Storie nascoste nei sotterranei di Palazzo Medici-Riccardi

Brutta bestia, la stratigrafia. Muri che tagliano altri muri, strati che coprono altri strati, i quali obliterano pavimenti che a loro volta sono intercettati da strutture cui si appoggiano le fondazioni di edifici successivi, per la cui realizzazione è stata rasata ogni struttura precedente… un vero guazzabuglio, un rompicapo per gli archeologi che si confrontano durante lo scavo con le unità stratigrafiche, con tagli e riempimenti, con i materiali, cercando di ricostruire la storia di un sito sulla base delle minime tracce sopravvissute allo scorrere del tempo. Leggere stratigrafie complesse (e tutte le stratigrafie sono complesse) non è facile per gli archeologi, figurarsi per chi non è del mestiere. Così tutto quell’intrico di muri, di canalette, di pavimenti tagliati e di strati sovrapposti, bianchi, neri, gialli, argillosi, ghiaiosi, eccetera, eccetera, rischia di trasformarsi in un grande immenso immane “boh”. Per questo è importante mettere sempre il visitatore in condizioni di poter capire cosa sta guardando, su cosa sta camminando, dove si trova.

Gli scavi sotto Palazzo Medici-Riccardi
Gli scavi sotto Palazzo Medici-Riccardi

È ciò che sta avvenendo a Firenze in questi giorni. Da oggi fino al 25 gennaio è stato predisposto un calendario di visite guidate ai sotterranei di Palazzo Medici-Riccardi. La residenza medicea progettata da Michelozzo, che nel Seicento fu acquistata dalla famiglia Riccardi è già un museo. Nel suo percorso in particolare spicca la Cappella dei Magi dipinta da Benozzo Gozzoli, capolavoro della pittura rinascimentale; i sotterranei vanno così ad ampliare l’offerta museale. Gli scavi sono visitabili sempre, ma volete mettere la possibilità di ascoltare direttamente dalla voce dell’archeologa che vi lavora dal 2012, la spiegazione di ciò che ci si para dinanzi agli occhi? E così non ho potuto aspettare oltre, e stamani io e Stefania di Memorie dal Mediterraneo ci siamo presentate alle 12, orario della visita guidata odierna, per scoprire cosa si nasconde sotto Palazzo Medici-Riccardi.

L’archeologa si chiama Carlotta Bigagli, di B&P Archeologia. Ci accompagna attraverso questo percorso che è stato inaugurato appena giovedì scorso, ma che ancora è ben lungi dall’essere terminato: il progetto di musealizzazione infatti è ancora in fieri, perciò ancora meglio: mi sembra di assistere ad un’anteprima.

Per prima cosa, per farci capire dove ci troviamo, Carlotta ci mostra i plinti di fondazione delle colonne del Cortile di Michelozzo, che sta sopra le nostre teste. Tali plinti scendono ben in profondità, fino a 6 m, dove incontrano le ghiaie che costituiscono il terreno vergine. Laddove può, Michelozzo invece sfrutta le preesistenze: come poco più avanti, dove intercetta un poderoso muro rettilineo, forse di epoca addirittura tardoantica. Ma lo vedremo più avanti.

Alla nostra sinistra troviamo la struttura più interessante, o almeno più spettacolare a vedersi, e quella che ha già fatto fantasticare i media locali: un forno nel quale qualcuno, più per attirare l’attenzione che per altro, ha voluto vedere un forno alchemico di epoca medicea: i Medici, si sa, erano profondamente interessati all’alchimia e questo aspetto più “misterioso” dei Signori di Firenze affascina il grande pubblico. Ma siamo spiacenti di comunicarvi che quello che le agenzie di stampa hanno detto essere un “forno che serviva probabilmente per bruciarvi aromi” (cito da Repubblica.it, ma anche altre testate online l’hanno scritto) è più semplicemente (si fa per dire) il forno di una cucina.

Il forno della cucina del 1780
Il forno della cucina del 1780

Che delusione! Delusione? No, invece, perché, e qui viene il bello del mestiere dell’archeologo, e viene soprattutto la soddisfazione nel poterlo raccontare dopo, questa non è una cucina qualunque, ma una cucina che fu costruita in un preciso momento storico e con una precisa funzione. Siamo in una delle fasi più tarde di vita del Palazzo, l’epoca cosiddetta Riccardiana, quando il palazzo era ormai da parecchio tempo di proprietà dei Riccardi, mentre a Firenze governavano i Lorena. I Riccardi erano famiglia incline alle feste e alla bella vita, noti proprio per i loro sontuosi banchetti che animavano la vita nobiliare fiorentina. L’elenco delle feste, ben documentate, che si svolsero a Palazzo Medici-Riccardi è piuttosto lungo, ma tra tutte le feste, una in particolare viene ricordata per essere stata particolarmente sontuosa. Il 21 maggio 1780 infatti, i Riccardi per celebrare la visita di Ferdinando d’Asburgo governatore di Milano indirono una festa da ballo alla quale invitarono oltre 4000 persone. Per un così alto numero di ospiti era necessario un esercito di inservienti, almeno 250, i quali, durante lo svolgersi della festa, dovevano pur nutrirsi! Ecco che allora, in funzione di questa festa fu costruita questa cucina, per realizzare la quale furono impiegati mattoni refrattari prodotti in Scozia, i primi del genere, bollati Morningside e che hanno aiutato a datare la costruzione. Tutto ciò in barba a chi invece sostiene trattarsi di un forno alchemico di epoca medicea: è la stratigrafia stessa che non consente una datazione al Cinquecento, in quanto la condotta dell’aria che alimentava il forno vero e proprio taglia un pozzo che già serviva una cucina precedentemente costruita sul posto, che si data al Seicento. Sottolineo questo aspetto perché mi preme far notare come sempre prima di dare la notizia spettacolare a tutti i costi occorra documentarsi con tutti i dati scientifici possibili a disposizione. Il forno alchemico è dunque una suggestiva invenzione per la stampa. In realtà ci troviamo nella cucina della servitù della festa del 21 maggio 1780. Il bello, in tutto ciò, è che le fonti dell’epoca ci raccontano tutti i dettagli di quella serata, dalle spese sostenute per i preparativi al menu, alla progettazione: ed è così che è la fonte stessa a dirci che per l’occasione fu costruita questa nuova cucina per la servitù nei sotterranei del palazzo. Solo la lettura incrociata dei dati archeologici e delle fonti scritte (ovviamente quando in nostro possesso) può portare ad una corretta interpretazione dei contesti che vengono in luce. E non potete immaginare la soddisfazione dell’archeologo, nel momento in cui si dipana la matassa, grazie al riscontro incrociato dei dati di scavo con altri tipi di fonte.

