In una segnalazione di settembre parlavo di Artelibro 2010, evento dedicato ai libri all’interno del quale si svolse il convegno “La biblioteca del museo, il museo della biblioteca. integrazione dei luoghi della cultura“. Bene, pochi giorni fa ha commentato in calce all’articolo Katia Alboresi, dell’Università di Genova, con un resoconto preciso e puntuale di quella giornata. Su suo permesso lo ri-posto ora sottoforma di articolo indicizzato, perché i contenuti sono importanti ed estremamente interessati, oltre che espressi con cognizione di causa da un’esperta del settore. Dunque ringrazio infinitamente Katia Alboresi innanzitutto del suo intervento in commento, e in secondo luogo per permettermi di pubblicare il suo commento qui in homepage. Ecco il resoconto de “La biblioteca del museo, il museo della biblioteca. integrazione dei luoghi della cultura”
Introduce e coordina Laura Carlini, Servizio Musei dell’IBC e intervengono tra gli altri Loretta Paro Coordinatrice della commissione tematica “Musei e documentazione” di Icom Italia. Laura Carlini introduce il contesto normativo in cui opera IBC, ossia la legge regionale 18/2000 su Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali. L’applicazione della norma ha portato a risultati concreti, ad una prassi quotidiana fatta di percorsi anche espositivi comuni, raccordo tra diverse istituzioni (Comuni, Provincie, Regioni) per richieste di catalogazione di materiale artistico, smistando a livello centrale richieste che implicano professionalità elevate e cooperazione. La delibera regionale spinge Archivi, Musei e Biblioteche a convergere verso standard di qualità dell’International Federation of Library Association (IFLA) per i servizi bibliotecari, del Conseil International des Archives (CIA) per i servizi archivistici e al Codice dell’International Council of Museum (ICOM) per quelli museali, promuove la rilevazione dei patrimoni bibliografici e documentari esistenti nel territorio detta obiettivi per lavorare insieme, per erogare servizi accessibili per trovare aree di sviluppo quali ad esempio lo sviluppo di un catalogo integrato. Anche in questo caso (come nel caso della cooperazione intrasistemica e sovrasitemica delle biblioteche accademiche) le grandi istanze sistemiche si attivano in presenza di progetti di automazione comuni, in ambiti normativi condivisi, con la ricerca di indicatori di sistema e di indagini anche statistiche, quantitative e qualitative che possano quantificare l’evoluzione verso sistemi integrati complessi.
Ascoltando questo ed il successivo intervento si ha l’impressione di un universo ricco, per la varietà del materiale trattare (pensiamo alle competenze di un catalogatore museale) e amplificato dal recupero dello spazio, spazio creativo, in ambito digitale; e se come spesso accade la rarità concorre alla bellezza vien voglia di entrare in questi microcosmi che sono le biblioteche dei musei ed i musei delle biblioteche.
Il titolo dell’intervento di Loretta Paro, coordinatrice della commissione tematica Musei e documentazione di Icom Italia è “Biblioteca e Museo: da “unico” luogo di cultura a centro di sinergie”.
Sinergie è una parola importante nell’ esperienza della dott.ssa Paro, storica dell’arte che attualmente lavora presso la Fondazione Mazzotti, una realtà culturale complessa in cui riceve sollecitazioni operative dal mondo della biblioteca, dell’ archivio e del museo, trittico cui necessariamente dare ordine e visione unitaria per potenziarne l’efficacia informativa.
Sinergia.
Secondo le parole della dott.ssa Paro: – Il caso della Fondazione Mazzotti, è emblematico, si tratta di un archivio di persona, la vita ricostruita di un personaggio eclettico, un lascito piuttosto complesso da gestire che necessità di un progetto speciale.” Riporto dalla web page della fondazione: “La Fondazione nasce su iniziativa degli eredi del noto studioso trevigiano, già all’indomani della sua scomparsa, avvenuta nel 1981, con lo scopo di non disperdere i risultati di una vita di studio e passione per il patrimonio culturale, artistico e paesaggistico del Veneto. La Fondazione pertanto gestisce e mette a disposizione del pubblico un lascito di oltre 13.000 volumi, ai quali si aggiungono le raccolte di periodici e varia letteratura grigia, l’archivio personale di Giuseppe Mazzotti e la straordinaria fototeca, che raccoglie una documentazione unica sul territorio e sulle Ville Venete, ricca di 120.000 immagini”.
Rifletto che: la necessità di eseguire una somma delle professionalità connesse ai tre mondi porta a una sorta di spaesamento positivo. E pur consapevoli di dover rischiare decisioni in un ambito prevalentemente inesplorato può accadere che la perplessità venga conquistata dalla meraviglia cosi come il riserbo cede alla pratica di lavoro acquisita e che può ora essere valorizzata.
