A 2025 ormai iniziato, mi piace l’idea di dare uno sguardo all’anno che si è appena concluso prendendo un punto di vista particolare: quello dei nuovi musei archeologici. Il 2024 ha infatti visto la nascita di alcuni musei ex-novo e del completo riallestimento/rinnovamento/ripensamento di musei già esistenti. Del resto, non poteva essere diversamente: l’anno si era aperto con il grande convegno/evento “Allestire l’Archeologia“, segno che i tempi erano (sono) finalmente maturi per pensare e ripensare i musei, sia nell’ottica dei contenuti e delle narrazioni che nell’ottica, strettamente correlata, dell’accessibilità, fisica e cognitiva. Il PNRR, in particolare l’azione coordinata dalla DG Musei per conto del Ministero della cultura, ha dato grande slancio in tal senso, ponendo il tema di riuscire a sfruttare le nuove tecnologie e le nuove sensibilità mettendo il visitatore, e non più le opere, al centro.
Non mi dilungo oltre sui temi – tanti – di quel convegno, che ho già discusso a suo tempo su questo blog: https://generazionediarcheologi.com/2024/03/07/note-a-margine-del-convegno-allestire-larcheologia/. Passo piuttosto a parlare dei musei che sono nati o rinati nel 2024.
Qui di seguito propongo una lista che probabilmente non è esaustiva, ma che comprende senza dubbio gli eventi che più hanno fatto notizia nel panorama nazionale. Con la sola eccezione del Museo della Forma Urbis, che è comunale (Musei in Comune Roma) e del Museo Egizio, che è una Fondazione, gli altri sono tutti musei statali autonomi e non, in ogni caso afferenti alla Direzione Generale Musei del Ministero della cultura.
- 10 gennaio: Museo della Forma Urbis (Parco archeologico del Celio, Roma) – ex novo
- 6 marzo: Museo archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” – riallestimento
- 23 aprile: Museo archeologico dei popoli italici “Amedeo Maiuri” di Veroli (FR) – ex novo
- 10 luglio: Museo Ostiense (Parco archeologico di Ostia antica) – riallestimento
- 26 luglio: Museo archeologico di Capri – L’Isola dei Cesari – ex novo
- 5 ottobre: Museo Egizio di Torino – riallestimento parziale
- 12 novembre: Museo archeologico nazionale di Aquileia – riallestimento parziale
- 16 novembre: Museo archeologico nazionale di Paestum – riallestimento parziale
- 6 dicembre: Antiquarium di Nervia (Ventimiglia, IM) – riallestimento
- 18 dicembre: Museo archeologico nazionale di Sessa Aurunca (CE) – ex novo
I nuovi musei archeologici del 2024: Museo della Forma Urbis (museo ex-novo)
Allestito nell’edificio dell’ex palestra della Gioventù Italiana del Littorio, all’interno di quello che è stato battezzato come Parco del Celio, il Museo della Forma Urbis per la prima volta riunisce tutti i frammenti noti della Forma Urbis ricostruendone la struttura originaria, tenendo soprattutto conto delle proporzioni dovute alle distanze geografiche e topografiche che vengono necessariamente rispettate rispetto all’originale.

