Ho letto Il primo giorno di Marc Levy. Appena uscito (stampato a Gennaio 2010), l’ho subito preso (in biblioteca naturalmente) incuriosita dalla trama, il cui inizio suona all’incirca così:
“Una paleontologa e un astronomo si incontrano” …
Oh, ecco il best seller che cercavo, ecco un romanzo che tirerà fuori qualche idea strampalata sull’origine dell’uomo (quale, la potete immaginare) con la pretesa, magari, di convincere i lettori che non si tratti di un’idea così peregrina! Bene bene, me lo voglio proprio gustare!
E invece… somma delusione.
Innanzitutto Il primo giorno è l’inconcludente Capitolo 1 di una saga di cui in Francia è già stato pubblicato il secondo, e spero ultimo, volume. Come tale non conclude niente, non ci dice nulla di rilevante e di fantasmagorico sulla tanto discussa origine dell’uomo (o della vita? Ad un tratto le due cose si confondono…). Mi aspettavo una storia ben congegnata, documentata, un’idea che avrebbe fatto parlare di sé come a suo tempo Dan Brown col sul Codice Da Vinci. Ci speravo. Volevo un dibattito tra lettori che, abituati a Voyager e alla nuova rivista Archeomisteri, fossero pronti a sposare la teoria di un romanziere così come a suo tempo abbracciarono la tesi di Dan Brown buttando al vento 2000 anni di catechismo.
Levy invece è più interessato a costruire una storia di spionaggio (e ci riesce anche abbastanza bene) tanto che, almeno a questo punto della vicenda, sembra quasi che l’avventura di paleontologa + astronomo (che di per sé potrebbe ispirare più di un romanzo fantarcheologico) sia solo una scusa per giustificare il gioco di spie.
Che posso fare? Attenderò l’uscita del Vol. 2 in Italia, La prima notte, naturalmente in biblioteca, sperando che almeno in questo capitolo ci sia la spiegazione tanto paventata dell’origine dell’uomo. Ci sia, insomma, qualcosa di cui sparlare.






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