Il museo archeologico di Castelporziano

All’interno della Tenuta Presidenziale di Castelporziano si trova un piccolo museo archeologico. Il perché è presto detto: la tenuta occupa un’area di più di 6000 ettari sui quali in età romana sorgevano almeno due insediamenti: il Vicus Augustanus e la villa imperiale di Tor Paterno.

Ricerche archeologiche nella Tenuta di Castelporziano

tenuta presidenziale castelporziano
Tenuta presidenziale di Castelporziano. In primo piano parte del grande mosaico di Vicus Augustanus collocato nellOrto della Regina

La Tenuta di Castelporziano è giunta pressoché intatta nei suoi confini dal Medioevo ad oggi. Risalgono al XVIII secolo le prime ricerche archeologiche che portarono in luce i resti della villa imperiale di Tor Paterno, mentre al 1865 risalgono i primi rinvenimenti relativi al Vicus Augustanus, un insediamento voluto da Augusto e fondato effettivamente in età augustea, che da subito si rivelò interessante: nel 1908 venne in luce, infatti, un bellissimo mosaico a tessere bianche e nere, che circondava sui 4 lati un grande peristilio di pertinenza di un grande edificio pubblico. Il mosaico, immediatamente strappato e portato a Roma, solo in anni recenti è stato portato nella Tenuta e oggi è opportunamente valorizzato nel giardino del castello di Castelporziano.

Il museo archeologico

Il piccolo museo racconta la storia del territorio, dall’età protostorica a quella romana attraverso i rinvenimenti più rilevanti: la necropoli di Castel di Decima, il Vicus Augustanus, la villa di Tor Paterno. Ma andiamo con ordine.

Nella sala I si trovano i materiali erratici, per così, dire, ovvero i rinvenimenti artistici, quali statue e rilievi, rinvenuti tra il Settecento e l’Ottocento e privi di contesto o di una provenienza precisa.

La Tomba 15 di Castel di Decima

La Sala II è dedicata alla necropoli di Castel di Decima, in particolare alla riproposizione del corredo della Tomba 15, una tomba principesca completa di carro. La necropoli, rinvenuta negli anni ’70 del Novecento, si data all’VIII-VII secolo, ed era costituita da tombe a fossa ricoperte da terreno naturale o strati di pietre. Il defunto all’interno delle fosse veniva solitamente inumato, vestito e accompagnato dal suo corredo personale, costituito da ceramiche e oggetti metallici. Circa 300 tombe furono indagate, e tra queste la Tomba 15 risulta essere la più interessante.

tomba 15 castel di decima
Il corredo della tomba 15 di Castel di Decima – Museo archeologico di Castelporziano

La tomba 15 era innanzitutto più grande delle altre, fatta apposta per deporre oltre agli oggetti prettamente di ornamento del giovane defunto, anche il ricco corredo, costituito da un carro cui era poggiata un’anfora vinaria, più una serie di oggetti ceramici e metallici. La tomba risale alla fine dell’VIII secolo: armi, fibule e spille in argento, affibbiagli a pettine in argento e una coppa d’argento nelle mani del defunto testimoniano di un’epoca – quella dell’Orientalizzante antico – in cui circolavano beni di pregio ed erano diffusi gli scambi di doni tra capi. Tra le ceramiche le coppe e i kantharoi, tra gli oggetti in metallo bacili e patere in bronzo e spiedi in ferro, ci rimandano al mondo del banchetto greco/etrusco.  Oltre al corredo, esposto nella sala, è presente una ricostruzione, una sorta di plastico nel quale è indicata la sistemazione dei singoli oggetti. Molto didattico, semplice e ben riuscito.

L’età romana

Con la Sala III entriamo nel vivo dell’età romana. Risale ad età augustea la fondazione del Vicus Augustanus, sancita da cotanta iscrizione che riporta la formula Ab Urbe Condita. Doveva essere inizialmente una grande iscrizione posta sul basamento per una serie di statue ritratto dei personaggi della casa imperiale giulio-claudia. Un documento di indubbio valore storico ed epigrafico.