La Forma Urbis è la pianta marmorea di età severiana che era appesa su una parete di un’aula del Templum Pacis nel Foro di Vespasiano: era alta 13 m e larga 18, ed era realizzata in 150 lastre di marmo giustapposte le une alle altre, attaccate alla parete retrostante con forti grappe in metallo. Di quelle grappe in metallo sono rimasti i fori, tutti i fori, sulla parete ancora in piedi, perché integrata nel complesso della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, del Templum Pacis ancora visibile sulla destra percorrendo via dei Fori Imperiali in direzione del Colosseo.
La scelta espositiva, non avendo a disposizione una parete tanto ampia quanto quella dell’aula del Templum Pacis, ha necessariamente fatto sì che la pianta marmorea sia stata rimontata su pavimento, cambiando così, rispetto all’originale, il punto di vista: il visitatore non la vede da distante e con lo sguardo verso l’alto, ma al contrario, da molto vicino, letteralmente sotto i propri piedi, il che se da un lato non consente la visione d’insieme, dall’altro consente meglio senz’altro di cogliere i dettagli.
Se a una prima impressione ero rimasta un po’ perplessa da questa scelta, alla fine devo dire che l’ho apprezzata. Così come è apprezzabile la scelta di sovrapporre la Forma Urbis a una pianta di Roma più recente, per far sì che il visitatore possa orientarsi e fare comparazioni tra la città antica e quella (più) moderna. Moderna si fa per dire: la planimetria di comparazione scelta è la celebre Pianta del Nolli, del XVIII secolo che, se da un lato, è un interessante strumento di comparazione, dall’altro non restituisce la città contemporanea, pertanto rischia di essere (ed è) di difficile lettura per chi non conosca benissimo la topografia di Roma e la storia urbanistica della città.
In ogni caso il Museo della Forma Urbis colma una lacuna e restituisce alla comunità un oggetto davvero unico, singolare, fondamentale per lo studio dell’urbanistica di Roma antica: una descrizione di Roma all’inizio del III secolo d.C. nei cui dettagli è divertente perdersi, così com’è divertente provare a indovinare i monumenti e a collocarli nella città contemporanea, o meglio del Settecento e poi, con salto logico, contemporanea.
Non mi dilungo oltre. Ho parlato del Museo della Forma Urbis in un podcast specifico sul canale “Generazione di Archeologi” su Loquis. Qui il link: https://www.loquis.com/it/loquis/3745810/Il+Museo+della+Forma+Urbis
I nuovi musei archeologici del 2024: il Museo archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” (riallestimento totale)
Il Museo archeologico di Stabiae (Parco archeologico di Pompei), dal 2020 ospitato nella Reggia di Quisisana, vede un allestimento ripensato e ampliato della sua collezione, relativa per l’appunto al territorio dell’antica Stabiae. Le sale espositive sono duplicate, per un totale di 507 reperti esposti tra dipinti murali, arredi marmorei, suppellettili in ceramica e bronzo. Inoltre sono aperti al pubblico anche i depositi, non più solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca.

Il percorso di visita è stato ampliato con l’introduzione di nuovi reperti restaurati mentre quello esistente è stato rivisitato alla luce dell’introduzione delle nuove tecnologie, di apparati multimediali e didattici. Per la prima volta gli allestimenti mettono insieme gli apparati decorativi delle ville marittime rinvenute sulla collina di Varano durante gli scavi di età borbonica e quelli scoperti da Libero D’Orsi a partire dal 1950. L’allestimento che vede riuniti, dopo oltre 250 anni, i reperti stabiesi conservati al MANN e quelli rinvenuti da D’Orsi.
Come dicevo, è dato ampio spazio alla multimedialità, grazie a 6 dispositivi che raccontano, attraverso modalità immersive e partecipative, le forti relazioni tra la città antica e quella contemporanea. Sono affrontarti temi quali le relazioni tra l’antica Stabiae e il suo ager, ma anche la storia della città, che fu conquistata e devastata nel corso della Guerra Sociale dalle truppe di Silla, come punizione per essere passata dalla parte dei ribelli italici, che riprese poi vita come pagus di Nocera e che divenne sede di importanti e prestigiose ville marittime, prima di essere distrutta dall’eruzione del 79 d.C.; tuttavia, a differenza di Pompei ed Ercolano la città rinacque nel 92 d.C. continuando ad essere sede di una statio della flotta di Miseno. Un diario multimediale letto dalla voce di Libero D’Orsi, cui è intitolato il museo, racconta la storia degli Scavi. Gli allestimenti evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano. Il paesaggio che era godibile in età pre 79 d.C. è stato riscostruito fedelmente sul fondo della sala, spogliandolo di tutte le costruzioni contemporanee e riproponendolo in una proiezione dinamica che cambia nell’arco delle 24 ore della giornata.
Il nuovo concept del museo è fortemente orientato a mettere in risalto le connessioni che l’antica Stabiae seppe creare con le risorse del suo ager (territorio) circostante, corrispondente oggi ai comuni di S. Antonio Abate, Santa Maria La Carità, Gragnano, Casola, Pimonte. Un ricco e variegato territorio che, in epoca romana, fu connotato dall’impianto di interessanti complessi residenziali e produttivi nel rispetto della vocazione di ciascun fondo agricolo. Contesti poco conosciuti dalla comunità che il Museo intende valorizzare e raccontare nella sua specificità.

