Cosa è successo alla Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea

Sono appena rientrata dalla Sicilia perché nel weekend appena concluso si è svolta la IX edizione della Rassegna del Documentario e della Comunicazione di Licodia Eubea (CT). Si tratta di una manifestazione culturale che, attraverso la proiezione di documentari, porta le grandi tematiche dell’archeologia attuale, anche internazionale, e dell’antropologia declinate nelle più diverse sfaccettature in un piccolo paese del cuore della Sicilia orientale.

La badia durante la Rassegna

Ho pensato di strutturare questo post, in cui parlo della mia esperienza come spettatrice consapevole alla Rassegna del Documentario e della Comunicazione di Licodia Eubea in forma di intervista a me stessa. Non perché io abbia manie di grandezza, ma perché semplicemente immagino le domande che già domani a lavoro mi faranno i colleghi quando alla domanda “E tu che hai fatto nel weekend?” risponderò: “Sono stata a Licodia Eubea”.

Marina, che ci sei andata a fare a Licodia Eubea?

Licodia Eubea è un piccolo paese della Sicilia Orientale, posto a un’ora di strada dall’aeroporto di Catania e immerso in un territorio splendido e ricco di storia e tradizioni legate non solo al Barocco siciliano (Noto, Modica e Ragusa Ibla non sono poi così lontane), ma anche al passato più antico. Anche qui, come altrove in Sicilia, Paolo Orsi scrisse le prime pagine dell’archeologia del territorio, individuando i primi insediamenti indigeni poi venuti a contatto con i Greci. In questo territorio, poi, sono attive tante associazioni culturali e l’Archeoclub che hanno a cuore la storia e l’arte di questi borghi.

I direttori artistici della Rassegna: Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele

Da 9 anni Licodia Eubea ospita una Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica: nel corso delle giornate di questo festival vengono proiettati nella Badia, una chiesa sconsacrata nel cuore del paese, i film in concorso. Si tratta di produzioni sia italiane che internazionali, con tematiche variegatissime.

E io che ci facevo? Sono stata invitata da Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, i creatori e direttori artistici della Rassegna, insieme a Stefania Berutti di Memorie dal Mediterraneo per raccontare la Rassegna, ma soprattutto il territorio e le sue peculiarità storiche e archeologiche. Il territorio è davvero ricco e stimolante, nonostante resti fuori, almeno in parte, dai consueti itinerari turistici. Proprio per questo è stato ancora più bello poter partecipare.

Come funziona la Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea?

La Rassegna è durata 4 giorni, da giovedì 17 a domenica 20 ottobre 2019. Ogni giornata aveva in programma la proiezione di 4 film e un incontro di archeologia: venerdì ad esempio è stato ospite Sandro Garrubbo che ha presentato le “archeoclip” del Museo Salinas di Palermo, domenica invece si è aperta una finestra sul documentario siciliano con uno interessante intervento di Alessandro De Filippo che ha mostrato la tecnica cinematografica di Vittorio De Seta attraverso i suoi documentari sulla Sicilia realizzati negli anni ’50.

La Rassegna si è conclusa con la consegna del premio “Antonino Di Vita” ad un emozionato Massimo Vidale, Professore all’Università di Padova da anni impegnato in ricerche archeologiche “di frontiera”, in medio Oriente e nell’Asia Centrale. Ad Antonino di Vita, celebre archeologo siciliano nato a Licodia Eubea, è intitolato anche il locale museo archeologico.

museo etnoantropologico licodia eubea
La mostra fotografica “Vivere nell’antico” al museo etnoantropologico di Licodia Eubea

Un altro evento collaterale è stato la mostra fotografica “Vivere nell’antico a cura del Gruppo Fotografico “Obiettivo Grammichele” esposta nel Museo Etnoantropologico di Licodia Eubea e la conclusione del progetto scolastico “Archeomovies. L’archeologia al cinema” realizzato in collaborazione con il IV istituto comprensivo D.Costa di Augusta nell’ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola indetto da MiBAC-MIUR, e all’interno del quale si è svolta un’edizione speciale di Archeoracconto (il progetto che io e Stefania portiamo avanti dal 2017 di cui ho parlato spesso qui).

Infine, la Badia stessa ospita la mostra “Abitare il racconto“: i costumi realizzati per “L’Amore delle tre Melarance” del conte Carlo Gozzi, drammaturgo veneziano che scrive questa Fiaba teatrale nel 1761.

Quali documentari hanno vinto la IX Rassegna del Documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea?

Innanzitutto va detto che non tutti i documentari – o docufilm – sono uguali, anzi esistono stili diversi anche nella realizzazione di un prodotto del genere. La prima grande distinzione che va fatta è sul tema: tema archeologico oppure tema antropologico, per esempio; un’altra distinzione si fa sul tipo di pubblico al quale ci si rivolge. Infine si entra più nello specifico, ovvero l’argomento: come vogliamo declinarlo? E qui sta alla bravura del regista creare un racconto che funzioni, che coinvolga lo spettatore trasmettendogli informazioni oltre che emozioni.

