Spesso ci rendiamo conto dell’importanza delle cose quando ci vengono portate via. Io per esempio, ignoravo che la Chiesa di San Pietro a Rocca di Botte custodisse al suo interno un pulpito romanico di pregevole fattura, completo di colonnine tortili e leoni marmorei.
Traggo la notizia da qui: http://ilcentro.gelocal.it/dettaglio/rubato-il-pulpito-romanico/1847094
Leggendola vi renderete conto di quanto il colpo sia stato studiato nei dettagli da ladri professionisti, e non da tombaroli della domenica. Ancora una volta, dietro c’è una ricca committenza che non si fa scrupoli a deturpare il patrimonio artistico, oltreché religioso e culturale, di una piccola comunità per il proprio diletto personale. Questa volta non è stato come fare uno scavo clandestino (cosa esecrabile, come ho già avuto modo di dire più e più volte): lo scavo clandestino è tale in quanto fatto su siti archeologici spesso sconosciuti agli stessi studiosi, nonché alle Istituzioni preposte al controllo archeologico del territorio; qui la questione è ben diversa: qui è stato rubato un pulpito ad una comunità, una comunità che ben conosce l’esistenza e il valore di ciò che le è stato portato via. E al contrario di oggetti archeologici scavati clandestinamente, di cui nessuno sa nulla perché mai visti prima, qui l’oggetto rubato è ben noto! Sarà molto difficile per i ladri far arrivare a destinazione la refurtiva: vorrete mica che il collezionista committente si faccia beccare con le mani nel vasetto di marmellata? Le indagini si sono attivate il prima possibile e gli inquirenti sono già sulle tracce dei malviventi. Ecco quindi l’ennesimo inutile danno al nostro patrimonio. A chi giova far rubare un pezzo d’arte se poi tanto non lo può avere in quanto rischia che gli piombino addosso come falchi le Forze dell’Ordine?
E intanto noi continuiamo a farci del male…