In questo caso dunque il nuovo allestimento vuole dare forte attenzione alle connessioni territoriali, diventando un museo del territorio antico, in questo senso andando a colmare una lacuna ladove le narrazioni museali sono finora sempre state fortemente incentrate sui centri urbani, primo tra tutti Pompei.
I nuovi musei archeologici del 2024: il Museo archeologico dei popoli italici “Amedeo Maiuri” di Veroli (FR) (museo ex-novo)
Il Museo archeologico dei popoli italici “Amedeo Maiuri” di Veroli nasce innanzitutto come mostra temporanea nel dicembre 2023, una sorta di allestimento “prova generale” di un’esposizione permanente del museo. La mostra “Antichi popoli italici: gli Ernici, i Volsci e gli altri” conteneva già di fatto ciò che si propone il Museo: dare voce ai popoli italici diversi da Roma che pur vivevano sull’Appennino e nell’Italia Centrale, ma le cui culture furono fagocitate all’atto della conquista e della successiva romanizzazione. Testimonianze materiali e archeologiche non mancano nel territorio, ma spesso si tratta di reperti e contesti finora confinati nei magazzini del Museo Nazionale Romano o in piccoli musei locali. Il Museo di Veroli le vuole riunire insieme in una narrazione diversa, dunque, che dia il giusto valore a popoli italici ingiustamente lasciati in silenzio anche dalle scelte museografiche che nel corso del tempo e finora hanno preferito sempre e comunque Roma.

La mostra è stata l’occasione quini per recuperare materiali portati alla luce nel corso di interventi di tutela condotti negli ultimi decenni nel territorio e finora inediti, mettendoli a confronto con scavi già noti e rappresentativi delle dinamiche di frequentazione del Lazio meridionale. Il percorso espositivo si sviluppa per otto sale, dedicate alla storia di Ernici, Volsci, Latini e delle altre comunità locali nei secoli precedenti alle guerre contro Roma (dal 900 al 300 a.C. circa). Queste popolazioni sono rappresentate dai materiali restituiti dai santuari, dalle tombe e dagli abitati, che testimoniano inaspettate somiglianze reciproche nei gusti, nei modi di vivere, di seppellire i morti e di pensare al sacro. Una particolare attenzione è stata dedicata al tema delle forme insediative, allestendo una suggestiva evocazione di una struttura abitativa, a cui sono associati materiali d’uso comune, finora poco noti, dal villaggio di Via Landolfi a Frosinone. Una sezione della mostra, infine, è dedicata all’esposizione di pregevoli materiali etruschi e laziali, coevi a quelli provenienti dal territorio, recuperati negli Stati Uniti grazie all’azione dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale.
La mostra sarà aperta ancora fino a fine gennaio 2025. Pochi giorni fa comunque ha inaugurato una nuova sezione espositiva: “Poeta dell’archeologia. Amedeo Maiuri tra Lazio e Campania”. Maiuri, che ha legato il suo nome principalmente agli scavi di Pompei, nacque infatti proprio a Veroli.
I nuovi musei archeologici del 2024: il Museo Ostiense (riallestimento totale)
Chiuso nel 2020 contestualmente alla pandemia, il riallestimento del Museo Ostiense è stato l’occasione per adeguare dal punto di vista strutturale l’intero edificio che lo ospita, il Casone del Sale all’interno degli Scavi di Ostia antica. Allo stesso tempo è stato ripensato completamente l’allestimento del Museo, che rispetto al passato racconta in maniera più chiara e accessibile la storia di Ostia.

