Il Museo archeologico della Lucania Occidentale

Un museo archeologico nella Certosa di Padula

Kantharos dalla necropoli di Valle Pupina a Padula: su un lato è configurato a testa di Sileno, sullaltro è a testa di Menade, IV sec. a.C.

Si trova a Padula, all’interno del percorso di visita della Certosa. Anche se apparentemente slegato dal contesto in cui è sistemato (un monumento religioso di proporzioni immense, esistente fin dal Trecento, ma che vede il suo massimo splendore in epoca barocca), tuttavia si inserisce in maniera elegante e umile nella serie di sale, chiostri e cappelle di cui la Certosa è costituita. Si compone di due ambienti, una grande sala nella quale sono esposti corredi funerari dalle necropoli di Sala Consilina e di Padula, e l’adiacente chiostro, il cosiddetto lapidario, che ospita alcune testimonianze epigrafiche e scultoree dell’area in età romana. Ha subito alcune traversie prima di arrivare alla sistemazione attuale: addirittura, nei progetti iniziali, dovuti all’entusiasmo per le scoperte, il museo avrebbe dovuto occupare l’intero spazio della Certosa; ma poi si scese a più miti consigli.

Dall’età del Ferro all’età ellenistica

I corredi funerari delle necropoli di Sala Consilina e di Padula costituiscono la via per conoscere le prime comunità che abitarono il Vallo di Diano dal X secolo a.C. in avanti.

Si tratta di comunità locali che piano piano, nel corso dei secoli vengono a contatto con le comunità greche che nel frattempo giungono sulla costa campana colonizzandola. Questo processo si legge bene proprio nei corredi: nelle tombe di età del Ferro, maschili e femminili, prevalgono gli oggetti di ornamento in bronzo e la ceramica di impasto. Da una tomba proviene un modellino di casa che ci mostra come dovessero essere le abitazioni di Sala Consilina nel IX secolo a.C. L’insediamento dell’età del Ferro infatti non è noto, perciò tutto ciò che si conosce proviene dallo scavo delle necropoli.

Ceramica di produzione locale nelle tombe di X secolo da Sala Consilina

La necropoli pre-ellenica, prima cioè dell’incontro con le popolazioni greche della costa, di Sala Consilina consta di ben 2800 tombe, che coprono un arco di tempo dal X al VI secolo a.C. Le sepolture più antiche sono a incinerazione (i cinerari sono urne biconiche coperte da scodelle o da elmi in terracotta nel caso delle sepolture maschili), mentre quelle più recenti dell’età del Ferro sono a inumazione e hanno consentito di recuperare tutti gli oggetti dell’ornamento del vestiario del defunto: monili in bronzo, fibule ad arco per le donne, fibule serpeggianti per gli uomini, cinturoni femminili in bronzo molto elaborati e consistenti. Sembra di cogliere, nei corredi delle sepolture a cremazione, dei contatti con le popolazioni villanoviane che dall’area dell’alto Lazio si erano già spinte nella regione di Pontecagnano, dando vita a quella che verrà chiamata Etruria Meridionale. Ma molti altri elementi, come le produzioni ceramiche, parlano di stretti legami con i territori circostanti e in particolare con la Basilicata.

Corredo femminile da una tomba della necropoli di Sala Consilina: collane in ambra e osso, fibule e monili in bronzo

Da metà dell’VIII secolo cambiano molti aspetti dei corredi funerari. Entriamo a buon diritto nella fase Orientalizzante, cui fa seguito l’età Arcaica e poi Classica: iniziano, e diventano via via più massicce le importazioni di materiali, ceramici in particolare, dalla Grecia, che portano con sé un patrimonio immateriale fatto di miti, di usanze (come il banchetto), di idee che vengono acquisite dagli abitanti del Vallo di Diano. Iniziano anche imitazioni locali e la ceramica si sviluppa secondo forme e decorazioni peculiari. Si registra fino alla fine del VI secolo a.C. una certa resistenza alla penetrazione delle importazioni greche, ma la fondazione della colonia Elea intorno al 540-530 a.C. dopo quella di Posidonia del 600 a.C. e la distruzione del centro indigeno di Palinuro segnano un passaggio decisivo verso la supremazia greca anche in questa zona interna.

La necropoli di Valle Pupina a Padula

La necropoli di Sala Consilina cessa il suo utilizzo nel V secolo a.C. A Padula, invece la situazione è differente, sia per la cronologia (dal VI al IV secolo a.C.) che per i materiali rinvenuti nei corredi.

olle biansate con protomi di pecora: produzioni locali nella necropoli di Valle Pupina, Padula

Se ci si sposta nella necropoli di Valle Pupina, l’attenzione viene colpita dai vasi di produzione locale: olle biansate con protomi di pecore, davvero curiose, e decorate a motivi geometrici che si datano al VII secolo a.C. Tuttavia, sono preponderanti i materiali di produzione attica per tutto il V e IV secolo a.C. Nel repertorio figurativo compaiono temi legati al ciclo di Eracle, ma anche satiri e menadi e il ciclo troiano. Tra i nomi di pittori individuati emergono il Pittore di Altamura e il Pittore di Berlino: due nomi noti a chi si occupa di pittura vascolare greca.

Il Lapidario

Colonna e capitello figurato dal Lapidario del museo archeologico di Padula

Dal territorio di Padula provengono alcune iscrizioni, monumenti funerari e elementi architettonici sporadici che sono stati riuniti nel Chiostro dei Priori adiacente alla Sala a Elle che ospita il museo. Sono oggetti di età ellenistica e romana. I capitelli figurati sono di III-II secolo a.C. e potrebbero essere pertinenti ad un tempio costruito nella zona sulla cui identità e posizione però non vi è certezza; stesso discorso vale per due statue prive della testa, rinvenute nelle vicinanze della Certosa e raffiguranti due personaggi togati. Completano l’esposizione alcune stele funerarie di età romana e un sarcofago in pietra.

Il Museo archeologico della Lucania Occidentale traccia un interessante quadro della storia più antica del Vallo di Diano. In un contesto geografico/antropico antico caratterizzato, sulla costa, dalla forte presenza dei Greci con le colonie di Posidonia-Paestum prima, e di Elea-Velia poi, la regione del Vallo di Diano, nell’interno, mostra sue precise peculiarità e alcune differenze nell’arco anche solo di pochi km: se a Sala Consilina, infatti, l’elemento greco stenta a prendere il sopravvento nei corredi funerari (e quindi nella popolazione e negli scambi), a Padula esso è preponderante fin da subito, segno di dinamiche diverse di insediamento e di contatto con i Greci della costa.

A livello di esposizione, il museo è molto ricco, espone oggetti davvero notevoli spiegati da un buon apparato di pannellistica. Avrei apprezzato qualche didascalia in più nelle vetrine, soprattutto quando nei pannelli si fa riferimento a vasi specifici: non tutti, anzi proprio in pochi, eccetto chi è del mestiere, sanno riconoscere uno skyphos e lo sanno distinguere da un kantharos. Né la descrizione della raffigurazione aiuta: in pochi sanno distinguere un Aiace Oileo con Cassandra da una scena di satiri e menadi, per esempio. C’è di che migliorare.

4 pensieri su “Il Museo archeologico della Lucania Occidentale

  1. Bellissima descrizione del nostro Museo Archeologico. Grazie per tutte le osservazioni, anche se non si conosce bene il nome del produttore/venditore dei Vasi (skp…. o kan…) delle necropoli dell’antica COSILINUM.

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