Il 19 e 20 giugno 2012 si terrà a Roma il 3° Seminario di Archeologia Virtuale sul tema della comunicazione archeologica nell’era digitale: si presenteranno le modalità digitali per mettere a disposizione del grande pubblico le conoscenze archeologiche. Progetti, ipotesi di lavoro, idee… insomma, lo stato dell’arte su un argomento che mai come in questi anni è attuale e che costituisce uno dei campi di applicazione più sviluppati e più in fieri, soprattutto dal punto di vista degli sbocchi lavorativi: se il campo (lavorativamente parlando, naturalmente) della ricerca archeologica tout court è riservato alla solita cerchia ristretta dei soliti noti, quantomeno la richiesta da parte del pubblico, quindi del mercato, di una diffusione della conoscenza delle scoperte archeologiche ha fatto sì che si sviluppassero nuove idee, nuovi programmi, nuovi approcci alla comunicazione dell’archeologia. E la comunicazione archeologica, con buona pace di chi ancora non ne apprezza le potenzialità, è da un lato una potente arma di conoscenza per un pubblico che – dicono i sondaggi – ogni anno si riversa sempre più numeroso nei musei e nelle aree archeologiche, ma è anche una potenziale opportunità di lavoro per i giovani archeologi che non potendo essere pagati per fare ricerca, almeno possono studiare e vendere prodotti che ne restituiscano il prodotto finito.
Non è solo un discorso di opportunità lavorative, perché dietro l'”invenzione” di un prodotto di comunicazione, sta comunque, deve stare, un grande lavoro di studio, di ricerca su fronti anche diversi dall’archeologia, come la comunicazione, nonché delle tecnologie più efficaci a colpire l’immaginazione e la concentrazione del pubblico che riceve il prodotto, che altro non è se non l’informazione archeologica.
Col progredire delle tecnologie, devono necessariamente adeguarsi anche le tecniche di approccio al pubblico, di comunicazione, di corretta comunicazione dell’archeologia. La correttezza è il valore fondamentale e imprescindibile, ma per essere completa, la comunicazione, qualunque sia il prodotto che la supporta, deve essere accattivante per un pubblico sempre più immerso nelle nuove spettacolari tecnologie.
Per questo nasce l’esigenza di parlare di comunicazione archeologica in digitale. Per questo sono chiamati a presentare i loro lavori quanti si occupano di archeologia virtuale e di comunicazione archeologica. Ad essi è stato chiesto di presentare i propri prodotti, spiegare che cosa li rende efficaci davanti al pubblico, quali tecnologie sfruttano, quale interattività sviluppano col pubblico, quale tipo di applicazione, se multimediale o meno.
Io sono ancora troppo indietro. Per me il massimo della comunicazione archeologica nell’era digitale è occuparmi di blog. Studio il fenomeno dei blog di archeologia da qualche anno, vedo che sono un fenomeno in espansione e che, fortunatamente, sta crescendo il numero di quelli degni di essere frequentati dal pubblico che vuole essere aggiornato seriamente sulle conoscenze archeologiche. Non ho ancora trovato dove e come poter pubblicare da qualche parte uno studio di questo tipo. Di sicuro non è adatto al 3° seminario di archeologia virtuale, dove ben altro tipo di comunicazione archeologica è il tema.
Mi iscriverò comunque in veste di uditore (da oggi sono aperte le iscrizioni, mente i call for papers sono aperti fino al 15 aprile 2012), perché il tema mi affascina, naturalmente, e perché qualcuno dovrà riportarne i risultati in rete, o no? 😉
All’organizzatore dell’evento da 3 anni a questa parte, Simone Gianolio, vanno ancora una volta i miei ringraziamenti e complimenti per avere la voglia, l’idea e la possibilità di mettere in piedi eventi del genere, che in Italia sono ancora molto scarsi. Il tema, poi, non è di quelli che vengono trattati in aula all’Università: è grazie a seminari del genere che gli studenti possono allora scoprire che esiste un universo sconosciuto oltre lo sterile nozionismo fine a se stesso che si rischia di imparare ancora oggi sui manuali, ahimé. Perciò grazie, a nome mio, ma anche a nome di chi si affaccia al mondo del lavoro senza avere la più pallida idea di cosa lo aspetta. Per fortuna c’è chi si pone il problema di colmare la lacuna…