Il vecchio allestimento del Museo Ostiense – che, salvo pochi minimi interventi qua e là era immutato dal 1962 – non seguiva un particolare filo logico, con la sola eccezione della sala dedicata ai culti orientali e poco altro: era più che altro un’esposizione che seguiva criteri di carattere tipologico: i ritratti, i sarcofagi, le statue. L’allestimento col quale si presenta invece oggi è un vero e proprio racconto, che prende il visitatore per mano e lo porta a scoprire, attraverso le opere, vari aspetti della vita di Ostia, in una sorta di completamento della visita alla città vera e propria, riconnettendo gli oggetti esposti ai contesti urbani, infrastrutturali e funerari di pertinenza. Questo avviene anche grazie all’apporto di contenuti multimediali, in particolare video e touchscreen sui quali si possono scorrere fotografie storiche che mostrano i contesti di provenienza delle opere, il loro rinvenimento o la storia degli scavi, nel caso degli edifici.
Non sto qui a dilungarmi nella descrizione del percorso espositivo, che si sviluppa come un vero e proprio racconto, nel quale le Sale sono i capitoli: ho parlato ampliamente del Museo Ostiense sia sul canale Loquis “Generazione di archeologi” a questo podcast: https://www.loquis.com/it/loquis/6027764/Il+Museo+Ostiense che in una puntata del podcast “Fan – Figlie di un’archeologia narrata” a cura di Stefania Berutti e Giovina Caldarola: https://open.spotify.com/episode/1bq99PcRoItd9HyaCfiJrD?si=z7bf0xV9Sqa3ZnpnznTCsg
I nuovi musei archeologici del 2024: il Museo archeologico di Capri – L’Isola dei Cesari (museo ex-novo)
La Certosa di San Giacomo a Capri ospita un museo dedicato a due frequentatori e residenti illustri dell’isola in età romana: gli imperatori Ottaviano Augusto e Tiberio. Il percorso espositivo si snoda tra una serie di materiali e di reperti provenienti da Capri e dal territorio campano più prossimo, dal MANN di Napoli, da Pompei ed Ercolano.
Il museo racconta la storia dell’isola nel momento del suo massimo splendore, all’epoca dei due primi imperatori, attraverso 120 oggetti e opere d’arte in un percorso di 8 sale, tra sculture in marmo, affreschi, ricco vasellame da mensa in ceramica e argento, elementi architettonici. Cuore dell’esposizione i reperti rinvenuti sull’isola, finora conservati nei depositi della stessa Certosa e del Museo archeologico nazionale di Napoli, adesso finalmente riuniti e fruibili da parte del pubblico. Il racconto museale è arricchito inoltre da numerosi oggetti della stessa epoca, provenienti perlopiù da area campana e finora custoditi nei depositi del Parco archeologico dei Campi Flegrei, del Parco archeologico di Paestum e Velia, del Parco archeologico di Ostia Antica (busto di Scilla), nonché recuperati da recenti sequestri condotti dal Nucleo Tutela dei Carabinieri. Fra questi ultimi spiccano tre bellissime coppe in argento rientrate dagli Stati Uniti e un suggestivo affresco proveniente dall’area vesuviana che riproduce un tempio.

Nel segno dell’accessibilità sono stati progettati dei supporti multimediali, fra cui uno schermo touchscreen che, partendo da un modello tridimensionale dell’isola, permette di esplorare le dodici ville imperiali ricordate dalle fonti antiche e di ripercorrerne la storia, lo scavo e in alcuni casi la fortuna nelle arti. L’intero allestimento è stato pensato per mettere in evidenza il rapporto continuo e simbiotico con il mare, l’elemento per eccellenza che definisce Capri, e che è visibile da ogni sala del museo fino addirittura a diventare un elemento che con la linea dell’orizzonte definisce l’esposizione dei reperti.
I nuovi musei archeologici del 2024: il Museo Egizio di Torino (riallestimento parziale)
In occasione del bicentenario del Museo, che è caduto nel 2024, è stata aperta al pubblico una nuova sezione espositiva permanente, dal titolo “Materia. Forma del Tempo” che ha lo scopo di approfondire la conoscenza della cultura materiale degli Egizi dal punto di vista non tanto delle tipologie di materiali, ma soprattutto dal punto di vista delle tecniche di produzione. Un percorso espositivo che si snoda per circa 700 metri quadrati distribuiti tra piano terreno e ipogeo, e che è frutto di un’approfondita ricerca interdisciplinare e che sfrutta sistemi di comunicazione integrata, anche digitali (tra cui il videomapping) per meglio illustrare i pigmenti e il loro utilizzo, i processi artigianali nella produzione ceramica e nella scultura lapidea, focalizzandosi perciò non solo sulla storia degli oggetti, ma ponendo una riflessione sui processi creativi e sulle competenze che ne hanno reso possibile la realizzazione, con l’ausilio di moderne tecnologie digitali.

