Sarà che è appena passato San Valentino, sarà che c’è un po’ di romanticismo nell’aria, ma tant’è, quando oggi ho visto in biblioteca “Dammi mille baci” di Eva Cantarella, non ho saputo resistere e l’ho subito preso in prestito. L’ho anche iniziato e devo ammettere che la Cantarella dimostra una volta di più la sua professionalità e la sua competenza con temi che se da un lato possono far arrossire le educande, dall’altro sono quegli argomenti un po’ scabrosi che suscitano sempre un po’ di curiosità in chi legge. Ecco un esempio: quando andate in gita a Pompei vi interessa senz’altro vedere la città così come si è conservata sotto metri e metri di lava, ma chissà come mai di tutte le informazioni che la guida vi darà ciò che vi rimarrà più impresso saranno le pitture a soggetto erotico…non ho ragione?
La Cantarella ci parla dell’amore al tempo dei Romani. Amore inteso in tutte le sue accezioni, compresa, quindi, anche la sessualità. Parlare dell’amore per i Romani significa affrontare un capitolo importante della loro vita, un capitolo che rende gli antichi Romani per quello che devono essere considerati: “esseri umani, meno ‘monumenti’ di quanto una retorica che stenta a morire che li ha troppo spesso presentati; meno solenni” (p.5). Parlare dei Romani nella loro sfera privata può essere un modo per avvicinarci a quella civiltà così lontana eppure così vicina. Se questo modo di presentare i Romani può essere utile ad avvicinare un pubblico più ampio dei soliti, pochi, affezionati ai libri di storia, ben venga. Quello che finora posso dire (ho appena iniziato la lettura) è che lo stile è scorrevole, di facile anzi facilissima comprensione, adatto a chiunque. In qualche caso può far sfuggire qualche sorriso imbarazzato (leggete il carme di Catullo a p. 17 e capirete); in ogni caso è sicuramente una lettura interessante e, ribadisco, adatta a tutti i tipi di pubblico.
Nel prossimo futuro fornirò un’adeguata recensione. Per ora mi auguro, e vi auguro, se vi ho incuriosito, buona lettura!