“L’archeologo è il migliore dei mariti:
più invecchi più ti trova interessante“
Agatha Christie è diventata particolarmente famosa presso gli archeologi perché pare aver commentato con queste parole la sua unione in matrimonio con il secondo marito, Max Mallowan, archeologo orientalista, ovvero esperto di Vicino Oriente. La battuta è dovuta al fatto che Mallowan è molto più giovane di lei, quindi lei, con l’umorismo British che la contraddistingue fa ironia su di sé in maniera sottile ed elegante.
Chi è Max Mallowan, il marito di Agatha Christie
Interessante notare come, fuori dall’ambiente archeologico vicino-orientale, il nome di Max Mallowan sia noto solo in relazione ad Agatha Christie. In realtà Max Mallowan fu archeologo orientalista che a cavallo della seconda guerra mondiale condusse ricerche archeologiche importanti nei territori dell’attuale Siria. In particolare dopo la guerra lavorò in Iraq, a Nimrud in qualità di direttore della British School of archaeology in Iraq (erede, in qualche modo, qualche decennio dopo, di Gertrude Bell, che nel 1926 aveva fondato il Museo Archeologico Nazionale di Baghdad).
Chi non si occupa o non ha mai approfondito gli scavi di Nimrud e nel Vicino Oriente in generale, però può aver incontrato Max Mallowan in un racconto di Agatha Christie, dal titolo tutt’altro che archeologico: “Viaggiare è il mio peccato“, che lei stessa definisce, nella dedica al libro, una “cronaca vagabonda”
Agatha Christie, Max Mallowan e “Viaggiare è il mio peccato”
Agatha Christie si ritrova ad accompagnare il suo marito archeologo sul campo in Medio Oriente, in Siria a caccia di “tell” ovvero di collinette che di fatto sono l’evidenza di insediamenti antichi. Agatha Christie, lungi dal parlare di archeologia, la fa entrare dalla finestra, ma col suo stile, tra l’ironico british e il suo personale punto di vista.
Di fatto Agatha Christie è un’aiutante infaticabile per il marito. Soprattutto, non si perde d’animo in condizioni di vita e igieniche decisamente diverse da quelle di Londra, ma anzi vive tutto col giusto spirito dell’avventura, pur ironizzando su certi aspetti decisamente aspri del cantiere di scavo archeologico.
L’humour che contraddistingue il racconto di viaggio, Viaggiare è il mio peccato, ci trasporta nella vita quotidiana di una signora inglese che si ritrova ad accompagnare il marito in situazioni al limite della decenza intesa come pulizia, decoro, comodità. Ma dal racconto di viaggio i problemi legati a queste situazioni non traspaiono se non mediate dall’humour della nostra scrittrice di viaggi preferita.
Del resto, il viaggio di Agatha Christie e Max Mallowan verso la Siria passa per l’Orient Express. E non occorre che richiami alla mente “Assassinio sull’Orient Express” per dirvi dove e come la più grande scrittrice di gialli di tutti i tempi abbia tratto ispirazione.
“Viaggiare è il mio peccato”: un racconto di viaggi di Agatha Christie
In “Viaggiare è il mio peccato” Agatha Christie racconta il suo viaggio al seguito del marito. Lui archeologo di chiara fama e lei curiosa per natura, esponente della ricca borghesia, ma soprattutto scrittrice di chiara fama.
Evidentemente si trovano. Lo spirito dell’avventura, che la signora della ricca borghesia british sognava, diventa realtà nel momento in cui il marito archeologo le chiede di accompagnarlo in Siria e Iraq. Perché per l’epoca (anni ’30 e poi dopo la II Guerra Mondiale) non è così scontato che una moglie segua il marito nelle sue avventure fuorisede. Non è così scontato che un marito chieda alla moglie di seguirlo e si affidi a lei per governare le questioni logistiche. Lei nel corso del racconto di viaggio ci scherza su, sottolinea le difficoltà, ma alla fine vince lo spirito di avventura, vince la consapevolezza di aver vissuto un’esperienza.
Leggere Viaggiare il mio peccato di Agatha Christie significa viaggiare con lei prima di tutto attraverso l’Europa degli anni Trenta, viaggiare su quel treno delle meraviglie che era e che è nell’immaginario collettivo l’Orient Express, infine immergersi nella vita da campo, piena di limitazioni, di sacrifici per una donna da sempre abituata a vivere nelle comodità. Ne ricaviamo un racconto fresco, personale, documentario allo stesso tempo, nutrito dalla sagacia e dal senso dell’umorismo di Agatha Christie la quale ci racconta, attraverso le pagine del suo libro, gli scavi, la vita quotidiana sottesa ad essi, l’atmosfera cosmopolita, anche se ridotta, che si respirava durante quel viaggio.