La sezione disegnata sul cantiere con la successione dei pavimenti nell'ambiente delle stalle medicee
La sezione disegnata sull’impalcatura con la successione dei pavimenti nell’ambiente delle stalle medicee

Procedendo incontriamo gli ambienti che furono destinati alle stalle medicee. In realtà siamo davanti ad una sezione lungo la quale si succede una serie di pavimenti sovrapposti, intervallati da riempimenti vari, che segnano volta volta i vari cambiamenti di destinazione d’uso dell’ambiente. La sezione, disegnata sull’impalcatura da Carlotta, aiuta a comprendere la successione stratigrafica dei vari livelli. Ma quello che è stato fondamentale è il ritrovamento, inglobato nella malta, di un frammento di ciotola il cui decoro ha permesso di datare il pavimento della stalla al ventennio 1440-1460. Non è cosa da poco, considerato che pochissimi anni dopo, verso il 1470, le stalle furono spostate più a Nord. Successivamente qui doveva essere impiantata una pasticceria, quando il palazzo era già proprietà dei Riccardi. Un pozzo qui vicino serviva ai bisogni della stalla, mentre un altro pozzo, più avanti, doveva essere lo scolmatore del palazzo. Questo si trova in corrispondenza dell’area meno spettacolare alla vista e però più interessante archeologicamente (almeno per me: sono di parte): gli scavi infatti hanno individuato in questo punto l’antico letto del fiume Mugnone, che in età romana si buttava nell’Arno all’altezza di Ponte Vecchio e che fu poi deviato, e un suo argine, in un terreno limoso molto compatto. Il letto è riempito di sedimenti di età romana che hanno restituito vari materiali, tra cui strumenti chirurgici e in particolare una ligula in bronzo, una sorta di cucchiaino minuscolo per unguenti (o farmaci) da attingere da vasetti piccolissimi) a forma di essere umano in stato di decomposizione: un oggetto molto molto particolare. Inoltre, è stata rinvenuta una sepoltura isolata (tagliata da qualche intervento successivo) che è stata datata al C14 ad età tardoantica. Si trova così isolata e forse va messa in relazione con uno spesso muro di fondazione che le corre accanto del quale non si sa nulla se non che taglia i depositi di età romana: l’ipotesi, tutta da dimostrare, è che si tratti del muro di un qualche edificio religioso al quale poteva essere pertinente un cimitero, così come succedeva solitamente in età tardoantica. Ma, ripeto, al momento questa è solo un’ipotesi. Certo che è raro trovare una sepoltura isolata, per cui bisogna pensare che essa facesse parte di un cimitero molto più vasto, asportato in un qualche momento successivo e di cui non si ha né traccia né notizia.

L'antica sponda e l'antico letto del fiume Mugnone, affluente dell'Arno
L’antica sponda e l’antico letto del fiume Mugnone, affluente dell’Arno

Trovate Carlotta Bigagli ben lieta di raccontare anche a voi ciò che ha raccontato a noi durante le feste natalizie e nel mese di gennaio secondo il seguente calendario:

giovedì 24 dicembre 3 visite negli orari 10.30, 11.30, 12.30
sabato 26 dicembre 2 visite negli orari 15.00 e 16.00
lunedì 28 dicembre 3 visite negli orari 10.30, 11.30, 12.30
giovedì 31 dicembre 2 visite negli orari 11.00 e 12.00
venerdì 1 gennaio 2 visite negli orari 15.00 e 16.00
lunedì 4 gennaio 2 visite negli orari 11.00 e 12.00
mercoledì 6 gennaio 3 visite negli orari 10.30, 11.30, 12.30
venerdì 8 gennaio 2 visite negli orari 11.00 e 12.00
lunedì 11 gennaio 2 visite negli orari 11.00 e 12.00
lunedì 25 gennaio 1 visita negli orari 11.00

In biglietteria mi hanno detto che sarebbe opportuno prenotare la visita direttamente presso di loro. Sinceramente non credo che ci sia bisogno, ma nel dubbio prenotate. Non vorrei che poi vi arrabbiaste con me! Qui, intanto, trovate materiale utile per cominciare a documentarvi.

Mi raccomando, se passate da Firenze non perdete l’occasione di una visita guidata con l’archeologa e soprattutto spargete la voce!

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