La grande iscrizione di Vicus Augustanus al Museo archeologico di Castelporziano

Si procede poi con la villa imperiale di Tor Paterno. Qui l’attenzione viene attratta dagli splendidi lacerti di affresco che dovevano rivestire il soffitto di un ambiente quadrangolare della villa, riscaldato con il sistema delle suspensurae, la cui funzione però non è stata individuata con certezza, forse un piccolo triclinio.

villa imperiale tor paterno
Affresco dalla villa imperiale di Tor Paterno. Il volto della dea. Museo Archeologico di Castelporziano

Le pitture si stendono su un fondo rosso accesissimo. Di grande pregio sono i pigmenti pittorici usati, il lapislazzuli per l’azzurro e la polvere d’oro per arricchire il giallo. I due frammenti più grandi sono notevoli: una figura egittizzante seduta di profilo e il volto di una dea, delicatissimo. La presenza della figurina egittizzante, oltre ad altri frammenti di rappresentazioni a soggetto nilotico, fanno propendere per una datazione ad età giulio-claudia, quando ancora era forte il ricordo della vittoria di Azio da parte di Augusto nel 31 a.C. Non è chiara l’identificazione della dea, anche perché si conserva solo il volto con la testa cinta da una corona, ma la presenza dei motivi egittizzanti, e la ghirlanda di spighe che corre intorno al tondo scuro nel quale essa si trova, ha fatto pensare ad una Iside Frugifera, una divinità sincretica nella quale confluiscono gli aspetti della dea romana Demetra e quelli della dea egizia Iside, il cui culto ebbe grande fortuna nel mondo romano.

villa imperiale tor paterno
figura egittizzante dipinta sul soffitto di un ambiente della villa imperiale di Tor Paterno. Museo Archeologico di Castelporziano

Una curiosità, che però rivela una questione di metodo e di approccio al restauro: le pitture sono state rinvenute estremamente frammentarie. Solo l’ordito del canniccio su cui l’intonaco era applicato – e che è visibile sul retro della superficie pittorica anche nell’allestimento museale – ha permesso la ricostruzione di ampie porzioni di affresco.

Il mosaico del Vicus Augustanus

Nel giardino del Castello, il cosiddetto Orto della Regina, a poca distanza dal museo, è stato ricollocato nel 2002 un grande mosaico proveniente dal Vicus Augustanus. Rinvenuto tra il 1908 e il 1910, fu staccato e portato a Roma, dove versava in non buone condizioni; restaurato alla fine degli anni ’90, ne fu decretata la sistemazione nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano nell’ambito della valorizzazione del Castello, e del mosaico, ovviamente.

mosaico vicus augustanus
Scena di venatio sul mosaico di Vicus Augustanus oggi nell’Orto della Regina del castello di Castelporziano

Il giardino all’italiana del Castello della Tenuta Presidenziale accoglie dunque in una sua porzione il lungo mosaico, che si sviluppa su quattro lati: così era disposto anche originariamente, circondando un peristilio quadrangolare di un grande edificio pubblico del Vicus Augustanus. Su ogni lato si differenziano i soggetti rappresentati: su due dei lati lunghi, che affacciavano sugli ambienti termali del complesso, sono raffigurati pesci e creature marine fantastiche, come spesso avviene nelle terme romane di II secolo (basti vedere nella vicina Ostia quanto i soggetti marini siano diffusi: nelle Terme del Nettuno, nelle Terme dei Cisiarii, nelle Terme dell’Invidioso, per esempio).

mosaico vicus augustanus
Mosaico di Vicus Augustanus, scena di thiasos marino. Tenuta presidenziale di Castelporziano, Orto della Regina

Su uno dei lati brevi, che immetteva in un tablino, sono raffigurati ammaestratori di bestie feroci: un’iconografia particolare, cui fanno da contraltare le venationes, cioè le scene di caccia vere e proprie, sul lato breve di fronte; in queste il venator affronta di volta in volta un leone, uno gnu e altri animali selvatici, alcuni dei quali palesemente africani, come lo struzzo.

Le grandi dimensioni del mosaico, e l’associazione di iconografie diverse, la caccia/venatio da una parte e il thiasos (corteo) marino dall’altra, ne fanno un esempio unico nel suo genere e sicuramente di grande rilievo.

Ma di questo parlerò, magari, in un altro post.

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