Non è questo l’unico intervento di riallestimento che ha interessato il Museo Egizio: già nel marzo 2024 era stata completata la sezione dedicata a Deir-el-Medina: un contesto unico perché conserva i resti di un intero villaggio, un’area votiva e una necropoli con alcune delle più belle tombe non reali presenti in Egitto ed è particolarmente importante perché è quello che ha fornito le maggiori informazioni sulla vita quotidiana nell’antico Egitto, per questo nel percorso espositivo dell’intero museo, che punta a dare sempre maggiore spazio al racconto della vita quotidiana e della società egizia, è stato importante ripensare questa sezione (la Sala 6). I lavori di riallestimento, tra l’altro, si sono svolti a museo aperto, davanti al pubblico dei visitatori che hanno così potuto vedere da vicino il lavoro di “dietro le quinte” del Museo.
I nuovi musei archeologici del 2024: il Museo archeologico di Aquileia (riallestimento parziale)
L’intervento in questione ha riguardato – in un museo che è già stato rinnovato recentemente, nel 2018 e poi nuovamente nel 2021 – la musealizzazione dei depositi che vanno ad ampliare l’offerta espositiva in maniera esponenziale. I nuovi spazi, ora aperti alla pubblica fruizione, restituiscono un’esclusiva visione del patrimonio archeologico di una delle più importanti città dell’Impero romano, contribuendo in modo significativo ad arricchire l’immenso patrimonio storico e archeologico di Aquileia. Il progetto segna anche una svolta nella gestione e valorizzazione delle collezioni, garantendo la conservazione ottimale di migliaia di manufatti che per la prima volta sono visibili, diventando parte dell’ampliato percorso museale.

Il progetto ha riguardato il restauro architettonico e impiantistico e il completo riallestimento dei cosiddetti “Grandi magazzini”, costruiti negli anni Cinquanta del ‘900 all’interno del caratteristico sistema di gallerie porticate del complesso aquileiese e parzialmente integrati fin dall’origine, secondo una visione al tempo pionieristica, nel percorso di visita permanente. Le diverse istanze della conservazione, della catalogazione e dell’archiviazione delle migliaia di reperti qui conservati, e prima non esposti al pubblico, hanno dovuto dialogare e coesistere con le mutate necessità di fruizione, comunicazione e accessibilità di una considerevole parte della collezione.
Una delle linee guida della progettazione è stata quella di rendere gli ambienti versatili e adattabili a diverse modalità di fruizione, creando uno “spazio misto” da utilizzare anche per le esposizioni temporanee. A questo scopo contribuisce in modo efficace e innovativo uno studiato sistema illuminotecnico, progettato non solo per mettere in risalto i reperti ma anche per definire scenari differenti, funzionali al diverso utilizzo degli spazi.
La riorganizzazione dei depositi segna una svolta nella valorizzazione della collezione, garantendone ottimali modalità di gestione e conservazione e mettendo finalmente a disposizione di studiosi e addetti ai lavori spazi e strumenti adeguati allo studio e la cura delle migliaia di reperti che la compongono.
I nuovi musei archeologici del 2024: il Museo archeologico di Paestum (riallestimento parziale)
Il Museo archeologico di Paestum è stato impegnato in un lungo processo di riallestimento che ha portato nel 2023 all’inaugurazione della sezione “Preistoria e Protostoria” al piano interrato, e che si è completata a metà novembre del 2024 con l’inaugurazione della la nuova sezione del Museo Archeologico Nazionale “Paestum: dalla città romana a oggi”, intitolata all’archeologo Mario Torelli a 25 anni dal primo allestimento da lui curato.
La sezione ripercorre la storia di Paestum dalla fondazione della colonia latina del 273 a.C. al Medioevo. Le vecchie e nuove forme della religiosità, gli spazi pubblici e privati, i grandi protagonisti e la vita quotidiana della città prendono vita in uno spazio completamente riallestito, con l’esposizione anche di reperti inediti.

