Un modo divertente e scanzonato per raccontarci il “magico” mondo dell’archeologia

Mi sono imbattuta in questo divertente post che l’archeologa Eugenia Salza Prina Ricotti ha pubblicato sulle pagine web di archeorivista.

Divertente, a tratti dissacrante, scanzonato sicuramente: casca bene in questo momento in cui giovani ex-liceali si affacciano al mondo dell’università e si chiedono se valga la pena di studiare archeologia. Da subito l’autrice di questo post mette in guardia: scordatevi i soliti triti e ritriti Indiana Jones e Lara Croft…niente avventure di quel tipo! Quanto a situazioni spiacevoli però, se si perseguirà lungo questa strada, quelle, si può star certi non mancheranno! E anche se ancora non mi sono mai imbattuta in scorpioni o vipere nella mia esperienza, capisco bene lo stato d’animo dell’autrice in certi momenti…

”  Eugenia Salza Prina Ricotti ci racconta come si effettuano le scoperte archeologiche

Non credo che esista un giovane che imbocchi la strada dell’archeologia senza vedersi dritto su un podio mentre sta per comunicare sensazionali scoperte. Specie se il ragazzo ha visto un certo numero di film di Indiana Jones o di Tomb Raider finirà coll’immaginare questa carriera come un sogno. Ho qualche novità per voi: non è così facile.

Quello che normalmente capita una volta ottenuta la laurea e vinto qualche concorso è di entrare in una Soprintendenza; setacciare tonnellate di terra; raccogliere i cocci che ci sono in mezzo; lavarli in tinozze d’acqua e lungamente e noiosamente catalogarli. Nessuno leggerà quello che avete scritto e neanche i più cari amici: se fanno il vostro stesso mestiere hanno ben altro a cui pensare.

In compenso quelle belle scene di Indiana Jones che con la sua frusta in mano ed il cappellaccio in testa naviga tra serpenti, ratti e bestiacce di ogni genere, bene, state tranquilli – anche se non in quantità industriali come nei film di Hollywood – quelle bestiacce capiteranno anche a voi. In Africa ricordo le masse di sciacalli che ululavano alla luna e non si sa mai se tra di loro non ce ne sia qualcuno cha abbia la rabbia, senza contare che nel deserto è bene non rivoltare i sassi con le mani (come invece io facevo spesso) per via degli scorpioni o, ancora peggio, dell’aspide di Cleopatra che con un morso vi manda al creatore in un paio di minuti e il siero di trova solo in Algeria.

Ma non è che in Italia si stia molto meglio: ho passato sei mesi dei miei 40 anni a Villa Adriana a rilevare il complesso di grandi gallerie sotterranee allora chiamate “gli Inferi”. Finita l’opera ho scoperto che quelle grandi gallerie sotterranee non erano come credeva il colto e l’inclita una rappresentazione dell’inferno, ma un grande parcheggio sotterraneo con ben 262 mangiatoie per i cavalli, muli ed asini e quindi, sfatando la bella leggenda, lo ho ribattezzato il Grande Trapezio.

Quindi si fanno scoperte? Certo: capita! Quella del parcheggio sotterraneo la raccontai in un congresso sui criptoportici e gallerie varie e nessuno mi ha detto grazie: era molto più romantica la rappresentazione degli Inferi ed io l’avevo rovinata. Inoltre per fare quella scoperta ho dovuto vivere per sei mesi in quei luoghi bui e umidi pieni di ratti grossi come gatti e con milioni di pipistrelli che, con la luce di una lampada parabolica (ma senza molti risultati), cercavamo di ricacciare in fondo alle gallerie. I pipistrelli sono noiosi ma in fondo più che svolazzare non fanno e i ratti non ci tengono poi tanto ad un incontro ravvicinato del terzo grado con un essere umano. Poi però ci sono i serpenti, senza contare che dato che quasi nessuno tiene più maiali nelle fattorie locali, ce ne sono molti di più e bisogna sempre girare con la borsa termica ed il siero antivipera. Vipere ne ho incontrate parecchie a CastelPorziano quando lì ho scoperto il Laurentino di Plinio il Giovane. Molte vipere e tutte velenose, ma non tutte erano rettili.

Come è che si fanno scoperte? Io vi posso dire la mia esperienza. Io nelle scoperte ci ho sempre inciampato. Sta tutto lì? Beh, non proprio tutto. La migliore qualità che può avere un archeologo è la curiosità e quando vede qualcosa che non capisce non ha pace se non se la spiega. Perché mai è stata fatta una cosa e a che diavolo serviva?

Un altro segreto è fare da sé il proprio rilievo e farlo col vecchio metodo che dura mesi e mesi: non con le macchinette che in un paio di giorni vi rilevano tutti i 126 ettari di Villa Adriana. Col vecchio sistema – tacheometro e triangolazioni – uno è costretto a star lì e a sbattere il naso su tutte le pietre che si incontrano, su tutti i buchi che si aprono nel terreno. Non vi potete neppure immaginare quante cose quelle pietre e quei buchi sanno raccontarvi. Io per fare la pianta di Villa Adriana ci ho messo 2 anni e passa, ma mi sono fruttati: e come!

Poi è indispensabile leggere. Leggere tutte le fonti antiche perché erano i loro autori quelli che vivevano a quei tempi e solo loro sanno bene di cosa parlano. Inoltre è necessario legger le fonti in latino ed in greco. Perché in latino ed in greco? Perché a volte le traduzioni sono pericolose. Io sotto nomi illustri ci ho trovato altrettanti illustri errori, sbagli che se li avessi fatti io al liceo di Tripoli non l’avrei mica passata tanto liscia. Ringrazio Iddio di aver avuto un professore severissimo come il Prof. Todesco che voleva sapessimo leggere latino e greco come se si trattasse del giornale. Mi è molto servito.

Poi, ovviamente, dovete aver fortuna e di tanto in tanto inciampare. Auguri.  

tratto da http://www.archart.it/rivista-archeologia/redazionale/eugenia-salza-prina-ricotti-ci-racconta-come-effettuare-scoperte-archeologiche/

 

4 pensieri su “Un modo divertente e scanzonato per raccontarci il “magico” mondo dell’archeologia

  1. non è assolutamente tutto rose fiori, però è un mondo meraviglioso che a volte rimpiango…
    p.s. ho letto che stai cercando blog di archeologia, il mio tratta anche quest’argomento, se vuoi passa a leggermi!

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  2. Grazie della segnalazione! ho appena fatto un giro e in effetti mi piace molto la tua sezione “il mestiere dell’archeologa”…storie vere di vita vissuta! Aspetto la seconda parte della “seduta spiritica”…

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