1909, un’ottima annata!
E’ quello che potrebbero aver detto i partecipanti alla missione di recupero delle casse di whisky abbandonate al Polo Sud nel 1909 nel corso della prima esplorazione dell’Antartide, dall’esploratore che, non riuscendo a raggiungere il centro del Polo Sud entro la “bella stagione” fu costretto ad alleggerire il proprio carico per potersi allontanare più velocemente onde sfuggire alla morsa del gelo che avanzava inesorabile. Quel bagaglio era costituito da whisky, un ottimo whisky del 1907. Il povero Shackleton, l’esploratore in questione, si disperò parecchio per quell’abbandono inevitabile. Anche perché il whisky era un mezzo di conforto, e dover scappare dall’Antartide senza aver portato a termine la missione, e senza il conforto del whisky, deve aver reso il ritorno un momentaccio veramente nero!
Ora, a più di un secolo di distanza, una missione è andata a recuperare quel whisky. Una squadra del New Zealand antarctic heritage trust e’ riuscita a recuperare tre casse di scotch whisky Chas Mackinlay & Co e due di brandy della The Hunter Valley Distillery Limited Allandale, sotto un pavimento di assi di legno in una baracca nel polo Sud. Il ritrovamento è eccezionale, anche perché il contenuto delle casse si deve essere preservato quasi completamente intatto (forse qualche bottiglia è rotta).
La notizia ha fatto scalpore, nonché il giro del mondo, perché ora la scommessa è riuscire a recuperare da questi distillati la ricetta dell’inizio del Novecento, ricetta che ormai non si segue più e di cui si è persa traccia e memoria. La Whyte & Mackay, che ha acquistato la distilleria Mackinlay, ha definito il ritrovamento “un dono del cielo”. Probabilmente prevedendo il ritorno di immagine, pubblicitario e non solo, che da questa scoperta deriva. Secondo Richard Paterson, mastro miscelatore della Whyte & Mackay’s, il whisky di Shackleton è ancora «bevibile» e dovrebbe avere lo stesso gusto di un secolo fa. Se riuscisse a ottenerne un campione, visto che non tutte le casse saranno prelevate, sarebbe in grado di riprodurlo.
Una bella e inebriante scoperta “archeologica”, non c’è che dire!
Brindiamo anche noi alla scoperta allora. E con un bel whisky on the rocks, of course!