I protagonisti di #inminimismaxima presentano il film

Sono stati assegnati alcuni premi. La Giuria internazionale di qualità ha premiato innanzitutto il film “C’era una volta Iato“: un film realizzato dai ragazzi dell’Istituto comprensivo di San Giuseppe Jato, nella tecnica a ombre cinesi: un prodotto che piace per la tecnica, innanzitutto, ma soprattutto per la giovane età dei loro autori. Il film è disponibile su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=mWp22IDtnUw

La Giuria di qualità ha poi premiato il film “A la rencontre de Néandertal“, film con un forte intento didattico che fa il punto della situazione sulle nostre conoscenze in materia di Uomo di Neanderthal.

La classifica dei film premiati dal pubblico ha visto al 3° posto il film “Progetto Albanus” di Massimo D’Alesandro, dedicato all’esplorazione archeologica e speleologica completa dell’emissario del Lago Albano (Castel Gandolfo, RM): un’avventura archeo-speleologica. (qui il trailer: https://youtu.be/IKBCXx0A6Lo)

Al 2° posto si è classificato un film puramente antropologico: “Voci dal silenzio“, di Joshua Wahlen e Alessandro Seidita, dedicato agli eremiti che oggi in Italia conducono la loro vita di ascetismo e preghiera in totale armonia con la natura. Un film fatto di pace, di riflessioni anche teologiche sul senso del silenzio, della calma interiore, del dono. (qui il trailer: https://youtu.be/KpWoa9B_nMU)

Nicolò Bongiorno presenta “I leoni di Lissa”

Al 1° posto è arrivato il film di Nicolò Bongiorno (figlio di Mike!) “I leoni di Lissa“: dedicato all’esplorazione del relitto del Re d’Italia, nave italiana affondata dalla flotta austriaca durante la Battaglia di Lissa combattuta nell’Adriatico nel 1866 (Terza Guerra d’Indipendenza). Un film a più voci dove l’esplorazione subacquea è solo il punto di arrivo di una narrazione molto più ampia, fatta di storia della navigazione antica, di nozioni sulle immersioni, di incontro con gli abitanti e con i pescatori dell’isola di Vis, in Croazia, senza tralasciare la voce dell’archeologo subacqueo che racconta la ricerca archeologica subacquea da un punto di vista emozionale e non tecnico. Così l’esplorazione subacquea del relitto, di cui si dice che nessuno ancora fosse mai arrivato a individuarlo, non è un punto di arrivo, ma di partenza per le future indagini, questa volta sì di archeologia subacquea, che seguiranno.(qui il trailer: https://vimeo.com/274366801)

Per approfondire: Documentari di storia (contemporanea e documentari di archeologia: le diffenenze

E tu quali documentari hai apprezzato della Rassegna?

Credo che due documentari vadano ricordati, tra quelli non premiati, diametralmente opposti l’uno all’altro.

Il ‘ragazzo’ con la Nikon” di Lucio Rosa è la poetica successione di scatti fotografici realizzati dall’autore nel deserto libico, presso le città del popolo Imazineh, una popolazione berbera le cui tradizioni vanno lentamente scomparendo insieme alle città stesse, sempre più abbandonate e in nessun modo preservate dal degrado. Il film racconta però una realtà che è quasi senza tempo, struggente per quanto è bella e lontana culturalmente da noi. Le fotografie potrebbero essere state scattate oggi o 30 anni fa, per quanto tutto è così puro, fermo e di una decadenza struggente.

“#inminimismaxima” è invece il film, per la regia di Pierre Gaignard e con la consulenza scientifica di Elisa Nicoud, che racconta lo scavo del sito preistorico di Valle Giumentina in Abruzzo attraverso la quotidianità del team di archeologi, non solo francesi, ma anche locali, sia sullo scavo che nei momenti di riposo e di vita in paese. Il momento più intenso è il racconto del terremoto vissuto dall’archeologo italiano che fa parte del team, Guido Palmerini, che si fa voce narrante del luogo. Le riprese, spesso in soggettiva, senza un copione precostituito, restituiscono lo spaccato di una microcomunità quale è quella che si viene a creare in un team di ricerca internazionale; le microstorie di quotidianità sono inframmezzate dal dato scientifico, che ricorda il perché della ricerca e che mostra tutte le difficoltà di uno scavo preistorico spesso avaro di ritrovamenti, men che meno spettacolari, e proprio per questo difficile da raccontare. (Qui il trailer: https://youtu.be/i9vDwgtIxZY)

Infine, il film “Sicilia Grandtour 2.0“, fuori concorso perché prodotto dalla Fine Arts Produzioni di Lorenzo Daniele e Mauro Italia, e scritto da Alessandra Cilio, va citato perché è un viaggio in Sicilia, “il luogo più curioso dell’universo” secondo le parole del viaggiatore francese del XVIII secolo Jean Houel il cui itinerario il film ripercorre; il film fornisce tantissimi spunti per mete e per aspetti non convenzionali della Sicilia: ha fornito spunti interessantissimi anche a me e Stefania per le nostre esplorazioni durante il weekend. (qui il trailer: https://youtu.be/nIT87ZWY68U)

E ci sono dei film che non ti sono piaciuti?

