gordes-village-bories

Bories, architettura in pietra a secco (valorizzata) in Provenza

Village des Bories

Di recente sono stata in Provenza. Oltre alla lavanda, al buon vino e ai sentieri nell’Ocra, mi sono imbattuta spesso, scrutando nei campi e guardando negli oliveti, in interessanti costruzioni in pietra a secco, di dimensioni anche grandi in qualche caso, caratterizzate sempre da un tetto conico o comunque fortemente inclinato realizzato anch’esso in pietra come il resto della costruzione. Ho addirittura concluso il week-end con la visita al Village des Bories, vicino a Gordes, venendo così meglio a contatto con un’architettura di pietra che testimonia un capitolo della storia rurale della Francia.

gordes-village-bories
Village des Bories. Credits: vaucluse-provence-pass.com

Les Bories, come vengono chiamate, sono per l’appunto capanne in pietra a secco (in francese sono definite proprio cabanes en pierre seche), diffuse nell’Alta provenza, nel Vaucluse, tra il XVII e il XIX secolo. Esse si situano al margine dei villaggi abitati, in un momento in cui la storia economica della Francia rurale è caratterizzata dall’estensione delle terre coltivate ai margini dei territori dei villaggi e dall’accesso a queste proprietà rurali ai membri più umili e poveri della comunità contadina. Le più antiche di esse furono costruite sotto il regno di Luigi XIV, e non erano altro che dépendances più o meno lontane dalla fattoria vera e propria, utilizzate di solito stagionalmente o comunque per un tempo limitato nell’anno.

village des Bories

Le capanne in pietra a secco provenzali si chiamano bories perché Bori è il termine che in provenzale significa tugurio. Il termine è invalso nell’uso comune tanto che a Gordes si può visitare il Village des Bories.

Questi edifici sono realizzati interamente in pietra, che è la pietra rinvenuta al suolo durante le attività agricole; la tecnica di costruzione è quella a secco, ovvero senza l’utilizzo di leganti: si tratta di un’architettura povera, che utilizza materiali reperibili in loco e li assembla senza l’utilizzo di altri materiali. Come in tutte le costruzioni a secco, ciò che attrae di più è la realizzazione del tetto, in genere costruito con filari sovrapposti di pietre aggettanti verso l’interno e inclinate verso l’esterno.

Quanto alla loro funzione, les bories costituivano il riparo per gli animali, dalle galline agli armenti, per gli attrezzi, per il fieno o per il grano, ma anche come abitazione stagionale per i contadini che si dovevano spostare a seguito delle greggi. Per ognuna di queste funzioni esiste una struttura diversificata, e al Village des Bories di Gordes è possibile notare le differenti caratteristiche in funzione della destinazione della capanna: così il riparo per gli animali ha anche un piccolissimo cortiletto all’esterno, per permettere di razzolare, l’abitazione per i contadini ha lo spazio per il focolare (e le pareti in pietra sono annerite). Il villaggio ha poi il forno, ben riconoscibile, ed è chiuso da muretti che ne delimitano gli spazi. Non sempre però les bories sono raggruppate in villaggi: quelle che si vedono sparse nei campi e negli oliveti sono piuttosto delle capanne solitarie, riparo per animali o per attrezzi.village des Bories, cabanes en pierre seche

L’architettura in pietra a secco delle Bories è la testimonianza di un’architettura povera, popolare e anonima, nel senso che non è opera di architetti, ma dei contadini stessi che ne avrebbero poi usufruito, detentori di un saper fare che si tramandava di padre in figlio. Per questo è importante conoscerle e studiarle, perché rimangono in qualche caso uno dei pochi segni tangibili lasciati da una società contadina che pur se non ha scritto pagine di storia, è comunque degna di essere conosciuta in un’ottica globale di studio del passato.

A maggior ragione è importante che esista un sito musealizzato, qual è quello del Village des Bories di Gordes, sito che è molto pubblicizzato, indicato dalla segnaletica, segnalato su tutte le guide, in una parola, valorizzato: perché non se ne perda memoria ma anzi si diffonda la conoscenza. Il Villaggio vicino a Gordes è particolarmente ben conservato e restaurato, all’interno di alcune capanne sono predisposte ricostruzioni di interni che vogliono far capire anche quali erano gli oggetti che venivano utilizzati (tra brocche, attrezzi agricoli o abbeveratoi): non vi sono pannelli con lunghe spiegazioni, tutt’altro: tutto è lasciato alla libera interpretazione e scoperta di ognuno, che può entrare in ciascuna delle capanne, guardare, rendersi conto, e uscire. In questo senso in Provenza si è fatta un’opera meritoria di sensibilizzazione verso la protezione e conservazione di questo patrimonio architettonico rurale, che si cerca di voler proteggere dagli inevitabili cambiamenti che il paesaggio rurale attuale, in Francia come del resto altrove, va subendo. Dagli anni ’70 in Francia ci si è accorti dell’importanza di preservare un tale patrimonio, e lo si è fatto attraverso un censimento delle capanne, una classificazione, uno studio sistematico. (sul sito web di Pierre Seche è possibile documentarsi sull’argomento) Il Village des Bories è figlio di questa campagna di studio/sensibilizzazione e i risultati si vedono, dato l’alto numero di visitatori che registra (ho fatto fatica a trovare parcheggio, parcheggio che ospita sicuramente più di 20 auto contemporaneamente).

Valorizzare l’architettura minore in pietra a secco in Liguria

villages des bories

Viene da chiedersi se in Italia esista un analogo fenomeno di sensibilizzazione e valorizzazione dell’architettura rurale delle nostre campagne. Il caso più eclatante e più noto è senza dubbio quello dei trulli di Alberobello che sì, sono senz’altro valorizzati e inseriti all’interno di percorsi turistici che li vedono protagonisti. Ma altrove? Qualcosa di simile alle bories, per quanto di dimensioni più modeste, si trova in Liguria – non così lontano dalla Provenza, dunque – dove oltre alla tradizione delle fasce, i terrazzamenti che caratterizzano le colline liguri, realizzati per ricavare terra da coltivare, si incontrano ogni tanto le cosiddette caselle, piccoli ripari per attrezzi o per animali che sorgono qua e là per le campagne. Per questi manufatti non esiste, che io sappia almeno, un lavoro unitario di sensibilizzazione e soprattutto di valorizzazione.

Esistono delle realtà, come il Museo Acquarone di Lucinasco (IM) che ha una sezione dedicata all’etnografia e alla casa contadina e ha creato dei percorsi, segnalati con cartellonistica, lungo le colline per indicare le caselle, i piloni, i terrazzamenti più interessanti. Ma è una goccia nel mare e non riesce a creare traffico turistico. Manca sensibilità? Forse. Manca visibilità? Anche.

Studi sulle caselle liguri e sull’architettura rurale ligure se ne sono sempre fatti, ma si tratta di studi che rimangono a livello locale e non riescono ad uscire da un’ottica un po’ provincialotta e disfattista. Il parco di Gordes gode di visibilità anche perché si trova vicino ad uno dei capoluoghi turistici della regione, ma non lo visiterebbe nessuno se non fosse pubblicizzato; in Liguria, forse, allora, basterebbe pubblicizzare un po’ di più queste testimonianze della Liguria contadina, appartenenti ad un mondo che, anche qui, va scomparendo e che a maggior ragione sarebbe giusto preservare e far conoscere.

casella ligure, architettura rurale liguria

Una casella ligure nei pressi del M.te Acquarone, Lucinasco (IM)

Un pensiero su “Bories, architettura in pietra a secco (valorizzata) in Provenza

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.