Nel racconto di Loretta Paro l’iniziale assemblaggio di competenze diverse al fine di far emergere le prerogative esclusive del proprio ambito operativo è un agire che ricorda l’intreccio di trama e ordito ed il disegno a rilievo che va a ben delinearsi.
All’inizio del suo intervento Loretta ricorda le canoniche frequentazioni di convegni professionali, in una posizione che potremmo definire da “outsider”: bibliotecaria ma non del tutto o non solo, archivista intessuta d’arte, e comunque alla ricerca di segni di appartenenza per ritessere le fila del mondo affidatole.
L’intervento continua con una osservazione in merito al contesto italiano: – In merito alla condivisione di progetti di lavoro in più ambiti disciplinari il panorama italiano presenta una certa arretratezza culturale, la documentazione è scarsa soprattutto a fronte di quanto già messo in opera ma non sufficientemente attestato, mentre esiste una congrua letteratura professionale internazionale. Di recente pubblicazione un articolo pubblicato su Biblioteche oggi Biblioteche dei musei, queste (s)conosciute di Carlo Bianchini ed il costituirsi di una commissione italiana, nella necessità di indagini quantitative e qualitative in merito alle biblioteche dei Musei.
In merito al lavoro compiuto per la Fondazione Mazzotti, si dice che: – “Si è reso necessario agire a livello virtuale ricostruendo frammenti, riferimenti incrociati da libri ad oggetti in un mondo di intersezioni continue, logiche che appartengono a tre mondi archivio biblioteca museo e che non ha senso separare. E’ stato necessario sperimentare un nuovo software per valorizzare tali legami: Samira, anche per la condivisione di liste di autorità, per trovare e identificare libri e oggetti e per passare dal libro all’oggetto e viceversa, quindi per navigare in un mondo. La Biblioteca di un museo è prevalentemente rivolta ad un pubblico specializzato, necessita di formule particolari poiché è funzionale al Museo, entrambi i mondi sono contenitori funzionali alle collezioni.
Ma la storia dei tre mondi ha una origine comune: dalla Biblioteca di Alessandria, come da testimonianza di Strabone, riportata anche da Diderot per l’ Encyclopedie “Della reggia fa parte il Museo,” Museo e Biblioteca” e dunque non si trattava soltanto della raccolta di opere e di testi e della loro conservazione ma, piuttosto, dell’attività ufficiale di un collegio di dotti finanziato dal re, che aveva l’obbligo di operare ricerche per il progresso delle scienze, Museo e Biblioteca quindi, “luogo di cura dell’anima”. Loretta Paro ripercorre la storia comune che ha legato Biblioteca e Museo, come luoghi integrati di studio per una comunità attiva, il riferimento va alle attigue sale per esperimenti anatomici e alla cura di orti botanici, luoghi non dissimili ai nostri Musei universitari. Luoghi dedicati al connubio tra arte e lettura. Si ricorda che la Colonna Traiana, che narra tramite immagini, fu eretta al centro del cortile delle due biblioteche del Foro di Traiano, Biblioteche a loro volta interne ai Bagni pubblici. Ed oltre l’epoca romana, passando per i manoscritti miniati, ancora arte e parola non disgiunte e poi ancora oltre, dagli studioli di meraviglie del 500 ai lasciti costitutivi della biblioteca di Oxford, libri e medaglie, libri e oggetti: biblioteche e musei non sono mondi separati, e la valorizzazione del contenuto è la missione condivisa da entrambi. Paro ricorda infine lo spirito del reference secondo Ranghanathan “”Il servizio di reference è la ragione primaria e il culmine di tutte le pratiche della biblioteca. Le sue varietà, il loro che cosa, perché e come, la loro preparazione, le varietà dei materiali bibliografici e di consultazione, e l’organizzazione del tempo del personale in relazione ad esse: tutto ciò discende dalle Cinque Leggi…” Secondo questa visione, estesa dalla biblioteca ai mondi dedicati alla cura e alla trasmissione di un patrimonio culturale il reference è “servizio” ma principalmente esperienza: siamo noi con la nostra esperienza.
Le parole di Loretta delineano una precisa linea etica: – “Il servizio di reference è relazione, è mediazione umana. Il bibliotecario addetto al reference è un compagno di viaggio del lettore che camminando assieme al lettore condivide con lui esperienza ed emozioni senza sovrapporsi a lui, senza interferire con il suo modo di vivere. Un compagno di viaggio che ha fatto una esperienza diversa dal lettore, non è mai superiore ad esso, anzi da esso può imparare, perchè ogni lettore ha una storia particolare. E la particolare situazione delle mediazione umana, della relazione con l’utente che ti sta di fronte che a mio avviso accomuna il bibliotecario addetto al reference con una guida di un museo o con un archivista che si occupa del “servizio al pubblico”.
Katia Alboresi