Ahimè sì. Sono due film tra l’altro molto simili, opera degli stessi registi italiani, recitati da attori italiani anche noti, e che sono a tratti talmente caricaturali da far smarrire il senso della pellicola.

I film sono “La signora Matilde. Gossip dal Medioevo” interpretato da Syusy Blady e “Il Conte Magico“. Entrambi i film hanno la regia di Marco Melluso e Diego Schiavo. L’uno dedicato alla figura di Matilde di Canossa, l’altro a Cesare Mattei, colui che fece costruire la avveniristica Rocchetta Mattei. In entrambe le pellicole la storia dei due personaggi viene messa in secondo piano da tutta una serie di facezie, battute, gags, e dal ridondante riferimento agli stereotipi legati alle abitudini dei millennials. Se da un lato questa lettura in chiave contemporanea (Matilde di Canossa è stata la più importante influencer del suo tempo, si dice a un certo punto) può essere un interessante esperimento per avvicinare il pubblico dei più giovani (nel film su Mattei i protagonisti girano video per il loro canale youtube), il continuo riferimento, spesso caricaturale, snatura il lavoro. Detto questo, la ricerca fatta sulla vita di Mattei è davvero complessa e particolareggiata. Ma appunto, la bontà della ricerca viene offuscata totalmente da tutta la coreografia di personaggi improbabili che “la buttano in caciara”. (qui il trailer de Il Conte Magico: https://youtu.be/nfgUVLj4qmI)

Per approfondire: Cosa rende noioso un documentario di archeologia

Tu cos’hai fatto durante la Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea?

La salita al castello Santapau di Licodia Eubea con Giacomo Caruso (Archeoclub di Licodia Eubea) e il prof. Massimo Vidale

Io e Stefania avevamo l’incarico di scoprire Licodia e il suo territorio dal punto di vista archeologico e culturale. Siamo state a Grammichele e al Parco archeologico di Occhiolà; ci siamo spinte fino a Ragusa Ibla; abbiamo visitato Vizzini e abbiamo fatto una breve puntata a Caltagirone. Infine, a Licodia Eubea abbiamo dedicato la giornata di domenica. Lo scopo non era semplicemente fare le turiste, ma davvero conoscere i luoghi per poterli raccontare in tempo reale sui social e poi con calma, prossimamente, sui rispettivi blog. La sera poi prendevamo posto tra il pubblico alle proiezioni dei documentari. Una sera, poi, abbiamo presentato brevemente il nostro progetto Archeoracconto.

Che impressioni riporti dalla IX Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea?

Due signori di Licodia Eubea giocano a scacchi fuori dalla Badia

Ciò che più mi ha colpito è stata l’accoglienza. La comunità si riunisce intorno alla Rassegna e accoglie tutti coloro che vengono da fuori – i registi, gli attori, ma anche il pubblico – coccolandoli e facendoli sentire a casa. La Rassegna ha un cuore che pulsa della passione di tutti, dell’amore che tutti gli abitanti provano per Licodia e per il suo territorio. La Rassegna è un importante tassello che riunisce la comunità intorno ad un progetto culturale di ampio respiro e cementifica quindi questo amore per la propria terra. Parliamo di archeologia, e la ricerca archeologica spesso si fa veicolo di riconoscimento di un’identità locale e territoriale. Ho parlato con persone orgogliose della propria terra, dispiaciute perché vorrebbero fare di più. Ho ascoltato racconti e descrizioni di persone preparatissime ed estremamente appassionate: Giacomo Caruso presidente dell’Archeoclub di Licodia Eubea che ci ha fatto scoprire il castello di Licodia, Gregorio Giarrusso che ci ha portato per le vie di Licodia e nelle sue chiese, Loredana Fragapane e Irene Novello rispettivamente a Grammichele e Occhiolà, Margherita Riggio a proposito di Giovanni Verga fotografo, Clorinda Arezzo a proposito del Circolo di Conversazione di Ragusa Ibla. A ciascuno di loro, oltre che naturalmente a Alessandra Cilio e a Lorenzo Daniele, va il mio ringraziamento.

Scene da una Rassegna: i nuovi amici, i nuovi incontri, le avventure culturali

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