosi occuparono la fortezza di Masada. Tutta la vicenda è narrata dallo storico Giuseppe Flavio, nato come Giuseppe Ben Mattia, di nobile famiglia ebraica e tra i capi militari della rivolta, che però si consegnò ai Romani all’indomani della sconfitta di Iotopata (66 d.C.). Egli, dopo aver predetto a Tito Flavio Vespasiano, all’epoca comandante delle truppe, che sarebbe divenuto imperatore, fu liberato e prese il nome di Giuseppe Flavio, legandosi così alla famiglia imperiale.

La I Guerra Giudaica si concluse nel 70 d.C. nel modo peggiore e definitivo per il popolo ebraico: la distruzione del tempio di Gerusalemme. In quel momento inizia quel fenomeno storico noto come la “diaspora degli Ebrei”. Per i Romani una vittoria come un’altra, da celebrare con un trionfo (quello rappresentato nel fornice dell’Arco di Tito sulla via Sacra di accesso al Foro Romano), per gli Ebrei fu invece un momento epocale perché, distrutto il tempio di Gerusalemme, privi del loro vero e unico punto di riferimento nazionale, si spostarono in tutto il bacino del Mediterraneo e in Europa, insediandosi in gruppi che mantennero sempre una loro identità etnica e soprattutto religiosa.
La sinagoga di Ostia antica
E veniamo a Ostia antica.
![20180122_124940[1]](https://generazionediarcheologi.files.wordpress.com/2018/01/20180122_1249401.jpg)
Anche se oggi i resti della sinagoga di Ostia si ergono “nel nulla”, ovvero in fondo ad un’ampia zona di prato, in realtà in antico, l’edificio sorgeva lungo la Via Flavia Severiana, della quale si conserva una porzione del basolato stradale, sul lato sud, in prossimità dell’antica linea di costa: il territorio era molto diverso allora da oggi, basti pensare che tutta l’area oggi occupata da Ostia Lido, la città moderna, in età romana era occupata dal mare. Basti pensare che il monumento noto come Tor Boacciana, oggi sul corso del Tevere, è una torre quattrocentesca che si imposta, però, sul faro posto alla foce del Tevere in età traianea. La linea di costa è avanzata molto negli ultimi 2000 anni e il cambiamento del corso del Tevere a metà del XVI secolo a seguito di un’alluvione proprio nel tratto presso Ostia antica ha fatto il resto.
La sinagoga, dunque, sorgeva quasi in riva al mare, fuori dalla porta cittadina: una posizione molto decentrata, che si spiega con il voler comunque mantenere la propria identità religiosa ben distinta dalla serie di culti che si svolgevano in città e ai quali erano dedicati tanti, tantissimi luoghi, sacelli, templi e aree sacre, in funzione delle singole specificità delle divinità in questione. Inoltre, per gli Ebrei le spiagge del Mediterraneo erano considerate luoghi puri per fare abluzioni rituali. L’edificio di culto era orientato in direzione Est/Sud-Est: ovvero in direzione di Gerusalemme.

La struttura risale al III secolo d.C. ma subì un grosso rifacimento già nel IV secolo d.C., probabilmente a seguito di un terremoto che, forse, colpì Ostia verso la fine del III secolo.
![20180122_125041[1]](https://generazionediarcheologi.files.wordpress.com/2018/01/20180122_1250411.jpg)
Originariamente la sinagoga era costituita da una grande aula rettangolare e con il lato breve di fondo incurvato, preceduta da un ingresso reso monumentale da 4 colonne poste come passaggio intermedio tra il vestibolo d’ingresso e l’aula vera e propria. Intorno ai tre muri erano disposte 3 panche e sul lato di fondo era sistemata la tevà, ovvero il pulpito dal quale si recitano le preghiere. Questa sistemazione vide una trasformazione successivamente con la creazione di tramezzi che cambiarono la destinazione d’uso del vestibolo. La creazione di un basso bacino, da mettere in relazione col vicino pozzo con cisterna, è stato interpretato come luogo per il bagno o per le abluzioni rituali.
Gli ambienti della sinagoga oggi visibili rispecchiano però le trasformazioni avvenute nel IV secolo d.C., quando il complesso fu ingrandito: fu creato un nuovo ingresso a corridoio e un vasto ambiente con banconi alle pareti. In quello che era stato il vestibolo fu ricavata una cucina con il forno e con i recipienti per le derrate alimentari interrati. Questa sistemazione conferma quanto noto dalle fonti, ovvero che le sinagoghe servissero anche da ostello per viaggiatori ebrei, mercanti o poveri. Con tutta probabilità gli officianti del culto risiedevano nell’edificio posto ad ovest della Sinagoga.
L’ambiente principale, l’aula di culto vera e propria, è un grande ambiente rettangolare con i pavimenti in lastre di marmo policromo e con la parete di fondo ricurva presso la quale si trovava il pulpito per la lettura della Torah, i rotoli con i testi sacri. Questi erano conservati in un piccolo spazio absidato e monumentalizzato con piccole colonne con capitelli decorati e mensole con la rappresentazione della menorah a bassorilievo a lato dell’ingresso. Un’iscrizione in greco, rinvenuta nell’edificio, ricorda un tal Mindus Faustos che a sue spese procurò alla sinagoga il contenitore adatto a contenere i rotoli della Torah.
Tra gli altri ambienti che facevano parte dell’edificio è stata riconosciuta una cucina, completa di forno e di ripiano in marmo, per la preparazione del pane azzimo. I pavimenti di questo e degli altri ambienti erano decorati a mosaico a tessere bianche e nere a soggetto geometrico oppure con simboli particolari, come il nodo di Salomone.

Bibliografia:
- Sul ritrovamento della Sinagoga di Ostia, avvenuto nel 1961, si veda M. Floriani Squarciapino, La sinagoga di Ostia, in Bollettino d’Arte, 1961 – IV, pp.326-336
- Su Ostia in generale e sulla descrizione dei singoli edifici è fondamentale C. Pavolini, Guida Archeologica di Ostia, Roma-Bari 2018 (nuovissima edizione!); per un inquadramento più storico e sociale si veda C. Pavolini, Vita quotidiana a Ostia antica, Roma-Bari 1996;
Sitografia:
- su http://ostia-antica.org/regio4/17/17-1.htm si può consultare un buon repertorio fotografico relativo alla sinagoga. In generale Ostia-antica.org è al momento il sito web più completo sulla topografia e l’archeologia di Ostia antica.
- Nello specifico sulla Sinagoga e sulla sua scoperta, un buon racconto si trova qui: https://www.romanports.org/en/articles/ports-in-focus/25-the-synagogue.html
- Sul canale Youtube del Parco archeologico di Ostia antica lo streaming del convegno “La sinagoga di Ostia antica: 60 anni dalla scoperta, 20 anni di Arte in Memoria”: https://youtu.be/LvfZMyLXoCo
2 pensieri su “La sinagoga di Ostia antica”