Questo week-end, 24-25 settembre 2011 si tiene l’evento, a valenza europea, delle Giornate Europee del Patrimonio. Tutta l’Italia delle istituzioni culturali, degli enti di ricerca, delle amministrazioni locali e degli enti preposti alla tutela e alla valorizzazione, dà appuntamento agli Italiani, anche a quelli che si accorgono di avere un patrimonio culturale solo quando si tratta di indignarsi per il crollo di un muro a Pompei o di firmare un’assurda petizione per il ritorno della Gioconda, attraverso una serie di iniziative a carattere culturale, quali mostre, convegni, visite guidate, aperture straordinarie, e poi concerti, rappresentazioni ecc, per celebrare, far meglio conoscere, rivelare il nostro patrimonio culturale, anche il più nascosto o il più sconosciuto. Quest’anno, poi, il leit-motif è il 150enario dell’Unità d’Italia, quindi buona parte degli eventi è in qualche modo legata al Risorgimento, all’800, ai primi passi del piccolo Regno d’Italia, il che rende l’edizione di quest’anno sicuramente peculiare e unica rispetto alle proposte che potevano essere state presentate nelle precedenti edizioni.
Sulla pagina ad hoc del MiBAC c’è l’elenco completo, regione per regione, degli eventi culturali organizzati. Mi sono allora divertita a guardare i numeri e guardate cosa ho scoperto:
- Gli eventi in programma sono, per tutta la Penisola, isole e regioni a statuto speciale comprese, 1313. Se andiamo a vedere regione per regione, ecco chi sale sul podio:
- Lombardia (279 eventi)
- Emilia Romagna (207 eventi)
- Liguria (113 eventi)
- Cooosa??? Liguria? Quella sottile striscia di terra che ha le province così piccole che sopravviverà solo quella di Genova è capace di organizzare 113 eventi? Complimenti! La Toscana ne organizza solo 66, il Lazio non è da meno, la Campania una settantina (e la Sicilia 12…!!!)… Insomma, la Liguria supera per numero di iniziative regioni che sia per superficie che per emergenze archeologiche, beni artistici, complessi monumentali, beni paesaggistici e etnoantropologici contano un numero molto maggiore di potenziali beni da valorizzare.
- Hip hip Hurrà per la Liguria, il cui programma è parecchio eterogeneo, spaziando dall’archeologia alla storia risorgimentale, ai beni ecclesiastici, alla musica e a quant’altro sia venuto in mente ai fantasiosi organizzatori. Dico fantasiosi in senso buono, perché sicuramente ci vuole fantasia, estro e l’intuizione di dire “perché non facciamo questo?” dopodiché ci vuole la capacità di non mettere il mare tra il dire e il fare, e quindi di organizzare il tutto anche con semplicità. Perché basta poco, veramente poco, per organizzare una visita guidata (come sanno bene all’Archeologico di Diano Marina), o un’apertura straordinaria, o la presentazione di un libro (l’autore ne sarà felicissimo).
- Ma non in tutte le regioni la pensano così. Il Lazio con Roma capitale dell’Impero e del Papato, e la Toscana con Firenze e Siena, culle del Rinascimento, non sentono il bisogno di valorizzare ancora di più il loro conosciutissimo patrimonio. Ma proprio qui sbagliano, perché il nostro patrimonio culturale è un pozzo senza fondo…
- Non sto qui a valutare la qualità dell’offerta. In genere si guarda con occhio sospettoso la sovrabbondanza di eventi, in quanto mettendo tanta carne al fuoco si rischia di fare troppo e male. Ma qui si tratta di tanti organismi indipendenti gli uni dagli altri – tra enti pubblici, privati, locali, non locali, associazioni ecc – uniti insieme sotto l’egida del MiBAC, in cui ognuno ha organizzato la sua fetta e l’avrà fatto sicuramente nel miglior modo possibile.
Premiamo l’iniziativa e lo spirito di iniziativa che ha animato gli organizzatori e gli ideatori di ogni singolo evento. Dalle buone idee, di solito, nascono buoni frutti.