È passata ormai qualche settimana, anzi, quasi un mese, dall’evento archeologico 2.0 più importante di tutti i tempi: il Day of Archaeology. Per chi non lo conoscesse, si tratta nientepopodimenochè un blog (alla faccia di coloro che ancora non ci credono) che raccoglie in una giornata, quest’anno è stato l’11 luglio, una serie di post che raccontano “what archaeologist really do“: il progetto è quanto di più semplice e geniale allo stesso tempo si possa concepire: sono chiamati a raccolta potenzialmente tutti gli archeologi da tutto il mondo a raccontare il loro lavoro, la loro formazione, la loro esperienza, la loro quotidianità, le soddisfazioni o al contrario le frustrazioni di questo che è il mestiere più bello ma più difficile da praticare del mondo. E gli archeologi che partecipano vengono davvero da tutto il mondo: scorrendo l’homepage ci si imbatte negli Stati Uniti, nel Messico, nella Turchia, nella Finlandia, nella Macedonia, ovviamente nella Gran Bretagna, dove questo progetto è nato nel 2011 – e dov’è molto sentita l’Archeologia Pubblica come branca dell’archeologia fondamentale nell’accompagnare lo sviluppo della ricerca – e nell’Italia. Anzi, va detto che l’Italia quest’anno ha partecipato in forze, riuscendo a costituire una categoria di post a sé stante perché, se lo scopo del DayofArch è raccontare il lavoro dell’archeologo all over the world, agli archeologi italiani preme far sapere in giro che si combina a casa nostra, quali sono le tante sfaccettature del nostro mestiere, quali sono le difficoltà e quali le soddisfazioni, quali sono gli sbocchi professionali anche se di lavoro ce n’è poco…
Il merito di riunire gli archeologi, partendo da quelli che hanno più confidenza con i blog, ovvero gli archeoblogger, è stato Francesco Ripanti in arte @Cioschi di Archeovideo, supportato dal grande entusiasmo trascinatore di Cinzia Dal Maso di Filelleni che come un generale ha dettato i tempi e i modi e ci ha decisamente spronato ad esserci. E infatti abbiamo partecipato in forze, nonostante la difficoltà, almeno per me, di scrivere in inglese. Comunque è stata una bella esperienza sia scrivere che trovarsi lì riuniti, ed è stato importante soprattutto perché finalmente cominciamo a fare qualcosa in quella direzione che Cinzia è già da un anno che accarezza, di costituire veramente un gruppo di archeoblogger in grado di far rumore, di farsi sentire, di avere una voce squillante. Siamo partiti con il DayofArch, ma andremo avanti, perché grandi cose bollono in pentola…
Qui trovate il link a tutti i post della categoria Italy al Day of Archaeology 2014. La panoramica, come vi dicevo, è piuttosto ampia: si va dalla didattica all’archeologia digitale, passando dalla vita sul cantiere di scavo, da progetti di ricerca all’archeologia urbana, quindi ai video e alla radio, con i ragazzi di Let’s Dig Again, il canale radiofonico dedicato proprio all’archeologia.
Vi invito a dare un’occhiata per farvi un’idea. Soprattutto se siete studenti di archeologia alla ricerca di una vostra collocazione nel mondo, forse vi farà bene vedere quali sbocchi, ma anche quali difficoltà si incontrano quotidianamente in questa professione. Eh sì, perché la nostra è una professione, riconosciuta a tutti gli effetti. Finalmente.
PS: se siete curiosi di scoprire cosa ho raccontato per il Day of Archaeology, lo trovate qui. Oppure, andatevelo a cercare nella categoria Italy… e soffermatevi a leggere gli altri post… ne vale la pena!
4 pensieri su “L’Italia e il “Day of Archaeology””