Il territorio del Ponente Ligure, in particolare del Golfo Dianese (IM) che qui interessa, è costellato di borghi medievali più o meno antichi e più o meno sopravvissuti allo scorrere del tempo e al mutare delle dinamiche insediative ed economiche del territorio. Non solo, il territorio in realtà è frequentato da tempo immemore, dall’età preromana (un insediamento protostorico su Capo Cervo), all’età romana (il cippo miliare lungo la via Julia Augusta nel borgo di Chiappa, entroterra di San Bartolomeo al mare; la mansio romana del Lucus Bormani citata nella Tabula Peutingeriana a San Bartolomeo al Mare).

Breve e inesaustiva storia del territorio di Costa di Villa
Già nell’età romana era frequentato l’areale su cui più tardi sorgerà l’insediamento di Costa di Villa; tracce di frequentazione si hanno anche per l’Alto Medioevo, ma il villaggio si sviluppò dalla metà del XV secolo, strettamente legato alle vicende del borgo di Cervo, sul mare, che nel XVI secolo fu spesso interessato da incursioni saracene. I Saraceni erano attratti probabilmente dai traffici di corallo, che veniva pescato dai pescatori Cervesi in Corsica e Sardegna e da Cervo veniva poi redistribuito per la lavorazione: i guadagni della pesca del corallo dovevano essere notevoli se addirittura con i proventi delle vendite fu finanziata alla fine del XVII secolo la costruzione della chiesa di San Giovanni Battista, detta anche “dei Corallini” proprio per questo motivo; l’immensa facciata barocca della chiesa, rivolta verso il mare, è ben visibile da km di distanza.

Tornando ai pirati saraceni, era necessario per Cervo dotarsi di un sistema di avvistamento tale da consentire al borgo di proteggersi. Ecco che il villaggio di Costa di Villa, più nell’interno rispetto a Cervo, e più in alto, con una visuale molto più ampia sul Mar Tirreno, si dotò di una torre di avvistamento dalla quale inviava segnalazioni al borgo sulla costa.
Visitiamolo allora, questo villaggio, che fino a pochi anni fa versava in stato di abbandono, ma che è stato oggetto di un bell’intervento di restauro che ha restituito alla comunità un sito di grande interesse.
Il villaggio di Costa di Villa e la torre di avvistamento
Si raggiunge Costa di Villa da Cervo, lasciando l’Aurelia per imboccare via Solitario delle Alpi; lungo la strada, prima che essa pieghi per salire verso il borgo, si gira in via al Poggio; Costa di Villa si trova sul versante opposto, rivolto verso San Bartolomeo al Mare. Dalla sua posizione in altura, in mezzo a oliveti e fasce, lo sguardo spazia fino a Cervo e al mare. Oggi come allora si può notare la sua posizione eccellente come punto di controllo del territorio.
Il toponimo “Costa di Villa” deriva dalla sua posizione nel territorio cervese e dalla presenza di un fondo agricolo. In particolare il termine “Costa” è un toponimo che si trova altrove nel Ponente Ligure (si pensi a Costa d’Oneglia) e ha a che vedere con la sua posizione rispetto al pendio su cui sorge e rispetto alla sua collocazione rispetto al litorale. Quanto a “Villa”, il termine si riferisce ad una tenuta agricola: le villae in età romana erano le tenute fondiarie dei grandi proprietari terrieri, che al loro interno potevano ospitare impianti produttivi legati – dato il territorio – alla produzione di olio e vino.

La torre di avvistamento di Costa di Villa era un baluardo strategico contro le incursioni Barbaresche. La torre aveva pianta quadrata, e di essa oggi si conserva un alto muro. Questa torre era in collegamento visivo e faceva sistema con le torri delle fortificazioni di Cervo: la torre di Sant’Antonio a Capo Cervo, il Bastione di Mezzodì ai piedi del borgo di Cervo e la Torre di Santa Maria oggi sulla passeggiata a mare di San Bartolomeo al Mare, poco distante dalla foce del Torrente Steria, in località Stagnoni della Madonna.
Il complesso intorno non è particolarmente grande: alcuni piccoli ambienti ad arcate, porte, quello che sembra essere un vano scala, tutto fa pensare a luoghi destinati alle guarnigioni, tutti impegnati nella difesa del territorio. L’insieme però è architettonicamente interessante, nella tessitura dei muri nei quali si impiega pietra locale, malta, e nelle arcate si alternano scaglie di pietra sedimentaria a sottili laterizi. L’osservazione di queste partiture murarie è senza dubbio stimolante. Tuttavia bisogna valutare che siamo nella Liguria del XVI secolo: si tratta di un’architettura funzionale, dove l’intento estetico non è senz’altro prioritario, quantomeno non in un apprestamento di carattere difensivo/militare.

