#invasionidigitali

Si sono mosse nell’ombra per tutto marzo. Giorno dopo giorno Fabrizio Todisco, l’ideatore, in collaborazione con la Rete di travel blogger italiani di #iofacciorete, Officina turistica, Instagramers e l’Associazione Nazionale Piccoli Musei ha coinvolto bloggers, instagramers, twitteri di tutta Italia per creare, nella settimana dal 20 al 28 aprile, una serie di eventi in cui possano coniugarsi la cultura e la socialità, rivolti alla diffusione e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale italiano attraverso l’utilizzo di internet e dei social media. E così le invasioni digitali sono state lanciate.

#invasionidigitali, invasioni digitali, musei e social media

L’obiettivo è quello di diffondere la cultura dell’utilizzo di internet e dei social media per la promozione, diffusione e fruizione del nostro patrimonio culturale. Tutti sono chiamati in prima persona a organizzare un’invasione o partecipare ad essa, in un luogo di cultura su suolo italiano, che si tratti di musei, parchi, aree archeologiche, pinacoteche e monumenti.

Non credo che la scelta del 20-28 aprile sia casuale: gli scorsi anni in questa settimana si svolgeva la Settimana della Cultura promossa dal MiBAC, che quest’anno non si terrà, o quantomeno è stata rimandata. Ancora meglio, allora: è la cittadinanza attiva che si prende i propri spazi, spazi che le appartengono, perché il Patrimonio Culturale è di tutti e la sua conoscenza e condivisione è presupposto necessario per il suo riconoscimento da parte della comunità.

Abbiamo dunque alcuni dati importanti di cui tenere conto:

1) le #invasionidigitali partono dal basso, da un’idea di una persona che conosce altre persone che fanno rete con altre persone ancora, che a loro volta diffondono la notizia e spargono la voce, in perfetto clima 2.0

2) il carattere “social” dell’iniziativa e il suo formarsi e diffondersi principalmente tra il pubblico della rete fa sì che le #invasionidigitali saranno partecipate principalmente da una categoria di utenti della cultura che non è attratta dall’idea di museo come contenitore chiuso e immobile, immagine che danno di sé ancora troppi musei italiani.

3) musei&Co. hanno tutto da guadagnare da un evento di questo tipo, proprio perché possono aprire le loro porte ad un pubblico diverso, interessato in quanto partecipativo. E’ l’idea stessa di fruizione della cultura che cambia, in quanto cambiano i termini della questione: non è tanto il museo che offre il suo “prodotto”, quanto il pubblico che decide come prenderlo e come usufruirne. Il museo può avere tanto da imparare da un evento del genere. Ho già scritto altrove a proposito di Instagram che se i musei/mostre/fondazioni/parchi/aree_archeologiche/giardini/ville/devo_andare_avanti?/ecc si fanno furbi riescono ad attirare una fetta di pubblico che rischierebbe di non essere altrimenti attratta… Non solo, ma è lo stesso pubblico che lo chiede: fin da quando, nel corso della visita al museo, i visitatori chiedono informazioni agli assistenti alla vigilanza, o commentano con essi l’allestimento o simili, ciò che li spinge è un’inedita volontà di stabilire una forma di relazione con la “vita” stessa degli istituti museali (non sono io che lo dico, ma Ludovico Solima come risultato dell’ultimo sondaggio che ha condotto sul pubblico dei musei statali: “Il museo in ascolto“). Fruizione come partecipazione e partecipazione come condivisione. Come avrei voluto dire l’altro giorno al mio capo: è il web 2.0, bellezza!

A tal proposito sarebbe bello, e qui mi rivolgo sia a Fabrizio Todisco che a Caterina Pisu, sua partner in quest’impresa, se si potessero raccogliere delle statistiche sui partecipanti, trasformare questa settimana di eventi in un’occasione di studio sociologico: chi ha accolto con entusiasmo le invasioni, chi ha partecipato, come ha partecipato, se avrebbe visitato ugualmente un museo tra 25 aprile e 1 maggio (per dire…).

Rimando al sito web delle #invasionidigitali per il manifesto, che invito a sottoscrivere, e per controllare le invasioni che nel frattempo si stanno organizzando da più parti d’Italia.

La cultura è di tutti: partecipa anche tu” era lo slogan della Settimana della Cultura del MiBAC. Quest’anno, che il MiBAC si è tirato da parte, lo slogan è diventato un imperativo. Il messaggio di partenza è stato recepito. E questo non può che essere un segnale positivo.

Infine, e qui chiudo, ringrazio Caterina Pisu che mi ha invitato a partecipare all’iniziativa. Sono stata un po’ in disparte, per la verità, e non so se riuscirò ad organizzare anche io la mia invasione. Ma farò quello che so fare meglio: ne parlerò, spargerò la voce, seguirò il nascere degli eventi e il loro sviluppo con attenzione e interesse. Mi piace il progetto, mi piace l’idea che vi è dietro e la volontà che la spinge. E non starò solo a guardare.

2 pensieri su “#invasionidigitali

  1. Ciao Marina,
    complimenti per il tuo post hai colto nel segno e hai capito subito le motivazioni che sono alla base della nostra idea.
    Per quanto riguarda le statistiche stai tranquilla misureremo tutto… continua ad inviarci idee e suggerimenti la cultura siamo NOI!

    Saluti e Buona Giornata

    Fabrizio

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