
La Chimera ha scoperto che le piace viaggiare. Ha scoperto che le piace andare in tournée, però mica per stare esposta in mostra, che poi dalla sua postazione non si può muovere e anzi deve stare in posa a farsi ammirare da torme di visitatori. No, a lei piace andare in giro, ogni volta che può chiacchierare con qualcuno. Da quando è su twitter è diventata una chiacchierona incredibile, non la si tiene più. E così è voluta venire a Paestum con me, a controllare quello che avrei raccontato al Social Media & Heritage Forum, un’occasione molto importante di scambio e confronto tra social media manager di istituzioni pubbliche (io per la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e Stefano Rossi per la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria), osservatori attenti (Alessandro d’Amore per SvegliaMuseo, Astrid D’eredità con la sua grande esperienza in materia) e soprattutto la Direttrice Generale per la Valorizzazione A.M. Buzzi, dirigente del MiBACT, anzi, di quella fetta di MiBACT che si occupa di Social Media.
In vista della partecipazione della Buzzi la Chimera si era lisciata il pelo e rifatta le unghie, mentre io le avevo affilate: insieme a Stefano Rossi volevo far passare il messaggio che il nostro lavoro di comunicatori social delle rispettive soprintendenze è importante e non può essere fatto nei ritagli di tempo. Del resto Stefano ha mostrato come da mansionario del ministero sia prevista la figura di funzionario per la promozione e la comunicazione (e già l’assistente alla vigilanza, che entrambi ricopriamo, ha nel suo ruolo una mansione di comunicazione). Mi permetto di sottolineare che la Buzzi continua a non aver proprio chiarissimo il problema (che non è un problema, ma un’opportunità!) in tutte le sue sfaccettature, ma che il solo fatto che sia stata presente e abbia partecipato al dibattito mettendosi in gioco è stata una cosa assolutamente positiva. Bene così. Peccato che il vero uomo social del MiBACT sia arrivato quando ormai io e Stefano avevamo ultimato le nostre comunicazioni, perché rappresentando lui il centro e noi la periferia, forse poteva svilupparsi un dibattito più concreto, portato sulle vere problematiche di tutti i giorni. Comunque mi consola sapere che anche lui come me è costretto ad utilizzare i propri devices e il proprio pacchetto dati internet dato che al ministero hanno bloccato facebook (e su questo lascio a voi ogni commento…).
Apro una parentesi: è stato molto bello l’incontro casuale, la mattina dopo, con Fernanda Bruni, sempre del MiBACT, la quale mi ha espresso l’entusiasmo per quello che stiamo facendo e le perplessità per come a livello centrale viene gestita la cosa. Mi ha anche spronato a darci da fare dalle periferie perché è necessario (parole sue) che le soprintendenze si dotino di personale veramente comunicatore e che la comunicazione non sia lasciata ai tecnici informatici con la scusa che sanno usare il pc e (eventualmente, aggiungo io) i social, ma ci sia personale davvero in grado di farlo. “Abbiamo risorse interne, non vedo perché pagare un ufficio stampa esterno (avercelo, un ufficio stampa, signora mia!)”. Insomma, è stata una bella chiacchierata, insieme alla Soprintendente della Campania la quale raccontava dei suoi sforzi per la valorizzazione di Paestum al grido di “Il giardiniere di un cimitero non lo voglio fare”.

Ma ritorniamo all’Incontro degli Archeoblogger.
