Spello (PG) ospita fino al 9 dicembre 2012 la mostra Aurea Umbria, dedicata all’indagine su un periodo storico cruciale della storia di Roma: l’età tetrarchia, costantiniana e tardoantica, circa 3 secoli di storia tanto importanti per i destini della regione quanto ancora in parte oscuri per quanto riguarda gli studi archeologici. La scelta di Spello come sede della mostra non è casuale, in quanto l’antica Hispellum ebbe un forte legame con Costantino, il quale cambiò il nome della città in Flavia Constans: a testimonianza dell’evento ci rimane una lunga iscrizione nota come Rescritto di Spello, datata al 333-337 d.C., nella quale l’imperatore ordina il nuovo nome e la costruzione di un santuario dedicato alla famiglia imperiale dei Flavi.
La mostra, ospitata nel Palazzo Comunale del borgo, si articola in tre sezioni dislocate su due piani: la prima sezione riguarda più da vicino Costantino e il suo rapporto con Spello e con l’Umbria, e affronta il tema delle forme e dei modi del potere: naturalmente è il rescritto di Costantino il protagonista, insieme ad un ritratto dell’imperatore da Bolsena modellato su un ben più antico ritratto di Augusto (pratica non nuova a Costantino, se si pensa ad esempio ad analoghe soluzioni sull’Arco di Costantino a Roma) e due ritratti di imperatrici, rappresentanti del potere imperiale celebrato in Umbria. La seconda sezione vuole raccontare le élites e i ceti subalterni, ovvero la società delle città dell’Umbria nei tre secoli che vanno dall’età tetrarchica alla guerra greco-gotica (535-553 d.C.), momento di grande crisi e rottura degli equilibri non solo in Umbria, ma in tutta l’Italia centrale, mentre si erano ormai rotti gli antichi assetti politici e territoriali, dato che l’Impero romano d’Occidente non esisteva più. In questa sezione si cerca di trasmettere il senso della trasformazione nel territorio e nei modi di vita, attraverso l’esempio delle fasi più tarde di occupazione della villa di Poggio Gramignano (Lugnano in Teverina) che videro l’installazione sulle strutture ormai in abbandono di un sepolcreto per bambini. La terza sezione vuole spiegare l’intricato rapporto tra paganesimo e cristianesimo, in una fase in cui la nuova religione è ancora intrisa di motivi pagani, mentre continua a sussistere lungo il percorso della Flaminia il culto al dio Mitra. La cristianizzazione è ad un livello abbastanza avanzato di penetrazione, testimoniato da sarcofagi, rilievi e iscrizioni. Ma la serie di oggetti senza dubbio più interessante è il cd. tesoro di Canoscio, un corredo di argenterie liturgiche e private sulle quali compaiono simboli cristiani. L’eccezionalità del tesoro è data, oltre che dall’unicità dei pezzi che lo compongono, anche dalla sua origine: doveva trattarsi infatti del bottino di razzie fatto dall’esercito dei Goti di Totila durante le scorrerie che misero in ginocchio la regione durante la guerra Greco-gotica, e abbandonato poi vicino a Città di Castello probabilmente dalle truppe in fuga all’indomani della sconfitta di Tagina contro i Bizantini.
Aurea Umbria nasce come occasione per fare una sintesi sul complesso periodo storico che va dal III al VI secolo e che per quanto riguarda l’Italia centrale, Marche ed Umbria in particolare, ha ancora molte zone d’ombra. Partendo da Spello, città che godette di particolare prestigio in età costantiniana, la mostra vuole essere un luogo da cui partire per scoprire la ricchezza archeologica del territorio. Aurea Umbria diventa la definizione che vuole scalzare quella più nota che interpreta come “ferreo” il periodo tardoantico. I circa 70 pezzi esposti vorrebbero mostrare la vitalità della regione durante i secoli più bui della storia romana, supportati da un’abbondante e utile pannellistica. Aldilà di questo però, personalmente nutro qualche dubbio sulla buona riuscita dell’esposizione: il visitatore riesce a farsi un quadro della società nei tre secoli presi in considerazione dalla mostra? Riesce a capire che siamo in una fase di trasformazione (storiograficamente parlando il termine decadenza è passato di moda) non solo nell’immaginario, ma anche e soprattutto nei modi di occupare il territorio? Riesce a capire che gli assetti territoriali sono mutati o stanno mutando rispetto al passato? Non viene fatto, infatti, quasi nessun accenno all’urbanistica, che pure è la spia principale delle trasformazioni di questo periodo. Dubito che chi non possiede già un’infarinatura sull’argomento possa aver chiaro il quadro storico e archeologico di riferimento (che in effetti non è del tutto chiaro neanche agli archeologi stessi…).
Il rescritto di Costantino, elemento cardine del percorso espositivo
Ero anche curiosa di visitare questa mostra perché attratta dall’archeostar di riferimento che ne è curatore: Valerio Massimo Manfredi. Dall’archeologo romanziere e presentatore di programmi tv di divulgazione storico/archeologica mi aspettavo però qualcosa di più, di nuovo, di diverso, di – diciamolo pure – spettacolare: siamo invece davanti ad una mostra molto tradizionale dal punto di vista dell’allestimento, senza apparati interattivi né audiovisivi, ma con grande dispiegamento di pannelli esplicativi, molto chiari, in effetti, nei loro contenuti, ma forse addirittura sovrabbondanti rispetto alla quantità di oggetti esposti. Allestimento forse sottotono, dunque, rispetto alle premesse.
Senz’altro la mostra contribuisce a creare dibattito intorno a quello che è decisamente un tema caldo per gli archeologi, e ha il merito di portare tale dibattito al grande pubblico. Grande pubblico che è formato principalmente dagli abitanti della regione, ma soprattutto dai turisti che, visitando il borgo di Spello, oltre alla mostra possono visitare con lo stesso biglietto altri fulcri storico/culturali della città: la Cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore, affrescata dal Pinturicchio, la Pinacoteca Civica, il Museo Emilio Greco e i Mosaici Villa Romana, in loc. Sant’Anna.
Info: Aurea Umbria. Una regione dell’Impero nell’era di Costantino, Palazzo Comunale, Piazza della Repubblica, Spello, 29 luglio – 9 dicembre 2012