Archeowebwriting: a chi serve il blog?

A chi serve un blog di archeologia?

Un blog di archeologia serve a due categorie di utenti del web 2.0: a chi lo scrive e a chi lo legge.

Ok. Io scrivo un blog di archeologia. Io sono un archeoblogger. Io sono un archeologo. Perché mi serve un blog di archeologia?

Ognuno ha la sua risposta personale, magari più d’una. Io per esempio ne posso dare tantissime. Sia come archeologa e autrice di un blog personale, sia come archeologa autrice di un blog museale istituzionale. Eh sì, perché le risposte a quel punto cambiano.

Provo a buttare giù un elenco di motivazioni per cui a un archeologo può servire un blog. E di conseguenza, butto giù un elenco di motivazioni per cui a un museo, a uno scavo archeologico, a un progetto di ricerca, serve un blog. Perché vi assicuro che il blog serve.

Archeologo: mi piace condividere notizie ed esperienze; metto a disposizione le mie competenze per fare divulgazione; sono esperto di un dato settore in cui c’è molta confusione, e voglio fare luce in questo marasma; uso il blog come vetrina per le mie attività; seguo un progetto di ricerca nel quale ho investito molto e il blog è un’utile interfaccia per raccontarne i passaggi salienti; mi piace scrivere.

museo: voglio far conoscere le mie attività; voglio che la comunicazione del museo con i visitatori passi anche dal web 2.0; voglio approfondire in questo spazio aspetti del museo, della collezione, delle opere, che nello spazio fisico del museo non ho modo di mostrare fisicamente; voglio raccontare i perché di una mostra; voglio mostrare il dietrolequinte del lavoro in museo; voglio informare su aperture, chiusure, inaugurazioni, presentazioni; voglio promuovere la mia presenza in rete.

progetto di ricerca/scavo archeologico: voglio farmi accompagnare dal lettore passo passo nel procedere della ricerca; voglio raccontare il mestiere dell’archeologo nel momento stesso in cui lo si svolge; voglio coinvolgere la comunità locale; voglio condividere il procedere del progetto; voglio restituire alla comunità la sua storia in tempo reale.

Sono tutte nobili motivazioni. Riusciamo ad adempierle tutte?

E poi ci sono loro, i lettori. Siamo sicuri che a loro serva il nostro blog? Quando scriviamo, infatti, dobbiamo porci la domanda “a chi serve ciò che sto scrivendo?” Questo genera un’altra domanda: qual è il mio target di pubblico? A chi mi rivolgo? Il mio messaggio arriva a destinazione?

A chi serve un blog di archeologia? I lettori

Cosa cercano i lettori in un blog di archeologia, cosa si aspettano quindi nel momento in cui approdano sul nostro spazio? Se sono approdati qui non è per caso, ma perché facendo una ricerca specifica su google tra le risposte fornite da Mister G. c’è proprio il nostro blog.

E allora non possiamo deludere le loro aspettative.

Un blog di archeologia informa, dunque noi dobbiamo fornire informazioni verificate e aggiornate.

Un blog di archeologia fa divulgazione, dunque noi dobbiamo fornire testi chiari ed efficaci, ed assolutamente corretti dal punto di vista scientifico.

Il lettore. Questo sconosciuto: possiamo scoprire qualcosa analizzando le metriche del nostro blog

Il lettore è l’utilizzatore finale del nostro blog. Sono passati i tempi in cui si apriva un blog per se stessi, ormai il blog è una vetrina per sé, per le proprie attività, ma anche un luogo di riflessione e di informazione, un luogo in cui possono anche nascere discussioni su temi di più o meno grande impatto. Questo vale in archeologia come in ogni altro ambito. E io, autore, sono responsabile di ciò che scrivo, per cui nei confronti del mio pubblico ho un obbligo morale che mi spinge alla ricerca di contenuti efficaci, veridici, verificati, utili, originali ovvero non copincollati da altri.

Guai a pensare che siccome si tratta di un blog possiamo permetterci di essere imprecisi, raffazzonati, guai a credere che i contenuti di un blog non debbano essere curati quanto quelli di un articolo scientifico. Scriviamo per un pubblico, che proprio perché non è quello degli addetti ai lavori (o non solo) merita tutta la chiarezza e completezza di informazioni possibile.

Nel mondo anglosassone ciò già avviene e i blog contengono testi tali da non aver niente di meno di un articolo scientifico. Nonostante la comunità accademica sia ancora restìa ad accettarli (e in questo articolo è raccontato molto bene), i blog possono, anzi devono essere citati in bibliografia quando è riconosciuta la validità del contenuto (nel link, tra l’altro è spiegato come si cita un postblog in bibliografia).

I lettori sono potenzialmente migliaia, ciascuno con la sua risposta alla domanda “perché mi serve leggere un blog di archeologia“.

Un blog serve al lettore solo se ne soddisfa le necessità. E le necessità di fondo sono: informazione completa; opinione, quando richiesta, documentata; chiarezza e completezza della spiegazione; esposizione accattivante (ovvero scritta bene e corredata da media efficaci); risposta alle curiosità o ai dubbi. E potremmo andare avanti per ore.

Se vogliamo conoscere i nostri lettori, i loro interessi e le loro necessità, dobbiamo studiare le nostre metriche, senza pregiudizi di sorta: cosa li interessa di più? cosa decisamente non acchiappa la loro attenzione?

Può succedere, poi, che un lettore non sappia ancora che gli servirà il tuo blog di archeologia, ma quando vi arriverà non vorrà più farne a meno. Avrai conquistato un lettore. A questo punto tocca fidelizzare con lui e mantenere questo legame.

5 pensieri su “Archeowebwriting: a chi serve il blog?

  1. Grazie di questo post, quello che scrivi, credo, vale per tutti i tipi di blog e mi è servito a riflettere sul mio che si occupa di movimento.
    Io non riesco molto ad interagire con chi legge o meglio ci sono pochissime persone che fanno richieste di approfondimento e quindi mi sento un po’ solo…però forse devo fare una riflessione più approfondita. Grazie per lo spunto.
    Ciao N.

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    1. Ciao Nicola,
      sì, certo, ciò che scrivo vale per tutti i tipi di blog; si tratta di consigli e riflessioni che possono variamente essere declinati per qualsiasi argomento.
      Non è facile avere da subito l’interazione con i lettori; però per sperare che ciò avvenga occorre accompagnarli passo passo, con propri contenuti aggiornati, curati, che facciano venire voglia di approfondire l’argomento e, quello sì, di chiederti cose specifiche o condividere i propri pensieri (come hai fatto tu con me ora). Vale la pena di insistere, soprattutto se il blog in questione vuole essere una vetrina della propria attività. Se ti va di leggere gli altri articoli della serie archeowebwriting troverai forse altre suggestioni. A presto
      Marina

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  2. Complimenti, in quest’epoca di letture mordi e fuggi sui social che cadono rapidamente nell’oblio è bello che vi siano ancora blog tematici che pubblichino con regolarità con contenuti che restano nel tempo.

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    1. Caro Sebastiano, la ringrazio! Credo molto nella funzione dei blog come luoghi di approfondimento, proprio perché già molti spazi sono destinati alla fruizione veloce (pure troppo, di solito) dei contenuti.

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