Il percorso prosegue con l’esposizione di incisioni e acquerelli appartenenti alla collezione della Fondazione Giambattista Vico, che testimoniano la “riscoperta” del sito avvenuta dalla metà del ‘700 con i viaggi del Grand Tour. Documenti e fotografie del XX secolo raccontano, infine, l’avvio di una lunga stagione di scavi, studi e ricerche che proseguono tutt’oggi nel segno della tutela e della valorizzazione.
In questo modo è completo il riallestimento totale del Museo che ripropone idealmente la sequenza stratigrafica di uno scavo archeologico, dal basso verso l’alto e dal più antico al più recente, ricostruendo dapprima la Preistoria e la Protostoria del territorio (Sezione “Preistoria e Protostoria” al piano seminterrato), poi l’evoluzione della città di Poseidonia in età greca e lucana (Sezione “La città greco-lucana” al piano terra e al primo piano) e le trasformazioni avvenute a Paestum in età romana, tardoantica, medievale e moderna fino alla “riscoperta” del sito nel XVIII secolo e ai più recenti sviluppi degli studi e della ricerca archeologica (Sezione “Paestum: dalla città romana a oggi” al secondo piano). Rientra nel nuovo allestimento anche una sezione interamente dedicata alla visita dei depositi (Sezione “Oltre il museo” al piano seminterrato).
I nuovi musei archeologici del 2024: l’Antiquarium di Nervia (Ventimiglia, IM) (riallestimento totale)
Alla porta occidentale d’Italia fin dall’età romana c’era una città di confine: Albintimilium. L’ultima città della Regio IX Liguria secondo l’ordinamento augusteo si estendeva a occidente del torrente Nervia, stretta tra esso, il mare a sud e l’alta falesia a nord. Gli scavi della città romana sono avviati già nella seconda metà dell’Ottocento, proseguono nella prima metà del Novecento e godono una fortunata stagione sotto la guida di Nino Lamboglia che qui sperimenta il suo metodo di scavo concepito per livelli databili sulla base della ceramica rinvenuta in strato. Sugli scavi di Ventimiglia si viene a formare, per citare lo studente più eccellente, Andrea Carandini che farà dell’adozione del metodo stratigrafico una vera rivoluzione epocale nel modo di fare archeologia dagli anni ’70 in avanti.
A raccontare la città antica di Albintimilium un piccolo Antiquarium, che si imposta sulle terme urbane e che include nel percorso di visita anche l’attiguo teatro, separato oggi dal passaggio della SS 1 Aurelia, è stato recentemente ripensato nella sua impostazione espositiva, grazie all’impiego di fondi PNRR appositamente dedicati a interventi in materia di accessibilità.
Se in molti casi i fondi PNRR dispensati dal Ministero della cultura – DG Musei per i musei statali sono stati impiegati per opere di adeguamento strutturale in vista dell’accessibilità fisica, in questo caso il progetto ha riguardato esclusivamente interventi di accessibilità cognitiva, nel senso più ampio del termine: un racconto che parli davvero a tutti, dai bambini delle scuole elementari – da sempre i maggiori fruitori dell’Antiquarium – a ogni tipo di pubblico adulto, che sia anziano, che abbia o meno un titolo di studio o un interesse specifico per l’archeologia e per l’archeologia del territorio nello specifico.