L’incontro, come era prevedibile, è stato molto interessante e partecipato. Naturalmente il dibattito sui social media e il Ministero è stato il più vissuto, forse perché mi interessava di più, forse perché l’intervento istituzionale della Buzzi ha dato il senso del “non ce la cantiamo e suoniamo, ma il dibattito arriva laddove deve arrivare”. E questo, nel bene e nel male, è fondamentale. La sessione sui blog ha gettato elementi di novità rispetto all’anno scorso: mostra una blogosfera archeologica viva, attiva e soprattutto matura. La più matura di tutti è naturalmente Galatea, Mariangela Vaglio, la quale è blogger dal 2005 e quindi ha sicuramente dei consigli da dare a chi è più nuovo del mestiere. Intanto le metriche sono importanti (e già Gabriele Gattiglia ce l’ha detto, che è importante conoscere il nostro pubblico per capire come e quanto investire in comunicazione e social); poi fa una riflessione sul pubblico dei blog, che è cambiato negli anni, diventando più massificato. E allora il pensiero che sorge è che non necessariamente ad avere molto pubblico corrisponde avere un pubblico di qualità. E con pubblico di qualità intendo il pubblico che legge perché realmente interessato, il pubblico che porta a popolarità al di fuori della rete le tematiche che vengono trattate nel blog. E poi, ancora, proclama la legge fondamentale dei social media: sui social la comunicazione dev’essere emozionale. E i musei devono lavorare sempre di più in questa direzione. E ancora, ad Antonia Falcone che, presentando il blog di Professione Archeologo, si stupiva che la pagina più letta fosse “Chi siamo” risponde che l’autorevolezza del blogger è fondamentale; le fa eco Cinzia Dal Maso, che ribadisce il concetto. E ciò tra l’altro è a maggior ragione importante per blog di settore quale il nostro, dove è facile incappare in mistificazioni e in archeobaggianate. Conclude Cinzia Dal Maso spendendo una parola sull’importanza della tempestività nel fornire le notizie, caratteristica che i blogger devono avere in comune con i giornalisti, e soprattutto sull’avere uno sguardo globale e non provinciale. Tendiamo a chiuderci entro le quattro mura di casa nostra, senza guardare all’esterno, e all’estero. Sbagliato: apriamo gli occhi e guardiamo cosa c’è la fuori.
Va detto che l’abbiamo fatto: quest’estate, per esempio, abbiamo guardato fuori dall’Italia e siamo approdati in massa al Day of Archaeology. L’abbiamo fatto talmente bene che ci hanno dedicato una categoria a sé, per ritrovarci tutti, per fare community. E l’abbiamo fatto con tanto entusiasmo e trasporto, oltreché con la serietà professionale che ci contraddistingue, che da lì a decidere di scrivere un libro sui mestieri dell’archeologo il passo è stato breve. Il Day of Archaeology serve infatti per far conoscere il lavoro degli archeologi in tutte le sue sfaccettature. Anche noi archeoblogger italiani dunque abbiamo raccontato il nostro lavoro, e abbiamo deciso che chi meglio degli studenti di archeologia all’università dovrebbero sapere cosa li aspetta una volta laureati? Così presto fatto, e nasce Archeostorie, che sarà pubblicato a marzo, ma che è stato presentato in anteprima ieri. A cura di Cinzia Dal Maso e Francesco Ripanti, vede la partecipazione di molti di noi archeoblogger, e vuole essere uno strumento di orientamento per i giovani futuri archeologi che ancora non sanno cosa faranno da grandi. A tal proposito ricorderò sempre cosa disse a Genova la mia futura docente di storia dell’arte greca e romana all’incontro di orientamento cui partecipai prima ancora di immatricolarmi, nell’ormai lontano 2000. Disse “Nel settore non ci sono molti sbocchi occupazionali, se davvero avete intenzione di diventare archeologi, sappiate che dovrete inventarvi il lavoro.” Non fu proprio incoraggiante, ma fu sincera. Apprezzai il consiglio, ma mi buttai ugualmente nella mischia. Alla fine, credo proprio di averlo seguito, il suo consiglio, e di essermi inventata se non un lavoro, quantomeno un’esperienza e una professionalità in un settore che per l’archeologia è ancora poco sfruttato nelle sue enormi potenzialità, quello della comunicazione 2.0 e social per i musei. Archeostorie può aiutare i giovani studenti di oggi, futuri archeologi di domani, a capire e a riconoscere le loro potenzialità, in un ambiente universitario che è ancora scollato dal mondo reale (come ha detto Giuliano De Felice, l’università forma bravissimi potenziali ricercatori, che rimangono però potenziali).
La Chimera è molto soddisfatta di Archeostorie: nel libro c’è anche lei, perché in qualche modo è stata la musa ispiratrice della mia strada. Ed è molto soddisfatta del suo viaggio a Paestum, dove è stata accolta come mascotte degli archeoblogger. Ora le toccherà partecipare sempre alle nostre conventions. Ma non penso proprio che le dispiacerà… 😉