Si continua a parlare di noi. Nel bene o nel male siamo, volenti o nolenti, sulla bocca di tutti. Questo l’articolo pubblicato ieri da Repubblica.it:
Cito dal testo alcuni stralci, commentandoli:
“Peccato che, al primo concorso interno, le sale si svuoteranno di nuovo: perché i “vigilantes-dottori” cercheranno di fare una progressione di carriera verso il posto per cui hanno studiato anche dieci anni. Con buona pace dei semplici diplomati, che si sono visti superare al concorso dai candidati super ferrati.”
Naturale, direi: questo concorso è stato il naturale trampolino di lancio e anzi, speriamo che al più presto vi siano delle progressioni perché se qualcuno può storcere il naso a leggere che noi “vigilantes-dottori” come veniamo definiti vogliamo scappare dalle sale per andare a fare qualcosa di più stimolante e adatto alla nostra qualifica, venga a passare una giornata di lavoro in museo a Firenze, e capirà due cose: 1- per la “mole” di lavoro che si deve fare se la possono cavare benissimo da soli; 2- lobotomizzarsi il cervello per 6 ore di fila su una sedia o avanti e indietro per la sala è una tortura cinese peggio della goccia d’acqua per chi sa che potrebbe impiegare meglio il suo tempo.
“turni in sala e sicurezza, tanto che i neoassunti fanno anche un corso per il pronto intervento in caso di incendio.”
Un corso antiincendio? MAGARIIIII!!! E invece no, non se ne parla, non sappiamo come si aziona un estintore, né tantomeno quali sono le uscite di sicurezza. Non sappiamo neanche chi chiamare in caso di emergenza e non sappiamo cosa fare se qualche utente si sente male. La normativa sulla sicurezza l’abbiamo dovuta studiare per il concorso, ma ora pare totalmente disattesa. Sapete qual’è la cosa buffa? Che gli ispettori per la sicurezza vanno a fare i controlli alle ditte edili, private, e fanno loro il culo se non hanno tutto, e dico tutto in regola, ma da noi, nello Stato non ci vengono, e se vengono non dicono bau. Bel modo di lavorare, sì!
La situazione non è rosea. Lo so, abbiamo fatto un concorso da custodi e tale lavoro dobbiamo fare. Ma aldilà del fatto che il nostro ruolo è quello di Assistente alla vigilanza e non di addetto, presupponendo quindi una serie di altre mansioni che non ci vengono fatte fare, resta il problema che non esiste una direttiva chiara da Roma sul ruolo e sulle mansioni da farci ricoprire. La nostra specifica prevede una serie di mansioni che puntualmente vengono disattese. E la cosa più umiliante è che proprio perché non esiste una direttiva siamo alla mercé della più conveniente interpretazione da parte del soprintendente di turno. Così girano le palle ogni volta che, confrontandoci con colleghi in altri musei statali scopriamo che sì, stanno in sala anche loro, ma possono anche fare altro, come ad esempio creare pannelli e attività in vista delle giornate europee del patrimonio che si terranno a giorni.
Questo è tutto, per ora. Arrivederci alla prossima puntata.