Il racconto dunque si sviluppa su due livelli, uno di carattere generale che vuole inserire Albintimilium nel contesto della cultura e della società romana più ampia, l’altro più specifico che racconta la storia di Albintimilium attraverso i reperti più significativi, provenienti principalmente da contesti funerari e dal teatro (interessato peraltro in anni recenti da un importante intervento di restauro). I reperti nelle vetrine sono illustrati da didascalie e da pannelli che – in ossequio alle linee guida in materia di scrittura di apparati didattici diramate nel 2017 dalla DG Musei e ampliate nel 2019 – mantiene sempre almeno due livelli di approfondimento dei testi.
Alla comunicazione di tipo analogico, in Antiquarium per la prima volta fa il suo ingresso il digitale, attraverso alcune soluzioni diversificate. Qui ne richiamo solo due, che mi sembrano le più significative. Innanzitutto il monetiere virtuale, un touchscreen nel quale, oltre ad avere la descrizione delle monete rinvenute ad Albintimilium, si propone un interessante approfondimento sul potere d’acquisto che queste monete avevano nell’antichità: cosa si poteva acquistare con un denario in età augustea? e successivamente? E con un solido? Questa è oggettivamente una domanda che in molti visitatori si fanno, cioè a cosa corrispondesse il valore delle monete antiche, per avere un’idea del valore rapportato al presente. E con un touchscreen semplice ma efficace, e dietro al quale c’è stato un approfondito lavoro di ricerca, questa curiosità viene finalmente esaudita.

L’altro dispositivo multimediale è la vetrina interattiva nella quale è esposto il coltellino multiuso in argento, un oggetto peculiare, quasi unico nel mondo romano, uno strumento da viaggio composto da forchetta, colino, coltello, e altri piccoli strumenti rinvenuto in una tomba della necropoli occidentale di Nervia e reso finalmente in grado di comunicare tutta la sua complessità in maniera semplice. Stesso dispositivo è utilizzato per valorizzare il piccolo pendente-amuleto in oro che proviene dallo scavo delle Terme e che si data dubitativamente al IV secolo d.C., anch’esso oggetto piuttosto raro e unico in Liguria.
I nuovi musei archeologici del 2024: Museo archeologico nazionale di Sessa Aurunca (museo ex-novo)
L’ultimo arrivato nella squadra dei Musei Italiani è il Museo allestito nel Castello Ducale di Sessa Aurunca. Non solo, ma è l’ennesimo museo della Campania, nuovo o rinnovato che sia, a riprova dell’importanza strategica di uno sviluppo in senso culturale del turismo nella regione, nonché di decentralizzazione dei flussi turistici da Napoli e Pompei (e Reggia di Caserta). Dal punto di vista socioculturale, è invece importante restituire a territori non centrali una loro identità che passi per l’appunto per il racconto delle loro storie più antiche. Il museo diventa così – o almeno questa dovrebbe essere la sua aspirazione, non così semplice da mettere in pratica – un presidio culturale in grado di generare conoscenza e partecipazione delle comunità. Infatti si tratta del primo museo archeologico per la città e si connota per la sua dimensione territoriale, raccontando l’ampio territorio comprendente la Campania oltre il Volturno e il basso Lazio, tra le montagne di Treglia e la costa di Mondragone, fino ad Aquino e al promontorio del Circeo. Il museo ricostruisce dunque la storia del territorio popolato dagli Ausoni-Aurunci, dalle origini nell’età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), fino alla fondazione delle colonie latine di Suessa e Minturnae dopo la conquista romana del 313 a.C. Di nuovo, come nel caso del nuovo museo di Veroli, viene data attenzione ai popoli preromani, andando a restituire un capitolo di storia decisamente poco noto alla popolazione locale stessa. E questo nuovo racconto è senz’altro apprezzabile.

Progettato in un’ottica di inclusione e accessibilità totale, il museo, finanziato con fondi PNRR, si avvale anche di soluzioni tecnologiche innovative che offrono una lettura completa ed esaustiva delle straordinarie testimonianze archeologiche del territorio, rivolgendosi a un pubblico quanto più possibile ampio. Il percorso museale è infatti integrato da installazioni interattive e postazioni tattili, con contenuti personalizzabili e accessibili in modalità diverse, che rendono l’allestimento inclusivo e accessibile a tutti i pubblici. Le installazioni tattili rendono il patrimonio archeologico fruibile anche ai visitatori non vedenti, offrendo una lettura diretta dei temi delle varie sezioni, come l’abitato, i santuari ausoni, gli spostamenti collettivi, le necropoli e il teatro di Suessa. Le stazioni interattive di approfondimento, invece, guidano il visitatore nell’esplorazione dell’evoluzione del territorio, sia nel periodo preromano che in quello successivo alla conquista romana.







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