Ogni tanto ci vuole. Una botta di fiducia, un motto d’orgoglio, un risveglio della coscienza.

Nello sfacelo della solita Italia in cui il Ministero dei Beni e Attività Culturali e Turismo fa riforme a singhiozzo di se stesso, destabilizzando chi vi lavora e chi vi si deve rapportare, dando a intendere che più che un processo di cambiamento sia in atto una serie di operazioni giustapposte, e dimostrando ancora una volta che la mano destra non sa cosa fa la sinistra; nell’Italia in cui per non turbare l’animo sensibile del capo di stato Iracheno si preferisce nascondere le opere d’arte nude (come se fosse una loro colpa) invece che trovare soluzioni alternative che non imbarazzino nessuno; ebbene quest’Italia qui, quest’Italia che ci fa esasperare, imbestialire e dispiacere, qualcosa di buono ogni tanto lo fa.

L’uccisione di Khaled Al-Asaad aveva già scosso gli animi. All’indomani della notizia della sua esecuzione, l’Italia aveva dichiarato lutto nazionale, come se l’uccisione di un difensore dell’archeologia, dunque della memoria storica della Siria, toccasse in qualche modo tutti noi. Il messaggio, da alcuni osteggiato e letto in chiave demagogica, non è rimasto invece fine a se stesso. Perché è sempre l’Italia che l’estate scorsa ha proposto ad un’UNESCO che chiedeva aiuto per far fronte alla continua distruzione e dilapidazione del patrimonio culturale sotto il controllo dell’ISIS, la costituzione dei Caschi Blu della Cultura.
Inutile dire che la proposta sia stata accolta con entusiasmo. L’Italia non ha fatto una sparata a caso: occorre una task force che sappia occuparsi di salvaguardia, di tutela, di restauro e di recupero dei beni culturali in pericolo (o distrutti) nei luoghi di guerra e non solo. I Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale sono da questo punto di vista un’eccellenza a livello mondiale. Potranno mettere a disposizione le loro competenze e la loro esperienza decennale per costituire un organismo capace di prevenire e di contrastare le operazioni di distruzione e di svendita del patrimonio culturale in mano ai terroristi dell’ISIS.
Il 16 febbraio è stata ufficializzata a Roma la costituzione dell’ITRECH, International Training and Research center on the Economics of culture and World heritage, un centro che avrà sede a Torino e che sarà l’interlocutore dell’UNESCO per la formazione, la ricerca, la lotta alle forme di distruzione del Patrimonio culturale mondiale, che come abbiamo imparato in questi mesi non sono semplicemente l’esplosione e la cancellazione fisica di un sito o di un’opera d’arte, ma anche la vendita sul mercato illecito di buona parte di ciò che scampa alle distruzioni, con conseguente dispersione di materiali, perdita dei contesti e soprattutto finanziamento delle attività terroristiche che continueranno a distruggere questi “elementi di umanità”, come li ha definiti il ministro della Difesa Pinotti.
#unite4heritage @robertapinotti: il terrorismo vuole distruggere gli elementi di umanità, non solo la vita delle persone, ma la cultura
— Marina Lo Blundo (@maraina81) February 16, 2016
Al grido di #unite4heritage, il 16 febbraio sono stati costituiti i Caschi Blu della Cultura. Tale dicitura, che è entrata a far parte del logo dei Carabinieri del Nucleo Tutela, è il nome che prende questa task force di ideazione totalmente italiana. Una Task Force per cui ieri è stato firmato l’avvio. Al grido di #unite4heritage i Caschi Blu della Cultura saranno chiamati a intervenire ogni qualvolta uno Stato abbia bisogno di proteggere o di recuperare i suoi Beni Culturali. Attraverso operazioni di monitoraggio, di intervento in caso di danni, di formazione sul posto di figure in grado di contrastare il fenomeno, di recupero di materiale trafugato, i Caschi Blu della Cultura vogliono essere la risposta ad un sistema che sta peggiorando sempre più e cui assistiamo impotenti giorno dopo giorno.
I Caschi Blu della Cultura dunque da oggi esistono; ne hanno accolto con entusiasmo la nascita tra gli altri il ministro MiBACT Franceschini, che denuncia:
#unite4heritage @dariofrance davanti a telecamere distruzioni del patrimonio, a telecamere spente vendita dei resti sul mercato clandestino
— Marina Lo Blundo (@maraina81) February 16, 2016
e Irina Bokova, Direttore UNESCO, la quale, guardando ammirata all’impegno italiano dice:
‘@IrinaBokova “Non ricordo di aver visitato una sola missione in cui non ci fossero archeologi ed esperti italiani”#unite4heritage
— ArcheoPop (@archeo_pop) February 16, 2016
Ora inizia la parte più difficile: dare esecuzione e seguito ad #Unite4heritage. Gli occhi del mondo guardano a noi, in questo momento, come a un faro di speranza e di impegno sincero. Non possiamo deluderli.
3 pensieri su “#Unite4heritage: qualcosa di cui andare fieri”