L’oratorio di San Giuseppe
Nei pressi del borgo sorgeva anche un piccolo oratorio: dedicato a San Giuseppe, risale al XIV secolo ed è un piccolo edificio di culto a navata unica coperta da volta a botte e due, strette finestre in facciata. Appartiene alla classica tipologia delle chiese campestri, che in questo tratto di Ponente Ligure si incontrano di frequente nei percorsi di mezza costa o lungo le antiche mulattiere. E infatti proprio qui sbuca la mulattiera che sale da via Solitario delle Alpi, cioè dal livello del mare. All’esterno un pronao, un porticato offriva riparo ai viandanti che risalivano da Cervo verso l’entroterra. Di questo porticato restano soltanto i due pilastri di sostegno, mentre la volta a crociera è andata perduta chissà in quale momento della sua storia.

L’intitolazione dell’oratorio a San Giuseppe è piuttosto inconsueta: il culto di San Giuseppe non è particolarmente sentito nella zona (rispetto ai vari san Giovanni, San Rocco, San Bernardo, San Nicola) e forse la sua presenza è in qualche modo legata alla professione di falegname e, soprattutto, di fabbricatore di barche, di cui a Cervo c’era certo gran bisogno.
All’interno dell’oratorio, una scena di natività molto poco conservata, ha preservato solo la figura di San Giuseppe. Chissà che non sia questa, alla fin fine, la causa della titolazione dell’oratorio. In fondo, anche se l’edificio risale al XIV secolo, le prime notizie scritte su di esso risalgono al 1590.
I restauri di Costa di Villa
La borgata di Costa di Villa versava in condizioni di abbandono già da decenni. Io stessa 15 anni fa circa ci ero capitata e avevo constatato che i ruderi – in particolare l’oratorio di San Giuseppe – avevano bisogno di uno studio approfondito e di un restauro più che necessario. Dal 2011 l’area è stata sottoposta a restauro conservativo ma con un occhio alla valorizzazione. I lavori si sono resi necessari in vista della realizzazione di un complesso residenziale nella zona. A seguito di questi è stata ceduta al Comune, per la pubblica fruizione, l’area più propriamente archeologica e monumentale, mentre il resto ricade in proprietà privata.
Proprio nel corso delle indagini e dei restauri è stata identificata la porzione di torre di avvistamento che oggi campeggia, alta circa 4 m, e che dobbiamo immaginare ospitasse la guarnigione che controllava il Mar Ligure e qualunque nave lo attraversasse, magari con scopi poco pacifici.

Per quanto riguarda l’Oratorio di San Giuseppe, l’intervento di restauro ha rimesso in sesto il volume architettonico della piccola chiesa, ma soprattutto ha fatto sì da restituire l’idea del portico antistante, andando ad integrare con una struttura metallica la presenza della volta a crociera che doveva coprire lo spazio antistante l’ingresso dell’oratorio. In questo modo l’integrazione non impatta con la percezione del monumento, ma al tempo stesso restituisce l’idea dei volumi. Un ottimo compromesso, che mi lascia davvero piacevolmente colpita.
Per approfondire il discorso io non posso far altro che lasciare il link al video in cui Elisa Bianchi, archeologa di San Bartolomeo al Mare (IM) racconta a RivieraTime News il sito e i restauri che sono stati condotti.
Peraltro devo ringraziare Elisa, perché senza questo video io mai più mi sarei ricordata di questo posto che avevo visitato ben prima dei restauri; tra l’altro i restauri sono stati così importanti che a fatica ho riconosciuto di esserci già stata 15 anni fa (e dire che questo sito si trova a ben poca distanza da casa mia, sul versante est del Golfo Dianese). Oggi le cose sono molto cambiate. I restauri dell’oratorio sono stati condotti già nel 2011, come recita l’iscrizione sul pavimento a risseu (ciottoli di fiume, tipico dei sagrati di molte chiese liguri) davanti alla chiesa; ulteriori lavori sono andati avanti negli anni e l’intero progetto ha fatto sì che Costa di Villa nel 2018 arrivasse finalista al Premio Cervara 2018 Architettura e Paesaggio in Liguria.

L’accesso all’area di Costa di Villa è assolutamente libero e segnalato, anche se noterete le cancellate dei proprietari privati che si addossano soprattutto all’oratorio di San Giuseppe. In ogni caso il luogo è magnifico, soprattutto pensando in quali condizioni versava e a come oggi, invece, è stato riqualificato.
Concludendo, Costa di Villa è un bell’esempio di un sito sconosciuto ai più, non particolarmente facile da raggiungere, che avrebbe rischiato la distruzione definitiva in nome di una speculazione edilizia che, soprattutto nel Ponente Ligure, la fa da padrona. Per fortuna, però, si è riusciti ad intervenire, unendo gli sforzi e le istanze dei privati proprietari dei terreni e degli enti locali, nonché, anzi soprattutto, del MiBACT nelle figure dei suoi funzionari preposti, sia archeologi che architetti e restauratori. Oggi, a qualche anno di distanza dai restauri, il sito è perfettamente pulito e conservato ed è un piacere scoprirlo e meravigliarsi.