Sono appena rientrata da un viaggio di due settimane in Perù. Paese interessante dal punto di vista paesaggistico/naturalistico, lo è ancora di più dal punto di vista del suo patrimonio archeologico, che ogni anno attrae da tutto il mondo milioni di turisti. I due focus principali che veicolano il traffico turistico sono ovviamente Cusco e soprattutto Machu Picchu, la cui fama è legata alla bellezza e imponenza delle loro vestigia monumentali legate agli Inca.
Quello che mi preme sottolineare in questo post come nei successivi che dedicherò al Perù, è l’intelligente politica culturale fatta da un paese, il Perù appunto, che sapendo di avere una gallina dalle uova d’oro com’è il richiamo mediatico degli Inca, non lascia però da parte tutto il resto dell’archeologia peruviana, che è fatta di tante troppe culture cosiddette preincaiche, che però hanno avuto il merito di plasmare una terra, di creare consuetudini e linguaggi, credenze, miti e usanze che sono stati poi acquisiti e consegnati a fama eterna dagli Inca. Gli Inca, perché lo sappiate subito tutti, anche se compaiono in Perù intorno al 1200 d.C., diventano il grande impero che tutti noi conosciamo, quello che ha costruito Cusco e Machu Picchu, per capirci, solo intorno al 1470, e chiudono rovinosamente in picchiata la loro orbita ascendente quando nel 1532 arrivano gli Spagnoli guidati da Francisco Pizarro, che dà il via ad un nuovo capitolo della storia peruviana, il periodo coloniale.
Sulla linea del tempo nel piccolo museo di Pukarà è indicato il susseguirsi delle principaliculture andine dal 2000 a.C. fino al periodo detto Inca Coloniale, post 1532
Gli Inca sono, dunque, solo la punta di iceberg di una storia dei gruppi umani che comincia 5000 anni fa, con le prime incisioni rupestri raffiguranti la caccia al lama, e che continua attraverso le molte culture che si sono avvicendate nei vari ambiti territoriali: lungo la costa, nel territorio periandino, sul lago Titicaca.
L’intelligente politica culturale del Perù allora qual è? Semplice: ti porto a visitare Machu Picchu e Cusco, ma ti dissemino il percorso di tappe in cui tu ti potrai rendere conto, caro il mio turista, che gli Inca sono solo gli ultimi arrivati. E questo processo viene messo in atto attraverso tour guidati specifici, nei quali le guide non si stancano di sottolineare la continuità tra certi riti e credenze precedenti e quelli Inca (“cos’hanno inventato di nuovo gli Inca? Nada” diceva una guida a proposito della concezione del mondo della cultura Pukarà, 500 a.C.-500 d.C., che è ripresa pari pari dagli Inca) e nei musei: un museo importante come il Museo de la Naciòn di Lima e il Museo Precolombino di Cusco – che accoglie gli “avanzi di magazzino” del ben più grande e importante Museo Larco di Lima – dedicano la maggior parte della loro esposizione alla cultura materiale dei popoli preincaici, in qualche caso, come nell’ottimo Museo Precolombino di Cusco, spiegando le differenze cronologiche, culturali e stilistiche nella realizzazione dei bellissimi vasi in ceramica, che rivelano un’abilità a plasmare l’argilla che ha dell’incredibile, e che spesso non prevedeva l’uso né di stampi né tantomeno del tornio (che sarà introdotto dagli Spagnoli).
Bottiglia scolpita a forma di cervo antropomorfo, cultura Mochicha, 1-800 d.C.
Il turista attento, dunque, noterà che non di soli Inca vive il Perù, ma di una ricchezza culturale vastissima che vale la pena approfondire. Ed è quello che cercherò di fare anch’io, nel mio piccolo, nei prossimi post.
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