Cinquanta anni fa veniva in luce la Grotta dei Cervi di Porto Badisco. Una scoperta eccezionale nel panorama italiano e pugliese in particolare.

La Grotta dei Cervi si trova poco distante da Otranto, sulla costa adriatica. La sua importanza sta nell’eccezionale repertorio di pitture rupestri rinvenute all’interno di quella che è una sequenza di corridoi stretti e lunghi di origine carsica che furono variamente segnati con raffigurazioni umane, animali, simboliche, lungo tutto il corso della sua frequentazione in epoca preistorica.
La Grotta dei Cervi di Porto Badisco non è visitabile, innanzitutto perché molto difficilmente raggiungibile, in secondo luogo per preservare la conservazione delle pitture. Dal 2016 nel Castello di Otranto è allestito un percorso espositivo dedicato alla Grotta dei Cervi: un modo per restituire alle persone un sito che resterebbe altrimenti ignoto.
Per approfondire: Se il visitatore non va alla grotta è la grotta che va al visitatore: il caso della Grotta dei Cervi di Porto Badisco
Non solo per ovviare ai tempi di pandemia, dunque, ma per risarcire a prescindere di un limite fisico insormontabile alla visione dal vivo della grotta, l’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria – IIPP – ha realizzato una grande mostra virtuale della grotta di Porto Badisco a 50 anni dalla scoperta. Una mostra che attraverso le immagini scattate da Paolo Graziosi ci restituisce le pareti dei vari corridoi della grotta su cui compaiono le serie di figure.
Il tutto è navigabile comodamente: sulla piattaforma Artsteps, raggiungibile anche attraverso il portale Openprehistory dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, si trova l’accesso alla mostra. La mostra virtuale è navigabile sia in italiano che nella versione inglese.
Navigare – visitare – la mostra virtuale “Porto Badisco nel Cinquantenario della scoperta”
La visita virtuale propone un’esplorazione non della Grotta dei Cervi vera e propria (all’inizio del percorso possiamo studiare la planimetria della grotta), ma dei suoi corridoi restituiti e ricostruiti attraverso le fotografie di documentazione delle pitture parietali. In sostanza è come se visitassimo un percorso museale, dunque artificiale, non la grotta vera e propria. Ciò che conta, però, è restituire al visitatore le pitture, ciò che rende importante questa grotta nello studio della storia dell’umanità. L‘esposizione dunque è un’esposizione fotografica. Ovvero, la rappresentazione delle pitture è affidata a riproduzioni fotografiche. Ma non si tratta di fotografie qualunque: si tratta delle fotografie realizzate da Paolo Graziosi, l’archeologo che indagò e documentò la grotta; le sue fotografie sono ad oggi la documentazione più importante ed approfondita della Grotta. Inoltre, l’altissima risoluzione delle riproduzioni fa sì da scendere davvero nel dettaglio di ogni singolo fotogramma.

Il percorso virtuale inizia da uno spazio esterno, nel quale è riassunto, come in un pannello, il concept della mostra: la restituzione virtuale di un luogo che non è praticabile fisicamente da nessun visitatore. Poiché però la Grotta dei Cervi è effettivamente importante negli studi sull’Italia preistorica, sarebbe un grave errore non restituire alla comunità le immagini più importanti. Ecco che la tecnologia viene in nostro soccorso consentendoci di navigare virtualmente tra le pareti dipinte.
Il percorso digital-museale è coerente: segue cioè il filo cronologico e spaziale che si incontrerebbe comunque all’interno della grotta. In realtà, ci avverte il “pannello” all’ingresso, vedremo per la maggior parte pitture parietali appartenenti al 2° Corridoio della Grotta, quello più denso di testimonianze artistiche. Le pitture, poi, si susseguono anche nell’esposizione virtuale, nell’ordine di apparizione nella grotta reale. Questo per rendere meglio l’idea dell’addentrarsi in un antro ricco di storia. Anzi, di preistoria.
Superato dunque l’inquadramento topografico, con l’indicazione in planimetria dei corridoi della grotta, il tour virtuale ci catapulta direttamente nelle immagini di pitture rupestri. Ogni fotogramma è accompagnato da un commento di Paolo Graziosi, che commenta, ma soprattutto contestualizza non solo l’opera dell’uomo neolitico che la produsse, ma anche il tempo in cui Graziosi operava. Perché ricordiamo che non stiamo visitando virtualmente la Grotta di Porto Badisco, ma stiamo compiendo un percorso virtuale tra le fotografie straordinarie che l’hanno documentata.

Il percorso è navigabile in due modalità: con il “Guided Tour” che scorre autonomamente, oppure “a mano” dirigendosi di volta in volta verso il punto di interesse. Naturalmente è possibile interrompere ogni volta il “Guided Tour” quando lo si desidera. Ogni volta che desideriamo vedere meglio e sapere qualcosa di più su uno specifico gruppo di pitture, e quindi sul soggetto di una fotografia in particolare, è sufficiente cliccare sulla fotografia perché si apra l’approfondimento.
Il percorso è senza dubbio interessante e impattante. Anche se non percorriamo effettivamente la Grotta, però vediamo sostanzialmente ciò per cui essa è importante per la storia dell’Umanità tutta. Figure antropomorfe e animali si alternano a raffigurazioni simboliche: questo è il valore delle pitture della Grotta di Porto Badisco, ed è ciò che emerge da questa visita virtuale.
Tra le figure più degne di nota, via di mezzo tra realistico e simbolico c’è una delle figure del cosiddetto Gruppo 46, nel Corridoio 2°, Zona VIII: ha forma sinuosa e curvilinea, si distingue la testa con un’acconciatura (o perché no, coronata), le braccia che sembrano due ami, le gambe divaricate con i piedi ben distinti e, al di sotto di esse due figure a S affrontate.

Alla fine del percorso, una serie di approfondimenti consente di conoscere la figura di Paolo Graziosi, di approfondire l’aspetto dei ritrovamenti ceramici. Ritrovamenti ceramici derivanti da scavo che però, siamo avvertiti, non possono essere messi in alcun modo in relazione – e quindi in fase – con le pitture. Questo perché i corridoi delle pitture non furono mai oggetto di scavo, ma solo di raccolta di superficie di materiali ceramici che furono sì offerti con valenza cultuale, ma non necessariamente in fase con l’esecuzione delle pitture, anzi.
Il tema importante dell’accessibilità virtuale
La mostra “Porto Badisco nel cinquantenario della scoperta” si colloca in un più ampio progetto di “Accessibilità virtuale dell’Archivio Storico dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria” co-finanziato dalla Fondazione CR Firenze e dal MIUR, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto. Un progetto a più voci nel segno dell’accessibilità ampliata nel più largo significato del termine.
Teniamo conto che per poter visitare la Grotta dei Cervi di Porto Badisco l’unica possibilità è offerta proprio dal virtuale. Proprio il 2020 ci ha insegnato quanto sia importante puntare in maniera seria, con un progetto intelligente, sul virtuale in restituzione del reale. L’esperienza di Porto Badisco in realtà avrebbe potuto essere realizzata in qualsiasi anno, ma il fatto che proprio nel 2020 cadesse il cinquantenario della scoperta della grotta, ha reso effettivamente più attuale e più necessario questo genere di esperienza virtuale di visita.
Un pensiero su “Porto Badisco nel Cinquantenario della scoperta: la mostra virtuale a cura dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria”